Slovenia no al congresso pr

Slovenia: no al congresso pr I radicali dovranno scegliere un altro Paese per le assise Slovenia: no al congresso pr II progetto di un'assemblea transnazionale respinto dalle autorità jugoslave - La delusione attenuata dall'invito della Gioventù socialista a proseguire i lavori del Consiglio a Bophinj TRIESTE — Da questa sera il Consiglio federale del partito radicale continuerà i suoi lavon a Bophinj. nota località turistica della Slovenia igià riserva di caccia del maresciallo Tito): l'invito è partito da una delegazione di tre giovani della presidenza dell'Alleanza della gioventù so'cialista della Slovenia. Uno dei tre, Zoran Theler, responsabile per i rapporti interna. ziouali dell'organizzazione; ha rivolto uh invito ufficiale affinché il Consiglio federale possa continuare i suoi lavori in Slovenia. I vertici del partito si sono immediatamente riuniti per valutare la proposta, che è stata accettata con una risoluzione formale. E' stato anche già deciso che il 6 gennaio, alla conclusione del Consiglio federale, Pannella ed i suoi tengano una conferenza stampa a Lubiana, capitale della Repubblica slovena. Si tratta di un evidente escamotage e di un'altrettanto evidente vittoria diplomatica di Pannella, che supera in questo modo, almeno in parte, lo smacco del rifiuto del governo croato a consentire lo svolgimento del Con¬ gresso a Zagabria. In questo modo, inoltre, i radicali segnano un evidente successo nella affermazione della transnazionalità del loro movimento. E' passato così in seconda linea il tema scottante del Congresso che qualcuno tra i presenti al Consiglio federale sperava ancora si potesse tenere in Slovenia. L'invito della , presidenza «dell'Alleanza, della gioventù socialista, infatti, taglia la testa al toro: la Slovenia, questo il significato sostanziale della proposta, non è disponibile ad accogliere il Congresso radicale. Estremamente arduo, per gli sloveni, sarebbe risultato a questo punto mettersi in profondo disaccordo con i responsabili del governo della Croazia: pur se le varie repubbliche jugoslave sembrano ormai avere imboccato strade tutte divergenti, Slovenia e Croazia, le due entità più -occidentali» del Paese, si son trovate più volte alleate contro la dirigenza belgradese e non possono permettersi di approfondire gli attriti che già le preoccupano. Dello scontato rinvio del Congresso e della scelta della nuova sede (si fanno moltis¬ sime ipotesi che coinvolgono vari Paesi, ma una decisione appare ancora lontana) si parlerà a Bophinj, dove dovrebbe aver luogo anche un confronto con i giovani sloveni: questi vedono nella riunione dei radicali italiani sul loro territorio un'occasione favorevole per approfondire e divulgare i discorsi sul pluralismo democratico^, sulla democrazia di tipo occidentale'; sulla.libertà. I radicali si troveranno di fronte a fermenti per certi aspetti iniziali della vita democratica e saranno nel mirino, quali ospiti, dell'autorità costituita che, pur liberaleggiante, non potrebbe consentire discorsi «estremisti». I lavori del Consiglio federale si sono aperti ieri con una relazione del segretario Sergio Scanzani sulle vicende del mancato Congresso a Zagabria. La storia inizia ai primi di dicembre, quando un. alto funzionario del governo federale di Belgrado rende noto che la legislazione jugoslava non consente ad un partito politico straniero di svolgere i suoi lavori nel Paese: in sostanza, un rifiuto giuridico-legale. Successivamente un por¬ tavoce del governo croato confermava questo indirizzo e, tra l'altro, negava che i radicali avessero già prenotato la sala in cui il Congresso avrebbe dovuto svolgersi. In un comunicato venivano usati toni molto duri ed i radicali italiani erano definiti «speculatori». Vivace la reazione di Pannella, che parlava di metodi illiberali e di atteggiamento contrastante con .gli'; indirizzi prevalenti nell'Europa democratica. Seguiva un «digiuno di dialogo» al quale, secondo fonti radicali, avrebbero aderito circa 600 cittadini italiani e di numerosi altri Paesi, tra cui la Jugoslavia. Il conflitto diplomatico e la difficoltà per ì radicali italiani di concludere dignitosamente la vicenda, sono stati rimossi dall'invito dei giovani sloveni: un'uscita onorevole dall'impasse offerta dalla Jugoslavia «ufficiosa», che attenua la durezza del «no» ad ospitare il Congresso del partito radicale ed evita che l'episodio porti ulteriori elementi di turbativa ed accuse di illiberalità ad un Paese già afflitto da gravi problemi interni e di immagine. r. i.

Persone citate: Pannella, Sergio Scanzani