Leo Gullotta al Colosseo Bramieri-Jannuzzo all' Alfieri

ARRIVA IL TEATRO LEGGERO SPETTACOLI ARRIVA IL TEATRO LEGGERO Leo Gullotta al Colosseo Bramieri-Jannuzzo all'Alfieri IGOROSAMENTE leggero, per le feste. Il teatro torinese si veste di comicità per dare al pubblico momenti di evasione e di divertimento in occasione delle vacanze natalizie. Chi rimane in città può così consolarsi della mancata villeggiatura, e riposare la mente dai consueti affanni seduto in platea, davanti a un sipario aperto. Il Teatro Colosseo ha chiamato sulla scena - dall'8 al 13 gennaio, ore 21 - un personaggio conosciuto dal grande pubblico specialmente per la sua attività televisiva: Leo Gullotta, la signora Leonida Sgorbiolini di Biberon, per intendersi. Quarantaquattro anni, catanese, Gullotta ha iniziato in realtà la carriera in teatro, nello Stabile di Catania a fianco di mostri sacri come Salvo Randone e Turi Ferro. Ha alle spalle anche molti film. All'inizio, commedie all'italiana come «Lo voglio maschio» di Ugo Saitta o «Ride bene... chi ride ultimo» di registi vari. Più recenti, «Café Express», «Mi manda Picone» e «Scugnizzi» di Nanni Loy (il secondo gli è valso un Nastro d'Argento), «Spaghetti House» di Giulio Paradisi, «Il camorrista» nel ruolo del Commissario Iervolino (premiato con il David di Donatello), «Nuovo Cinema Paradiso» e «Stanno tutti bene», primo, secondo e terzo film di Giuseppe Tornatore. Ora, il ritorno a teatro. Con «Vaudeville», sottotitolo «Storia con musiche di un provinciale a Parigi», per la regia di Beppe Navello. «E' un viaggio esilarante nell'opera di Feydeau, Courteline, Labiche, Hennequin e Veber spiega il regista -, in cui si è accompagnati attraverso i trabocchetti comici della Parigi del vaudeville da un personaggio canonico, quasi una maschera, di quel genere teatrale: il goffo provinciale». Nella commedia borghese di intrecci e di situazioni paradossali, la collocazione di personaggi «sbagliati» in situazioni incongrue scatenava l'equivoco, il fraintendimento, e di conseguenza la macchina comica. Uno di questi era proprio lui, l'intruso, lo straniero che arrivava dal Midi o dall'Ovest ugualmente piccolo, timido e scocciante. Gullotta in scena sarà questo: 1'«omino». Colui che non conosce le regole e le disattende con candore, [cr. e] CON un anno di ritardo (lo spettacolo doveva essere rappresentato a Torino il Natale scorso, e poi per l'indisposizione di un protagonista non era andato in scena) il Teatro Alfieri propone per le feste «Gli attori lo fanno sempre» di Terzoli e Vaime, sessantaseiesima fatica della premiata ditta Garinei & Giovannini, commedia musicale prodotta dalla Music 2. Dal 28 dicembre al 13 gennaio (ore 20,45, Stagione «Fiore all'occhiello»), sul palcoscenico di piazza Solferino una coppia di attori di richiamo, Gino Bramieri e Gianfranco Jannuzzo, nei panni di un padre e un figlio che fanno lo stesso, amato, mestiere: l'attore. Nella vita i due si sono visti pochissimo e quasi non si conoscono. Si incontrano perché finiscono a recitare insieme in un varietà dove sono stati scritturati entrambi. Qui il tormentato rapporto generazionale si fa sentire più forte, e padre e figlio si scontrano, con uguale temperamento e brutto carattere, sulla diversa concezione del mestiere e della comicità. Battibecchi, litigate: ma il sangue non mente. I due attori si intenderanno così bene da arrivare a scambiarsi anche i ruoli in scena; e dall'intesa professionale, sboccerà anche l'affetto e la comprensione umana. Ma che ne pensano davvero, i «veri» attori Bramieri e Jannuzzo, della comicità? In una recente intervista, Bramieri parla di chiavi ben precise per far ridere, che rimangono invariate nel tempo: «Imbarazzo, sorpresa, timidezza, meraviglia, esasperazione, ad esempio. Io credo - spiega - che il dovere di un comico sia proporsi in scena come uno specchio». «Al centro della comicità di oggi c'è il linguaggio - sostiene Gianfranco Jannuzzo -. Si ride specialmente della satira di costume, perché ci si può riconoscere e perché si può riconoscere il proprio vicino. E se sei solamente un comico, e non anche un attore comico, non reggi». Doti indispensabili, oltre al talento, per Gino Bramieri «saper digerire la risata. Non farne una droga, insomma». Jannuzzo è d'accordo: «Ci vuole un minimo di umiltà - dice -. Il pubblico può rimanere indifferente di fronte a battute che a noi sembrano meravigliose. E allora bisogna tagliarle. Anche se ci piacciono tanto». [or. e] Leo Cui/oda nello .spettacolo «Vaudeville' in scena al Colosseo. Sotto liramieri ejannuzzo, padre efiglio in «CU attori lo fanno sempre»

Luoghi citati: Catania, Parigi, Torino