Gorby, oggi il voto della verità

Gorby, oggi il voto della verità Al parlamento dell'Urss la legge che dà pieni poteri al leader sovietico Gorby, oggi il voto della verità Migliaia di moscoviti contro la dittatura MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo gli infuocati dibattiti della settimana scorsa, il congresso dei deputati dell'Urss ha avuto ieri una battuta d'arresto, mentre oggi i parlamentari saranno chiamati a votare prò o contro il progetto di modifiche costituzionali che, se approvato, concederà al presidente Michail Gorbaciov ampi poteri per guidare tutte le strutture di gestione del Paese. Vuoto il palazzo dei congressi del Cremlino, la lotta si è spostata nelle Repubbliche, dove prosegue con rinnovato vigore la strategia della tensione. E' il caso della Lettonia, dove nella capitale Riga è esplosa una nuova bomba, davanti alla scuola superiore dell'esercito, o del Nagorno Karabakh, dove per miracolo un autobus carico di uomini delle truppe degli Interni è scampato allo scoppio di una potente mina. Malgrado l'appello lanciato alla televisione locale dal sindaco progressista Gavril Popov, intanto, alcune migliaia di moscoviti si sono radunati davanti al municipio della capitale sovietica per protestare contro il pericolo di una dittatura, denunciato giovedì scorso al congresso dal dimissionario ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze. «No alla dittatura militare-comunista», «Il Presi¬ dente non è stato eletto dittatore dal popolo», si leggeva sui cartelli dei manifestanti, con un chiaro riferimento al presidente Michail Gorbaciov. Eppure la battaglia parlamentare in corso dimostra che Gorbaciov è lontano dall'essere stato scelto come guida dalle forze che spingono verso un regime autoritario. Il primo ministro Nikolaj Ryzhkov, il cui governo sarebbe costretto a dare le dimissioni nel caso in cui il congresso approvasse la riforma gorbacioviana, ha compiuto alla vigilia della sessione parlamentare un «tour» delle imprese sottoposte alla supervisione dei militari (garantiscono il 60 per cento dell'intera produzione industriale dell'Urss), affermando di voler difendere «fino alla morte» il settore dalle riduzioni, previste dai piani economici e dagli accordi internazionali raggiunti dalla leadership gorbacioviana. Sempre Ryzhkov, due giorni fa, ha detto chiaramente di non voler lasciare il suo posto, nel caso in cui la riforma istituzionale voluta dal Presidente non venisse approvata, ed in realtà i numeri testimoniano delle difficoltà che Gorbaciov sta incontrando. Perché gli emendamenti siano approvati, infatti, il Presidente ha bisogno di una maggioranza dei due terzi dei 2250 seggi del congresso. Di fatto, sei Repubbliche hanno abbandonato i lavori, causando ulteriori difficoltà a Gorbaciov: la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, l'Armenia, la Georgia e la Molda- Fabio Squillante CONTINUA A PAGINA 2 Mosca. Per Natale al «Gum» sono arrivate le scarpe e subito i moscoviti hanno preso d'assalto il grande magazzino [epa)

Persone citate: Eduard Shevardnadze, Fabio Squillante, Gavril Popov, Gorbaciov, Michail Gorbaciov, Nikolaj Ryzhkov, Ryzhkov