«Il coturno e la ciabatta» per fine anno al Carignano
POLI NARRA SAVINIO TEATRO POLI NARRA SAVINIO «Il coturno e la ciabatta» perfine anno al Carignano tacolo di Paolo Poli a Torino. Sono infatti molti anni che l'attore fiorentino sceglie questa piazza per passare il suo Capodanno in palcoscenico. La strenna che Poli propone questa volta si intitola «Il coturno e la ciabatta». Lo spettacolo, che ha debuttato a novembre a Pistoia - e ha toccato poi Milano, Firenze, Modena e Perugia -, approda al Carignano il 27 dicembre e vi rimane fino al 6 gennaio. Tratto da Alberto Savinio, è firmato dallo stesso Poh, che cura anche la regia, con la fedele Ida Omboni; le scene sono di Lele Luzzati, i costumi di Santuzza Cali. La scelta non è casuale. Savinio è autore congeniale, con la sua ironia di cronista colto e graffiante, con il suo spirito di frondista sabotatore, micidiale e divertito. «E' anche un drammaturgo, ma io ho scelto qualcosa che teatro non è - dice Poli -. Il meglio di sé Savinio l'ha dato negli scritti di racconto, di riflessione. Come Proust e Musil, ha un modo di narrare aereo. Mi è sembrato insomma che avesse la rara virtù della leggerezza, quella di cui parla Calvino nelle sue "Lezioni americane": e qui è secondo me al suo meglio». «Narrate, uomini, la vostra storia», il grosso volume da cui lo spettacolo è tratto, è una raccolta di biografie semi-immaginarie di illustri personaggi in chiave di allegra demitizzazio- ne. Poli e Omboni ne hanno scelti sei, lontanissimi per epoca e storie: Verdi, Paracelso, Felice Cavallotti, Isadora Duncan, Gemito e anche il mitico Ulisse. In scena non si è voluta alcuna struttura drammatica. I sei brani narrativi sono semplicemente affidati all'attore. «Intorno a ciascun discorso però spiega Poli - abbiamo creato un siparietto cantato che crea una prospettiva storica. Attraverso la letteratura minore, con le canzonette appunto, si è ricostruito l'immaginario di quel momento particolare». Per combattere la possibile monotonia, poi, ci sono frequenti cambi dei costumi, camuffamenti, e un grande uso dei colori. Poli compare indossando ogni volta una tenuta diversa, originalissima e assurda: da caccia alla volpe, da muscoloso boscaiolo, da maliarda. Dietro di lui, anche i fondali variano in continuazione, creando sfondi ispirati ai pittori del periodo: Depero, Dall', Morandi, Boccasile, oltre naturalmente a Savinio e a De Chirico. Poli sembra soddisfatto del risultato: «Io sono nato proprio nel '29, in un'epoca in cui c'era la letteratura tronfia, seriosa e parruccona: Savinio, in mezzo agli altri, crea invece personaggi emblematici, dipinge le piccinerie di ciascuno, annota la meschinità, ne ride, la smaschera». Per lui, quindi, un invito a nozze. Cristina Caccia Pao/o Poli sarà come ogni anno a Torino nelle feste natalizie. Sotto Rossella Falk che partecipa agli incontri di Foyer e Mario Zucca airi liroshiina
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