I sub spazzini del mare

I sub spazzini del mare Imperia, ripulita dai subacquei torinesi la secca delle gorgonie I sub spazzini del mare Fondali ridotti a una pattumiera IMPERIA DAL NOSTRO INVIATO Se è vero che la vita viene dal mare, è duro dover ammettere che l'umanità lo ripaga con la morte. I fondali sono ormai pattumiere, discariche nelle quali l'inconscienza degli uomini nasconde di tutto, come la domestica poco solerte spazza la polvere del pavimento e la cela sotto il tappeto. Amare riflessioni che, probabilmente, hanno fatto anche i subacquei torinesi i quali, ormai da due anni, nei mesi di ottobre e novembre, impegnano risorse fisiche ed economiche nella bonifica di quello che un tempo fu un habitat tra i più belli del Mar Ligure: la secca delle gorgonie. E' di fronte all'abitato di Santo Stefano al Mare: un'estensione di circa tre miglia di scogliere che dagli otto metri di profondità raggiunge i 90, con salti di roccia granitica cosparse di flora rossa — ventagli di gorgonie — e con franate di massi di formazione lavica, canyons e guglie. Un vero paradiso subacqueo, ridotto ora quasi ad un deserto. Le prime segnalazioni erano giunte al Comune della cittadina ligure dai pescatori sportivi che lamentavano un costante calo di pesce nella zona, un tempo ricca di fauna. Così l'assessore all'Ambiente si era rivolto, la scorsa estate, alla Società Subacquei Piemontesi, i cui esperti esami- nano gli aspiranti sommozzatori proprio nel tratto di mare di fronte a Santo Stefano. Ne è nata una collaborazione che continua a dare frutti. Franco Rizzi è direttore dei corsi per subacquei, associati alla Fips, Federazione italiana pesca sportiva. Spiega: «L'anno scorso, dopo aver fatto una ricognizione, abbiamo preparato uno studio in cui si delineava il quadro davvero sconfortante della situazione: bottiglie di plastica; sacchetti; barattoli di vernici; pile; ma soprattutto batterie d'auto che i pescatori usano come ancore; contenitori di sostanze chimiche; chilometri e chilometri di cavi di nylon con ami da pesca, i palamiti; nonché reti di tutte le dimensioni e tipi perse o strappate». Proprio le reti rappresentano il peggior nemico della fauna e impediscono il ripopolamento. Abbandonate sul fondo, continuano a pescare. Correnti e maree le fanno avvolgere attorno agli scogli sommersi, le secche, dove varie specie ittiche si rifugiano per la riproduzione in anfratti riparati e protetti. Ma i pesci, nel tentativo di entrare nelle tane, rimangono intrappolati nelle maglie, mimetizzate dalle alghe. Un'ecatombe. «Inoltre — continua Rizzi — le moderne tecniche di pesca a strascico provocano lo sradicamento delle gorgonie e l'ambiente marino, a poco a poco, viene distrutto». Così la Società Piemontese, che ha sede a Torino, forte dell'invito del Comune, di una sponsorizzazione di dieci milioni da parte della Agip Petroli (ma buona parte delle spese è a carico dei sub) e, soprattutto, animata da quella passione per il mare che soltanto chi la conosce sa comprendere fino in fondo, ha intrapreso la campagna «recupero» di tutto ciò che agli abissi dovrebbe rimanere estraneo. S'è inziata l'anno scorso ed è proseguita ad ottobre e novembre di quest'anno, concludendosi il 9 dicembre. Nell'89 sono state impegnate in mare 116 persone e 90 nei servizi a terra: «precettati» anche amici e mogli che dovevano badare ai campi base sulla spiaggia. E' stato fatto un totale di 390 ore di immersione ad una profondità tra i 20 e i 40 metri: 26 uscite con 7 barche dei soci, più un barcone da pesca che ha accolto il materiale rastrellato. Quest'anno in mare hanno lavorato 90 subacquei, mentre a terra è rimasta una cinquantina di persone. Le ore di immersione sono state 320, per 24 uscite effettuate su 6 barche, compreso il solito barcone carica-immondizia che, anche questa volta, è tornato a terra pieno di «bottino». Un'impresa ardua e a tratti pericolosa. La difficoltà maggiore è consistita nello «smagliare», ovvero nello sganciamento delle reti che, cementate da microorganismi, si incollano alle rocce. «C'è il pericolo — conclude Rizzi —che le correnti avviluppino in una trappola anche i sommozzatori. Il periodo migliore per questo tipo di operazione sarebbe quello estivo: ma in tal caso dovremmo fare i conti con le tante imbarcazioni da diporto che sfrecciano sul mare e i cui "marinai", il più delle volte, non prestano troppa attenzione ai palloni che indicano al presenza di sub». In superficie sono tornate due reti a strascico (circa 400 metri), centinaia di reti normali e chilometri di cavi di nylon. Daniela Daniele li sub Franco Rizzi

Persone citate: Daniela Daniele, Franco Rizzi, Petroli, Rizzi

Luoghi citati: Imperia, Santo Stefano Al Mare, Torino