Manca: l'informazione non è propaganda di Bruno VespaMaria Grazia Bruzzone

Manca: l'informazione non è propaganda Manca: l'informazione non è propaganda «In Rai c'è libertà, infatti in tv si è criticato il direttore» ROMA. «L'intervista a Saddam Hussein "negata" a Bruno Vespa? Pasquarelli e io, come massimi vertici Rai, e lo stesso governo, la sconsigliammo già due mesi fa, quando l'ambasciata irachena l'aveva proposta al TG2. E oggi nulla giustifica l'uso di due pesi e due misure. Ma censure alla Rai non ce ne sono. Altrimenti, come presidente, sarei il primo ad esserne investito». Al telefono da Parigi, il presidente della Rai Enrico Manca condivide la decisione del direttore generale Pasquarelli che ha bloccato la messa in onda dell'intervista al dittatore irakeno fatta dal direttore del Tgl. E va oltre. Raccontando, spiegando, distinguendo. E ponendo domande di chiarimento. Il veto a Saddam Hussein dunque è una vecchia storia. Come è andata? Di veto proprio non parlerei. Semplicemente, un paio di mesi fa l'ambasciata dell'Iraq propose al direttore del Tg2 un'intervista. Prima di procedere Alberto La Volpe si consultò con il presidente e con il diret¬ tore generale dell'azienda. Sentì anche l'opinione del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri. Il governo, per quanto mi risulta, si comportò molto correttamente, limitandosi a sconsigliare l'intervista per motivi di opportunità politica. E i vertici dell'azienda? Per quanto mi riguarda, io facevo un ragionamento diverso, più legato al ruolo di intervento che la televisione, in generale, ha ormai assunto nei grandi avvenimenti della politica e della storia. Un ruolo determinante, positivo ma anche mistificante. Basta pensare alla caduta del regime romeno, l'anno scorso. Oggi il 50 per cento dell'informazione è legato alla libertà di informare, che alla Rai non mi pare in questione. L'altro 50 per cento è connesso a qualcosa di più sofisticato, all'uso, più o meno distorto o propagandistico che può essere fatto dell'informazione stessa. Tornando al nostro caso. Nel nostro caso, se dal Golfo fosse venuta una vera notizia: poniamo il caso di Saddam che annuncia il suo ritiro dal Kuwait, allora non vi sarebbe stata la minima esitazione. Ma in una situazione di stasi, oggi addirittura di aggravamento della tensione, non si può non sottovalutare una strumentalizzazione. Quello che non riesco a capire piuttosto è come mai, mentre La Volpe soprassedette, il direttore del Tgl abbia proceduto ugualmente all'intervista, senza essére sicuro di poterla trasmettere. Forse nessuno a suo tempo lo aveva avvisato. O il direttore generale lo aveva fatto? Questo francamente non lo so. La programmazione non dipende da me. Non ne ho parlato ancora con Pasquarelli ma ritengo che è proprio questo punto che dovrà essere chiarito in sede aziendale. Perchè, se si fosse tenuto un comportamento univoco, forse l'intera vicenda poteva essere evitata. Ma non c'è contraddizione fra il potere del direttore generale e quello dei direttori responsabili dei telegiornali? Non è che al direttore generale si possano dare tutti i poteri una volta e nessun potere un'altra, a proprio comodo. La legge sulla Rai conferisce al direttore generale poteri su tutto quello che va in onda, sia informazione, sia spettacolo. Se ci sono contraddizioni, bisogna cambiare la legge. L'importante, nel nostro caso, è non demo- nizzare le posizioni degli altri. L'ordine dei giornalisti, dopo questo episodio, ha parlato di un tentativo di «trasformare l'informazione radiotelevisiva publica in mero portavoce del potere politico». Eppure lei nega che alla Rai vi sia censura. Censura? In un'azienda in cui il direttore della maggiore testata giornalistica contesta il suo superiore non fra le mura dell'ufficio ma dal video, davanti a milioni di telespettatori. Un'azienda dove c'è addirittura una rete e un intero telegiornale d'opposizione. Si parla, si discute, ci si lacera, ma intanto va in onda tutto. Personalmente ho difeso pubblicamente Samarcanda e ho suggerito a Barbato di aggiungere la replica alla sua Cartolina. L'unico episodio di vera censura è capitato a Vigorelli - un giornalista socialista, fra l'altro - che aveva commesso l'errore di usare un tono sbagliato verso La Malfa, chiamadolo «politicante». Fu sospeso per qualche giorno. Maria Grazia Bruzzone Il presidente Rai Enrico Manca

Luoghi citati: Iraq, Kuwait, Parigi, Roma