Natale in «allerta» per i soldati americani

Natale in «allerta» per i soldati americani Nel Golfo stato di vigilanza speciale per prevenire un attacco iracheno a sorpresa durante le festività Natale in «allerta» per i soldati americani Baghdad: vi schiacceremo WASHINGTON. «Allerta speciale» per le Forze armate americane nel Golfo: lo stato di vigilanza, che si protrarrà per tutta la settimana, è stato deciso perché si teme un possibile attacco a sorpresa dell'Iraq durante le festività natalizie. La notizia è giunta a sorpresa, proprio quando - in un messaggio natalizio rivolto alle truppe statunitensi nel mondo George Bush ha espresso la speranza che i soldati americani di stanza nel Golfo possano tornare a casa «presto» e «senza che sia stato sparato un solo colpo». Il presidente americano ha giustificato ancora una volta l'operazione «Scudo del deserto»: «Siamo nel Golfo - ha detto perché il mondo non deve premiare un'aggressione, perché sono in gioco i nostri interessi vitali, e a causa della brutalità di Saddam Hussein». Il comandante in capo del contingente Usa, generale Norman Schwarzkopf, ha dichiarato dal canto suo che «Saddam Hussein non deve pensare di poterci sorprendere nel sonno il giorno di Natale». «Non succederà - ha aggiunto Schwarzkopf -. Tutti i miei uomini capiscono che il pericolo di un attacco è maggiore e saranno pronti a respingerlo». Gli stessi timori sono stati espressi dal segretario alla Difesa americano Dick Cheney, giunto ieri al Cairo proveniente dall'Arabia Saudita dove per cinque giorni ha incontrato i soldati impegnati nell'operazione «Scudo del deserto» e ha elaborato piani segreti con i responsabili del contingente. Il capo del Pentagono - che ha incontrato i giornalisti dopo un lungo incontro con il presidente egiziano Mubarak - si è rifiutato di dichiararsi «ottimista o pessimista» per quel che riguarda una soluzione pacifica della crisi. Ma ha affermato: «Si sta avvicinando il giorno in cui potremmo esser costretti a ricorrere alla forza militare. Da parte irachena non c'è alcun segnale che lasci presagire l'intenzione di abbandonare il Kuwait. Saddam continua a inviare truppe in quella zona, a costruire fortificazioni, a fare dichiarazioni pubbliche sul Kuwait parte integrante dell'Iraq. Per tutte queste ragioni, bisogna concludere che la situazione non sta affatto migliorando». Dalla parte opposta, dichiarazioni altrettanto bellicose del ministro della Difesa iracheno Saadi Tò Ma Abbas: «Le forze irachene - ha detto - sono pronte a schiacciare qualsiasi aggressione contro il territorio iracheno». «Cheney e i suoi collaboratori - ha aggiunto - vedranno come la terra brucerà sotto i loro piedi non solo in Iraq, ma anche nell'est dell'Arabia Saudita, dove la terra sarà incendiata dai combattenti sauditi». Il governo di Baghdad ha anche commentato positivamente le dimissioni del ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze, sostenendo - scrive l'agenzia Ina - che «sono favorevoli all'Iraq». «Ci si attende - precisa l'Ina - che compromettano l'attuale cooperazione fra sovietici e americani, in particolare quando Primakov, secondo quanto si prevede, verrà nominato ministro degli Esteri e punterà ad una linea vicina a quella seguita dall'ex presidente Andropov». Inoltre Iraq e Libia avrebbero già dislocato loro agenti pronti per attaccare obiettivi americani e inglesi in Medio Oriente, Europa e Stati Uniti qualora cominciasse un conflitto nel Golfo: lo afferma il settimanale americano U.S. News and World Report, citando i servizi di informazione americani secondo i quali vi sarebbero cellule clandestine di estremisti islamici nelle maggiori città americane pronti ad entrare in azione qualora il governo di Washington e i suoi alleati decidessero di attaccare l'Iraq. «In alcune grandi città americane - scrive, tra l'altro, il settimanale -, vi sono ora cellule clandestine di estremisti islamici pronti ad obbedire agli ordini di Saddam Hussein e di Gheddafi». Il principe Carlo in Arabia Saudita fra le truppe britanniche a cui ha portato gli auguri di Natale