Stile e compasso per il manager

Stile e compasso per il manager «Incidenze e coincidenze», il nuovo volume di Gianfranco Dioguardi Stile e compasso per il manager Popper e Flaubert nella valigia dell'imprenditore IN un salotto immaginario, un viaggiatore, signorile nella conversazione e instancabile nel peregrinare, apre la valigia e mostra i suoi oggetti. Libri. Vecchi e nuovi, comprati ovunque, scovati da un antiquario, scoperti su una bancarella, rintracciati in biblioteca. Ogni libro un mondo da esplorare. Ogni lettura un incontro, ogni incontro una scoperta, ogni scoperta l'inizio di un cammino di idee che spalanca la porta per altri incontri. Bisogna leggere il nuovo libro di Gianfranco Dioguardi, Incidenze e coincidenze (Sellerio), per entrare nel salotto immaginario e lasciare che il viaggiatore apra la valigia. Ma chi è in realtà questo viaggiatore? E' lo stesso Dioguardi, un lettore accanito e paziente, un bibliofilo, ma anche un imprenditore, un professore di università, uno studioso dell'illuminismo innamorato di Diderot e dell'Enciclopédia, che da anni raccoglie intuizioni, accumula riflessioni e pensieri su una bancarella immaginaria che racchiude in valigia, e come un venditore ambulante che attraversa paesi, piazze e mercati, offre all'attenzione di altri lettori. Prime pagine. Una notte di insonnia, l'inquietudine che attanaglia l'anima e impedisce la quiete. Ecco la stanza, la finestra, e nel quadrato del cielo lo spettacolo della notte rischiarata dalla luna. Gli occhi osservano le stelle, il pensiero si concentra sulla visione lasciando spazio, a poco a poco, a sentimenti di meraviglia e stupore. Ed ecco le coincidenze: tre libri, tre inizi di percorso, tre pensatori «classici», che riaffiorano dai labirinti della memoria e ripropongono pagine lette in passato, immagini che ritornano, pensieri risvegliati dallo spettacolo della notte. Dioguardi osserva il cielo e apre la valigia. Primo incontro: le parole con le quali Adam Smith, il principe degli economisti classici, inizia la storia dell'astronomia nei suoi Principi che guidano e dirigono le ricerche filosofiche: «Fra tutti i fenomeni della natura, quelli celesti sono per la loro grandezza e la loro bellezza gli oggetti più universali della curiosità dell'uomo». Quanti studiosi hanno cercato di esprimere nella pagina scritta il moto di meraviglia che invade l'anima? Non soltanto i poeti, specialisti dell'emozione, ma anche gli scienziati. Ecco allora il secondo incontro, Pierre Simon Laplace nella sua Exposition du systeme du monde: «Se durante una bella notte, in un luogo il cui orizzonte sia libero, si osserva attentamente lo spettacolo del cielo, lo si vede mutare ad ogni istante. Le stella ■ si alzano o si abbassano; qualcuna si mostra verso oriente, altre spariscono verso occidente; parecchie, come la Stella Polare o l'Orsa Maggiore, non toccano mai l'orizzonte nei nostri climi. Nei loro diversi movimenti, la posizione rispettiva rimane sempre invariata». Le coincidenze, per un uomo tenace nella lettura come Dioguardi, sono una catena che tende all'infinito. Ecco un'opera minore di Immanuel Kant, La storia generale della natura e teoria del cielo: «L'universo, per la sua incommensurabile grandezza, per la sua varietà e bellezza infinita, che risplendono in ogni sua parte, attrae- in un muto stupore lo spirito umano. Se il veder sì perfetta compagine commuove la nostra fantasia, un rapimento di ben altra natura afferma l'intelletto, quando si considera che tanta grandezza, tanta magnificenza emanano da un'unica legge generale e si conservano in ordine eterno e perfetto». Smith, Laplace e Kant: un economista che delinea le leggi dell'accumulazione e dello sviluppo, un astronomo e matematico impegnato nel campo della meccanica celeste, un fi¬ losofo che cerca di definire le basi della conoscenza e del procedimento scientifico. Tre pensatori abituati al sapere concre^.to, a maneggiare concetti, a indicare formule e probabilità. Eppure tre pensatori che in una notte carica di stelle sanno esprimere meraviglia, lasciando che i moti dell'anima, il senso di stupore e la sorpresa, dilaghino oltre le preoccupazioni scientifiche e si affermino davanti allo spettacolo del creato. Scienza e poesia, senso della realtà e rispetto per il mistero. E' questa la filosofia che ispira le Incidenze e coincidenze di Dioguardi, così come ha ispirato le opere precedenti di questo studioso. I libri sono «oggetti magici e un po' misteriosi». E ogni libro - aggiunge l'autore citando Leonardo Sciascia - «è diverso per ogni generazione di lettori, per ogni singolo lettore e per lo stesso singolo lettore che torna a leggerlo... Un libro, dunque, è come riscritto in ogni epoca in cui lo si legge e ogni volta che lo si legge». Dunque nella valigia, il viaggiatore ha anche libri «suoi», scritti in anni di feroci letture e di intenso peregrinare: Un avventuriero nella Napoli del Settecento, Il gioco del caso, Ange Goudar contro l'Ancien regime, Del furore d'aver libri, tutti pubblicati da Sellerio, e soprattutto Viaggio nella mente barocca, vero gioiello, costruito su una metafora inquietante: la corte regale del Seicento, con gli intrighi e la lotta selvaggia per il potere, raffigurata come il simbolo della società di oggi; e un gesuita spagnolo vissuto in quell'epoca. Baltasar Gratian, scrittore versatile e abile manipolatore di una lingua preziosa, che diventa maestro di vita, moralista e suggeritore di regole che insegnano a sopravvivere al nemico. «Si paga un tributo a tutti coloro ai quali si apre il proprio cuore», insegna Gratian. «Le cose che più delle altre si dovrebbero dimenticare, sono quelle che si ricordano di più». «Per vivere, lascia vivere». «L'uomo prolisso, è raramente saggio». Nell'aprire la valigia e mostrare i suoi libri, il viaggiatore usa un linguaggio chiaro e essenziale. Altri personaggi popolano le pagine di Incidenze e Coincidenze: Claude Bernard, epistemologo della medicina, Henri Fayol, uno scienziato che studia le leggi dell'organizzazione, Alexandr Bogdanov, il filosofo aspramente combattuto da Lenin, «il primo eretico della nascente chiesa leninista», come lo definisce Vittorio Strada. Nel salotto immaginario, il viaggiatore conversa amabilmente. Lui, che nella vita insegna organizzazione aziendale e industriale all'Università di Bari, parla della definizione di «impresa» c nello stesso tempo divaga su un racconto giovanile di Gustave Flaubert. Affronta le riflessioni di Bernard sul metodo scientifico, si confronta con Karl Popper sulla falsificabilità delle teorie e intanto ricorda una passeggiata e il piacere comunicatogli da Robert Walser «in quel suo affascinante, divertente volumetto, pubblicato in Italia da Adelphi, intitolato appunto La passeggiata». Il viaggiatore è convinto che «la nascita di un'impresa, che è un atto creativo, sia paragonabile al fatto artistico». L'imprenditore affronta il rischio e l'imprevisto, e Dioguardi ne delinea l'estetica: la sfida al caso, l'obbligo di usare l'immaginazione per sopravvivere ai conflittti del mercato. Un occhio alla scienza, uno sguardo all'arte. L'imprenditore di Dioguardi usa il compasso ma guarda alla Forma, legge Smith e Keynes ma li accompagna con i versi di Baudelaire. Non è un cultore della moda, è un uomo di stile. E nella sua valigia c'è soltanto la merce migliore: tutto ciò che di grande e bello ha prodotto l'uomo nel suo cammino, guardato con meraviglia. Mauro Anselmo

Luoghi citati: Adelphi, Italia