Vienne, 2000 anni di tesori

Vienne, 2000 anni di tesori Tornano alla luce altri resti di una delle più belle città gallo-romane Vienne, 2000 anni di tesori Più grande di Pompei, più forte di Lione E-% VIENNE j un anfiteatro di colline e montagne che sembrano essersi separate per la I sciare spazio ai fiumi, il Bodano e la Gère. Una terra fertile e antica, operosa, dove la ricchezza è arrivata dall'acqua. Una posizione strategica: punto nevralgico per i collegamenti fluviali tra il Mediterraneo meridionale e le regioni dell'arco alpino; transito obbligato verso il Nord della Francia e la costa atlantica. Qui, sulle sponde del grande fiume che segna il confine tra il dipartimento dell'Isère e quello del Bodano, nel cuore della Francia meridionale, gli archeologi hanno riportato alla luce i resti di una delle più belle città della civiltà gallo-romana. Un sito archeologico - Saint Bomain en Gal - di straordinaria ricchezza e in gran parte ancora da scoprire (le vestigia attualmente visitabili occupano all'incirca 3 ettari, ma secondo gli studiosi l'area complessiva dell'insediamento s'aggira sui 20 ettari). Saint Bomain en Gal comunque non era che un quartiere dell'antica capitale dei Galli Allobrogi (i primi abitanti della Savoia e del Delfinato), poi conquistata dai Bomani e elevata al rango di città. «Colonia Julia Viennensium», questo il nome latino dell'attuale Vienne, la «Boma francese», la città sulle sponde del Bodano che custodisce il maggior numero di resti romani del Paese. Il poeta Marziale la cantò con gli epiteti di «florens et felix, ornatissima ac valentissima». Oggi la città, che dopo i fasti dell'età romana fu riedificata nel Medioevo sulla «rive gauche» del Bodano, colpisce per le sue caratteristiche gotiche. La città medievale si sovrappose infatti a quella romana e si trasformò in un santuario della cristianità, dopò secoli di cultura pagana (la cattedrale, costruita intorno al Mille e terminata solo nel XV secolo, è considerata tra le più importanti di Francia). Tuttavia se si ha la pazienza d'addentrarsi nel dedalo di viuzze del centro, ecco poco alla volta riaffiorare le testimonianze degli stretti legami politici e culturali con Boma. Si tratta di un patrimonio inestimabile, pur senza contare le sorprese che Saint Bomain en Gal ancora riserva, e che fa di Vienne una delle principali capitali archeologiche gallo-romane. Un campidoglio, un teatro - più di 130 metri di diametro, il terzo al mondo dopo quelli di Marcello a Boma e di Autun, riportato alla luce solo nel 1938 e sede estiva di uno degli appuntamenti musicali più attesi, il festival jazz di Vienne - l'odeon, il tempio di Augusto e di Livio, l'ippodromo, 11 acquedotti e vari stabilimenti termali, 7 chilometri di cinta muraria. Poi, bellissimi, i mosaici, testimoni della ricchezza e del lusso dei cittadini di Vienne, duemila anni fa. Sono 200 quelli finora ritrovati. Famoso quello degli atleti vincitori e quello degli dei del fiume, rinvenuto hell'81. E' riaffiorato durante gli scavi di un parcheggio e ora è esposto con altri reperti nell'antica chiesa di Saint Pierre, trasformata in museo. La città antica - a differenza dell'attuale - si estendeva sulle due rive del Bodano. Nel suo apogeo, cioè nel I secolo, all'epoca di Augusto, era più grande di Pompei, contava 30 mila abitanti (come adesso), un'estensione urbana di 300 ettari e era tra le maggiori città della Gallia transalpina. Bivestiva un'importanza economica superiore a Lione. Poteva batter moneta e gli abitanti erano considerati cittadini romani. Proprio da Vienne veniva Decimo Valerio Asiatico, il primo gallo ad accedere, nel 35 d. C, alla suprema magistratura di Boma, il consolato. Sulla riva sinistra del Bodano si era sviluppata la città amministrativa, mentre sulla riva destra si estendeva la città commerciale e artigiana, le grandi case patrizie, i depositi e i magazzini dei mercanti, le botteghe, la sede della più ricca «industria» locale, quella tessile, vocazione conservata da Vienne ancora ai giorni nostri. Sulla «rive droite» si concentra il lavoro degli archeologi. Gli scavi, tutt'ora in corso, sono iniziati nel 1967, in circostanze fortuite. I primi reperti sono affiorati durante i lavori di costruzione del liceo e di nuovi locali scolastici resisi necessari in seguito all'aumento della popolazione. I sondaggi rivelarono la presenza di un antico insediamento e si cominciò a scavare. Vennero alla luce dimore, strade e botteghe, un vasto insieme architettonico che restituisce uno spaccato suggestivo della vita dell'epoca. Lungo l'arteria principale dell'antica città, si può ammirare la splendida «casa degli dei dell'Oceano», senza dubbio il «pezzo» più prezioso di Saint Bomain en Gal. Questa domus patrizia, che deve il suo nome al grande mosaico della sala principale, raffigurante Nettuno, riflette lo schema classico delle dimore romane. Comprende infatti «atrium», «tablinum» e «peristilium» con slanciate colonne e giardini, fontane, statue e una piccola piscina, attorniata da locali da riposo e belvedere. Accanto alla «casa degli dei dell'Oceano» si trovano resti di botteghe artigiane e un'altra villa con cinque pregevoli mosaici, ancora dedicati alle divinità delle acque. Notevoli anche i servizi di queste abitazioni, fornite, duemila anni fa, di riscaldamento e acqua corrente (ancora nel XIX secolo Vienne si serviva del sistema di acquedotti dell'antica città romana). Nel «museo archeologico e delle belle arti», tra anfore, armi, ceramiche e bronzi antichi, è conservato anche il tesoro d'argento ritrovato sei anni fa in piazza Camille Jouffray. Una serie di piatti e oggetti d'uso comune in argento massiccio, cesellato, epoca Basso Impero, paragonabili ai più bei servizi delle case reali e testimonianza dell'opulenza della città. Paola Campana Vienne. Uno scorcio degli scavi: le vestigia visitabili occupano 3 ettari, ma l'area complessiva dell'insediamento s'aggira sui 20 ettari Vienne. Sopra i resti romani nacque la città gotica [FOTO C.ARRAS]

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