Con Fantozzi, Villaggio alla riscossa

Con Fantozzi, Villaggio alla riscossa Intervista con il comico che festeggia i 25 anni dell'impiegato più amato dagli italiani Con Fantozzi, Villaggio alla riscossa «Ho tentato l'autobiografia... era troppo nostalgica» ROMA. Paolo Villaggio, messo in orbita il settimo dei Fantozzifilm, «Fantozzi alla riscossa», sta pensando a che cosa farà da grande, perché il personaggio compie soltanto 25 anni, anche se in realtà il comico Paolo Villaggio è nato 34 anni fa, in una notte del 1956, quando fece il suo esordio in una rivista al Teatro Duse di Genova. Ma ha voluto festeggiare i 25 anni fantozziani in un ristorante romano assieme a un gruppo di amici fra .cui Mario e Vittorio Cecchi Gori, il regista Neri Parenti, lo sceneggiatore De Bernardi, l'immancabile Enrico Lucherini. Di idee nuove ce ne sono parecchie. C'è un altro film in preparazione, «Fantozzi in Paradiso», poi un progetto accarezzato dai Cecchi Gori e cioè portare il personaggio, interpretato dallo stesso Villaggio, negli Stati Uniti, girato da un regista americano, riveduto e corretto, secondo i gusti d'oltre Atlantico, ma sempre Fantozzi. Quindi l'idea, ancora dei Cecchi Gori, di fare «La famiglia Fantozzi», telenovela comica a puntate per la televisione. Infine si farà un seguito de «Le comiche» visto l'inaspettato successo del precedente. Dice Villaggio: «Gli autori volevano disfarsi di me, per questo mi avevano mandato in pensione, ma poiché Fantozzi è più forte di loro Ime passato alla riscossa. Stavano persino pensando a "La morte di Fantozzi", ma hanno ripiegato su "Fantozzi in Paradiso", che è una specie di sogno». Lei, Villaggio, ha creato'due personaggi: Fantozzi appunto e Fracchia, che differenza c'è fra l'uno e l'altro? «Una ciclopica differenza. Fantozzi è l'imbranato consapevole dei suoi limiti, vede lucidamente ciò che è; Fracchia invece, classico personaggio televisivo, è la proiezione nevrotica di Fantozzi, non si rende conto cioè della propria abiezione». Com'è nato Fantozzi? «E' nato dapprima come personaggio in una rubrica sul settimanale 1' "Europeo", poi mi venne proposto di raccogliere quegli scritti e completarli per un libro...». Libro che ebbe grande successo... «Nel corso di un solo anno furono fatte 37 edizioni, vendette più di un milione di copie e venne tradotto subito in Urss e Francia». Lei avrebbe immaginato tanto clamore? «No, ovviamente. Lo spiego così: il primo motivo è quello del linguaggio, usando un italiano telegrafico, conciso, paradossale. Esempio: Fantozzi si alza, craniata pazzesca... Altro esempio: Parte per il week-end, nove ore di macchina... Il secondo motivo del successo è che io potei, forse primo autore della storia, promozionare il libro con quel mezzo poderoso che è la televisione». Al cinema come è arrivato? «Il mio primo film non fu un Fantozzi, ma un "Brancaleone alle crociate" di Mario Monicelli. Fu allora che conobbi quell'uomo straordinario che è Vittorio Gassman, il quale mi disse: io ti amo... e poiché io lo guardavo con sospetto aggiunse: ti amo nel senso che è nata una grande amicizia». Lei come spiega il successo di Fantozzi personaggio cinematografico? «Perché Fantozzi è la dimostrazione di come non ci si deve muovere per sfondare nella vita. I megadirettori danno queste istruzioni: guardate quest'uomo e dimenticatelo, non coltivate mai amicizie disinteressate, praticate la slealtà, il leccaculi- smo, siate feroci con i colleghi... Insomma un prontuario del malcostume che in effetti è l'unico modo per balzare avanti agli altri». Quanti libri ha scritto e cosa hanno significato per lei? • «In tutto otto libri, ma quelli che si ricordano sono i primi due. quelli doc, anche perché por gii a'U. i ho cercato di migliorare il linguaggio, peggiorandolo... Mi hanno dato molti soldi, ma poche soddisfazioni come intellettuale. Anche se venivo catturato da tutti i salotti delle signore in rosa, Moravia e Arbasino non mi hanno mai stretto la mano». Ultimamente ha scritto qualche altra cosa? «L'editore Bompiani mi ha proposto di scrivere una specie di autobiografia all'americana ma in chiave comica. Ci ho provato ma non ne è venuta fuori una cosa buffa...». Perché? «Perché è impregnata di nostalgia, una raccapricciante nostalgia per il passato. Sto pensando invece di scrivere un libro con racconti illustrati per bambini e una guida pratica dei luoghi d'Italia da evitare, assolutamente, come certi alberghetti da 300 mila lire al giorno per dormire con i topi». Ma lei ha così tanta nostalgia per il passato? «Soprattutto per le lucciole, non quelle pasoliniane, ma quel¬ le vere che brillavano la notte e che ormai in Italia non se ne vedono più... Una notte in Messico ho avuto una emozione pazzesca: c'erano forse le ultime lucciole della terra. Ne ebbi un' eccitazione fisica....Perché le lucciole sono legate alle mie prime esperienze sessuali, quando si andava per prati. Prendevo in mano lèiuCfifBRWWWWSse illuminavo il viso della ragazza che era con me». Lei la mattina si sveglia Villaggio o Fantozzi? «Mi sveglio sempre incazzato perché devo fare una fatica pazzesca per alzarmi, anche perché ormai peso quasi cento chili». Invece quanto pesava al primo Fantozzi? «Sessantatré chili... Allora non volevo nemmeno concedermi troppo. Insomma non credevo di diventare un comico popolare, uno di quelli che quando muori la gente viene a piangere». Lei pensa che sarà immortale come certi comici del passato? «Non lo so. Ma molti dicono che ho rappresentato qualcosa di nuovo nella comicità, non volendolo... Il comico comunque si conserva più a lungo di altri. Pensate a certi grandi attori del passato, a rivederli oggi li trovi superati. Invece i comici sono lì a farci sempre ridere. Ne rideremo ancora per altri cento anni...». Lamberto Antonelli Paolo Villaggio. «Il mio primo libro di Fantozzi ha venduto un milione di copie»

Luoghi citati: Francia, Genova, Italia, Messico, Roma, Stati Uniti, Urss