Morto il regista Virginio Puecher

Morto il regista Virginio Puecher Uomo dai vasti interessi culturali, iniziò la carriera con Strehler nel 1955 Morto il regista Virginio Puecher Ha curato anche molti allestimenti per la lirica MILANO. L'altra notte a Milano è morto a 64 anni, dopo lunga malattia, Virginio Puecher Passavalli, per molti anni regista del Piccolo Teatro di Milano. Lascia la moglie e la figlia Orsola. La salma è stata trasportata al cimitero di Lambrate, dove verrà cremata J>rima del trasferimento in quello di Làmbrùgò! Puecher era nato a Lambrugo (Como), nel 1926 e viveva in via Vincenzo Monti con la moglie Rosita Lupi, ex ballerina teatrale gd insegnante di danza. Fratello di Giancarlo" Pueclieiy Martire e prima Medaglia d'Oro Merìa"*ft<S8ist«iKa «itoliana/» Virginio Puecher partecipò a sua volta alla lotta partigiana nel Comasco, prima di entrare come comparsa, nel dopoguerra, nel Piccolo Teatro appena fondato da Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Nel 1952 e fino al 1954, fu redattore del Terzo Programma della Rai, creando numerose trasmissioni di carattere culturale. Ma i suoi interessi si orientarono verso la regia, divenendo assistente di Strehler a partire dal 1955, per debuttare poi con «I vincitori» di Pompeo Bettini e «Lunga giornata verso la notte» diO'Neill nel 1957. Degli anni immediatamente successivi sono «Mercadet l'affarista» di Balzac e «Come nasce un soggetto cinematografico» di Cesare Zavattini. Con questo ultimo allestimento vinse nel 1959 il premio IDI per la miglior regia. Di qualche anno successivo sono (questa volta in collaborazione con lo Stabile di G„< npva) «Una luna per i bastardi» di O'Ne.ill.^ «Il revisore» di Gogol. Ma è nel 1967, con «L'istruttoria» di Peter Weiss, allestita al Piccolo di Milano, che Virginio Puecher raccolse un'accoglienza particolarmente felice. Lo spettacolo, un dramma ricavato dagli atti del processo a Francoforte ai responsabili del lager di Auschwitz, aveva per lui un significato particolare. Infatti è dopo la morte del fratello maggiore Giancarlo, partigiano ventenne, ucciso dai tedeschi nel '43, che Puecher diven¬ ne attivo nella Resistenza e fu imprigionato con il padre prima nel campo di Fossoli e poi in quello tristemente noto di Mauthausen. Puecher aveva dunque conosciuto l'esperienza del campo di concentramento, e l'allestimento segnò per lui una svolta nella impostazione registica caratterizzata successivamente dalla essenzialità di scene e gesti. Dopo quel lavoro cominciò una collaborazione, dai risultati poetici, con Ugo Mulas che creò per gli allestimenti di «Giro di vite» di Benjamin Britten e «Wozzeck» di Alban Berg, particolari e suggestivi effetti scenici. Alla fine degli Anni Sessanta e all'inizio dei Settanta, Virginio Puecher allestì numerosi lavori dirigendo gli «Associati», la compagnia con Sergio Fantoni, Ivo Garrani, Valeria Ciangottini, Valentina Fortunato. Nel '68 portò in scena all'Opera di Venezia il capolavoro di Alban Berg, la «Lulu» di Wedekind. Seguirono «Woyzeck» di Buchner, «Edipo Re» di Sofocle, «La nuova colonia» di Pirandel¬ lo, «La tempesta» di Shakespeare. Svolse lavori all'estero in Gran Bretagna, negli Usa e in Germania, spesso orientati neh' ambito del melodramma di cui era competente anche a livello musicale. Anche in questo campo era nota la sua meticolosità. Nel 1987 a Genova per ì'«Alceste» di Gluck, Katia Ricciarelli fu costretta a dare forfait, per «prò Memi di salute», probabilmente invece per i pochi giorni a disposizione per studiare la parte. Il giorno prima Puecher le aveva mandato un telegramma contenente un elenco piuttosto denso di prove di regia. In quell'occasione Virginio Puecher commentò inesorabile: «Chiunque ha diritto di ammalarsi. Purtroppo questo lavoro richiede un particolare impegno, in quanto bisogna curare molto la gestualità, estremamente contenuta, e tutti i movimenti vanno assimilati alla perfezione». Il suo ultimo lavoro, messo in scena un mese fa, fu «Falstaff» al Teatro Comunale di Treviso. Virginio Puecher. Durante le prove d'un suo spettacolo