Quando i moscerini erano guerrieri del Diavolo

Quando i moscerini erano guerrieri del Diavolo Una riflessione fra arte, storia, religione e antropologia nel ricco volume di Massimo Centini Quando i moscerini erano guerrieri del Diavolo Vizi e virtù di animali in una galleria di fiabe, immagini e leggende Il I UOMO fin dalla sua com" parsa sulla terra ha umanizzato, a volte mui tato, o sacrificato, oppu Ure adorato come,un dio, varie razze animali. Ancora oggi si parla di vizi e virtù animali traslati in comportamenti umani: l'astuzia della volpe, la bizzarria della capra, la voracità del lupo, la testardaggine del mulo, la falsità del gatto, e così via. «Animali uomini leggende - Il bestiario del mito» di Massimo Centini (pp. 237, lire 24 mila, Xenia Edizioni) esce in un momento di particolare attualità. Anche se, i temi trattati, non sono quelli dei lager per- ca«i, scimmie, gatti, o altri sottoposti a dolorose sperimentazioni per la fabbricazione di prodotti farmaceutici o cosmetici. L'attualità di questo saggio consiste nel fatto che Centini fa una analisi delle motivazioni per cui l'uomo ha attribuito, nel corso dei seco¬ li, specifici attributi magici, religiosi o demoniaci a quasi tutto il mondo animale. Quello dell'autore è uno studio sia antropològico, sia psicologico e sociale. Una testimonianza della lenta evoluzione dell'uomo nei confronti di «creature misteriose» documentate con l'ausilio di tecniche più disparate: dai vari graffiti ai frammenti d'osso, e formelle d'argilla o di metallo. E' quindi un lungo cammino attraverso la storia del mondo. Attraverso fiabe, leggende e miti. L'uomo ha sempre avuto per compagni gli animali, che, del resto, l'hanno preceduto di innumerevoli millenni. Con loro ha condiviso, a volte in drammatiche competizioni, i pericoli dell'esistenza, in un confronto continuo con una natura ostile. Capitoli specifici sono quelli che trattano il lupo, l'orso, l'aquila, l'ape e la tarantola. Il lupo, visto come un feroce predatore, è già presente nella civiltà neolitica di Vinca, ed appare in numerose religioni del passato come figura divinizzata. Meno temuto del lupo, è l'orso, che ha occupato una posizione contesa tra il sacro e il quotidiano. Durante l'epoca romana, l'orso veniva utilizzato in occasione degli spettacoli circensi, e, in una certa lettura folkloristica, è l'insaziabile ghiottone della foresta, sempre in cerca di cibo. Una figurazione, quindi, della stupidità, contrapposta a quella dell'astuta volpe. Per l'aquila, sovrano dei cieli, «è difficile stabilire - scrive Centini - quando trovò una propria precisa collocazione nel pantheon popolare, ma certo, il suo dominio, in un'area da sempre assegnata alle divinità, non potè che favorire il riconoscimento delle proprietà soprannaturali, attribuitele». Molteplici sono le leggende, e soprattutto favole, che hanno caratterizzato i vizi e le virtù delle api e degli insetti in generale. «Ad esempio - prosegue l'autore - nelle leggende alpine, ricorre il motivo dei moscerini comandati dal diavolo: uno stuolo di piccoli insetti quasi mai identificato con chiarezza si accanisce sulle mandrie e le greggi provocando gravi danni ai montanari». La tarantola, è l'unico insetto, almeno in Italia, che non è ancora uscito dalla visione magica. Altri capitoli sono una indagine approfondita di culti specifici intorno al tema degli animali corniformi, tipici di molte culture mediterranee e diffuse in altre credenze indoeuropee, sino all'estremo Nord dell'Europa. Molte testimonianze iconografiche attestano un rapporto attivo tra l'uomo e l'animale corniforme già in epoca paleolitica. Qui, l'autore, si addentra ancor più, come nel capitolo sulle «Bestie demoniache», nella scoperta di vari simboli psicologici del «profondo» con questi animali. Numerosa è la bibliografia a cui attinge Massimo Centini, come le varie note alla fine di ogni capitolo. La lettura è scorrevole e avvincente, tranne in alcuni brani dove si cade in un puro nozionismo. Leggerlo è certamente non facile se non si è muniti, almeno, di una base antropologica e psicologica. Anche se l'intento dell'autore, forse, è stato quello di voler fornire un esame storico-religioso. Alcuni capitoli sono affascinanti e trasportano in un mondo fantastico o demoniaco, e lasciano una paura atavica, una riscoperta di angosce ancestrali. Il perfetto linguaggio usato, se da un lato è molto chiaro per un tipo di lettore, dall'altro può risultare difficoltoso a chi, come già detto, non ha alcune basi di cultura specifica, compresa quella filosofica. Vittoria Lanzilotti

Persone citate: Centini, Massimo Centini

Luoghi citati: Europa, Italia, L'aquila