Il caso Vespa divide la maggioranza di Andrea Di Robilant

Il caso Vespa divide la maggioranza Pli, pri e sinistra de criticano la censura del direttore, i giornalisti Rai sono in agitazione Il caso Vespa divide la maggioranza I socialisti: giusto il veto all'intervista ROMA. Il psi è sceso in campo con forza per difendere la decisione del verlice Hai di non mandare in onda l'intervista a Saddam Hussein fatta dal direttore del Tgl Bruno Vespa. E per bocca di Gennaro Acquaviva, fedelissimo di Craxi, ha intimato allo stesso Vespa di dimettersi «se si considera vittima di una sopraffazione». Ma la reazione dei partiti di maggioranza è stata tutt'altro che univoca. Liberali e repubblicani si sono infatti schierati dalla parte di Vespa. E la stessa de si è spaccata, con la sinistra del partito preoccupata da quello che considera un atto di autocensura da parte della Rai. La vicenda ha creato una vera bufera alla Rai, dove i giornalisti hanno annunciato che faranno uno sciopero generale se l'intervista di Vespa a Saddam Hussein non andrà in onda nei prossimi giorni. Nel frattempo, a 24 ore dal clamoroso veto del direttore generale Gianni Pasquarelli, emerge ormai con chiarezza che Vespa decise di andare avanti con l'intervista nonostante lo stesso Pasquarelli, il presidente della Rai Enrico Manca e la presidenza del Consiglio, d'accordo con il ministero degli Esteri - tutti da lui interpellati - gli avessero chiesto di desistere. Perché lo abbia fatto rimane un mistero. Da ieri Vespa si è messo in ferie e ogni tentativo di avere da lui una spiegazione è risultato vano. In Rai, tuttavia, l'ipotesi prevalente è che non sia tanto per sfida a Pasquarelli quanto per «tentazione di scoop» che il direttore del Tgl abbia deciso di recarsi a Baghdad. Lo stesso Pasquarelli, del resto, sapeva che Vespa aveva deciso di procedere comùnque con l'intervista. E sapeva che il direttore del Tgl si era recato la settimana scorsa a Baghdad per incontrare Saddam Hussein. Non è chiaro come mai abbia aspettato l'ultimo momento per bloccare il tutto. Questo punto oscuro, ha anticipato Manca, sarà esaminato in consiglio di amministrazione. Il presidente della Rai ha detto ieri di aver condiviso la decisione di Pasquarelli di non mandare in onda l'intervista. «Ma rimane da accertare - ha aggiunto - come e perché si è sviluppata questa vicenda. Se si fosse avuto un comportamento univoco, poteva essere evitata prima che si determinasse». Manca lascia intendere che Vespa possa aver ricevuto un trattamento diverso da quello riservato da Pasquarelli al direttore del Tg2 Alberto La Volpe. Il quale, infatti, chiese in duo occasioni se era il caso di accettare l'offerta di intervistare Saddam Hussein e nei due casi il no di Pasquarelli fu molto chiaro e il direttore del Tg2 non insistette. Tanto più che anche il psi, il partito di La Volpe, si era pronunciato contro l'intervista lo scorso settembre. «Ci fu chiesta la nostra opinione - ha rivelato ieri il senatore Acquaviva - e noi ci limitammo a osservare che sino ad allora Hussein aveva rilasciato diverse interviste e in tutti i casi se n'era servito per fare della mera propaganda. Ci siamo chiesti a che cosa sarebbe potuto servire una nuova intervista: un conto è informare, un conto è fare da megafono alle tesi altrui». Ma per il partito repubblicano, il veto di Pasquarelli è del tutto ingiustificato. E" secondo il vicesegretario del pri Giorgio Bogi «conferma le crescenti contraddizioni di cui soffre l'informazione pubblica». A questo punto, insiste Bogi, «bisogna anche chiedersi per quale ragione direttori di testate Rai chiedano al governo valutazioni preventive di opportunità politica su iniziative che si accingono a prendere, riconoscendo implicitamente che il loro è un ruolo a sovranità limitata». Dello stesso avviso è il partito liberale; «L'autocensura della Rai - sostiene il capogruppo del pli alta Camera, Paolo Battistuzzi - non solo ricorda il "taci, il nemico ti ascolta" degli anni più bui della nostra informazione, ma sancisce anche un giornalismo dimezzato ed organico al sistema». E la sinistra de, esautorata dal vertice della Rai da quando si è insediato il governo Andreotti, ha contestato anch'essa la decisione di Pasquarelli. «E' stato un errore», ha commentato l'onorevole Guido Bodrato. La cosa che ci differenzia dall'Iraq è proprio il fatto che noi dovremmo trasmettere anche le interviste a Saddam Hussein». ' Ma è alla Rai che la rivolta contro la decisione di Pasquarelli è stata più accesa. Ieri l'assemblea del Tgl, dopo essersi schierata compatta con, il suo direttore, ha proclamato lo stato di agitazione fino a quando l'intervista non sarà trasmessa. La solidarietà a Vespa, del resto, è-stata espressa anche dall'esecutivo sindacale di tutti i giornalisti della Rai (Usigrai), il quale ha fatto sapere ieri che se l'intervista non andrà in onda proclamerà uno sciopero generale. Pasquarelli aveva motivato la sua decisione spiegando che sarebbe stato tanto più inopportuno mandare in onda l'intervista a Saddam Hussein in quanto l'Italia ha ancora la presidenza di turno della Cee. Ma i giornalisti della Rai fanno notare che la presidenza di turno scade domani e che se questo è il vero motivo la si può mandare in onda subito dopo. Nel frattempo è sceso in campo anche l'Ordine dei giornalisti italiani. «Si ha la netta sensazione - dice un comunicato - che si voglia trasformare l'informazione radio-televisiva pubblica a mero portavoce del potere politico». Andrea di Robilant Il direttore del Tg I Bruno Vespa, autore dell'intervista «censurata» dalla Rai

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Italia, Roma