Cacciare i partiti dalla pubblica amministrazione

Cacciare i partiti dalla pubblica amministrazione Il 1990 si chiude con una grave crisi istituzionale in atto e la prospettiva di sconvolgenti riforme costituzionali Cacciare i partiti dalla pubblica amministrazione Quasi sempre la scelta dei dirigenti non premia i migliori, ma solo la fedeltà L'anno si chiude con una crisi istituzionale ormai in atto e la prospettiva di grandi riforme costituzione. Nel dibattito poco o nessuno spazio occupa una riforma essenziale che non richiede modifiche di norme costituzionali, ma se mai la loro concreta attuazione. Si tratta degli articoli 97 e 98 della Costituzione in forza dei quali i pubblici uffici debbono essere organizzati in modo da assicurare il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione. 11 problema non è mai stato affrontato nella sua globalità dalle forze politiche, che anzi hanno operato sostanzialmente in senso contrario al principio costituzionale. Tutta la pubblica amministrazione, da quella statale a quella locale ha costantemente subito e continua a subire 1' aggressione dei partiti. La loro negativa influenza segue due linee parallele che si congiungono nello scopo finale della dipendenza o manovrabilità della pubblica amministrazione. Da un lato si interferisce pesantemente nella scelta del vertice amministrativo subordinando spesso le capacità professionali alla fedeltà di partito. Viene così apertamente violato l'articolo 98 della Costituzione che vuole gli impiegati pubblici «a servizio esclusivo della nazione» e non di una sua parte. Dall'altro si creano potenti strutture parallele all'interno degli uffici, come i capi gabinetto ed i capi uffici legislativi con i loro staff di scelta politica. In questo modo l'organizzazione degli uffici amministrativi si muove in senso contrario a quella garantistica voluta dall'articolo 97 della Costituzione. Unica remora agli eccessi dell'intraprendenza politica è la preoccupazione delle reazioni sindacali e dei controlli giurisdizionali. Per giustificare formalmente la commistione fra politica ed amministrazione si sostiene che quest'ultima è strutturalmente compenetrata nell'organo del governo costituendone una semplice entità completamente priva di alcuna autonomia.. JJnaja.fr...! fermazione parzialmente esatta se mantenuta in limiti corretti, ma che contrasta apertamente con la Costituzione qualora, come in realtà accade, venga esasperata. Non è inoltre senza significato che la sezione dedicata dalla Costituzione alla pubblica amministrazione (la II) sia tenuta separata da quella dedicata al Governo (la I). Del resto proprio in sede di assemblea costituente un gran giurista come il Mortati in un suo fondamentale intervento, rivelò la necessità «di assicurare ai funzionari alcune garanzie per sottrarli alle influenze dei partiti politici». Insuperabile resta comunque, al di là di ogni dialettica giuridica, la lettera della norma costituzionale che vuole la pubblica amministrazione assolutamente «imparzia¬ le» cioè nettamente distinta dai partiti che, per la loro stessa natura e finalità, sono necessariamente parziali. .... In un regime democratico «pieno» caratterizzato dall'alternanza delle forze politiche al Governo, l'applicazione del principio dell'imparzialità della pubblica amministrazione sarebbe non solo più facile, ma quasi consequenziale non potendosi immaginare continui mutamenti di mentalità c di funzionamento del complesso apparato amministrativo in correlazione con i cambiamenti politici. La perdita di imparzialità della pubblica amministrazione, intaccando fra l'altro la dignità e la professionalità dei funzionari più qualificati, incide inoltre negativamente sulla sua efficienza provocando quei guasti che sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno Stato moderno, con l'ampliamento dei suoi compiti e la interdipendenza con gli altri Stati (sino a forme di compenetrazione come accadrà nel 1993 con la comunità europea), può sopravvivere a lungo ad una cattiva amministrazione. Ancor meno resiste una reale democrazia in un contesto politico-amministrativo che vede il cittadino nei suoi rapporti con le pubbliche autorità, costretto a ricercare protezione politica e sottoposto a quotidiani spettacoli di indebita ingerenza dei partiti. Ormai, infatti, non c'è più settore politico che si sottragga all'attenzione dei partiti, persino servizi essenziali squisitamente tecnici come quelli sanitari non ne sono immuni. Circola sempre più insistente la voce che anche per i primariati negli ospedali il «placet politico», oltre a quello corporativo medico, se non costituisce ancora una condizione, rappresenta comunque un utile ed a volte determinante viatico. Giancarlo Ferrerò

Persone citate: Giancarlo Ferrerò, Mortati