Lydia Alfonsi, la Pisana torna al cinema
Lydia Alfonsi, la Pisana torna al cinema Parla l'attrice che sta per cimentarsi sullo schermo in una parte di contadina intellettuale Lydia Alfonsi, la Pisana torna al cinema «Vorrei riprendere il teatro, ma non in un ruolo drammatico» E' il momento deL ritorno al cinema per Lydia Alfonsi, una vita sempre tesa a parto due periodi belli passati con due uomini indimenticabili: Giacomo Vaccari ed Enzo Messina, scomparsi entrambe tragicamente. Periodi belli che appartengono al passato, al ricordo, che è «quello che ti tiene in vita» dice Lydia Alfonsi. Sempre bella (lei si riconosce solo del fascino), fasciata in un abito confezionato dalla sorella che ha la boutique a Parma («le mie ave sono state le prime sarte donne di Parma»), l'attrice parla con una sfumatura di mestizia, eppure è tornata alla grande al teatro al Festival di Todi con il bel testo di Testori «Interrogatorio a Maria». «Ma il teatro di,oggi non mi convince, per me era una bella favola; adesso è un fantasma mantenuto in vita dalle sovvenzioni e dagli abbonamenti» dice la Alfonsi. Per il cinema in aprile sarà a Los Angeles sulle ali del successo del film «A porte aperte», unica donna protagonista a fianco di Volontè nella parte della marchesa Spadafora. In gennaio inizierà il film di Crescimone (un giovane documentarista) «lYittico» in Sicilia in un ruolo particolare: una contadina intellettuale. L'ho incontrata ad Agrigento al Premio Pirandello dove leggeva un brano di Soldati da «La sposa americana»: «In Sicilia torno con amore e dolore. Dopo la tragica morte di mio marito mi rinchiusi nella nostra villa di Siracusa con tre cani e tanti gatti. Un esilio volontario che mi ha tenuta lontana dal mio lavoro. Adesso non voglio farmi riprendere dallo sconforto, adesso devo reagire e il lavoro è il mezzo migliore per tornare a vivere». Dove abiti? «Un po' a Roma, un po' a Parma. Dopo il film vorrei tornare al teatro ma non in un ruolo drammatico. Il pubblico ti impone un'immagine e a me non pia¬ ce essere prigioniera di un'immagine. Vorrei che il pubblico si ricordasse che sono stata a fianco di Walter Chiari in "L'ultimo degli amanti infuocati", mi sono divertita e ho divertito molto». Vuole tornare al lavoro anche perché non ha mezzi che le permettano una vita agiatissima. «Sono l'attrice più povera d'Italia dice ridendo -, ho sempre dato preferenza alla mia parte femminile e non all'attrice. La ricchezza invece è una cosa da raggiungere per potere fame a meno». E' stata la donna preferita dal regista Vaccari che le regalò nei suoi sceneggiati televisivi del personaggi che tutti ricordano: Vittoria Colonna, la Pisana, Bianca la protagonista di «Mastro Don Gesualdo». «E' stato il primo sceneggiato italiano girato in esterni a Vizzini, dove era ambientato il romanzo di Verga e non in studio. Nel Sud ho ancora molti umici. Dal 1973, quando mi sposai con Enzo, an¬ dai a vivere a Siracusa, un vero paradiso». Adesso Lydia non è sola, appartiene a una famiglia numerosissima. E' la terza di sette fratelli. Ha il ricordo vivissimo di suo padre, un ferroviere da cui deve avere ereditato questa mania di andar via, di non star mai ferma. «Nel mio letto ci sono io e una valigia. Sono spesso in fuga, come mio padre. Quando entrava in una stazione a tutta velocità, i colleghi dicevano "Quello è l'Alfonsi. Multa". Un patriarca indimenticabile. La mattina mi svegliava cantando brani di opere che da vero parmense adorava. Poveretto, da antifascista qual era, ne prese di bastonate!». Come mai appartenendo a una famiglia così numerosa non hai avuto figli? «Forse non sarei stata una buona madre. Chissà... Del resto recitare per me è come figliare». Adele Callotti
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