Esame alla Consulta il 16 gennaio

Esame alla Consulta il 16 gennaio Esame alla Consulta il 16 gennaio Conso: come presidente sarò io a votare per ultimo ROMA. «L'Alta Corte ha scelto la data del 16 gennaio come quella preferibile per l'udienza pubblica sui tre referendum riguardanti le leggi elettorali prima ancora che partisse l'ultimatum dell'Onu a Saddam Hussein. Le vicende internazionali non hanno nulla a che vedere con il lavoro dr-lla Consulta». Lo ha affermato il presidente dell'Alta Corte Giovanni Conso in una dichiarazione alla Stampa in vista dell'atteso verdetto della Consulta previsto tra circa tre settimane. Ieri, intanto, i tre Comitati promotori dei referendum hanno annunciato di contestare ufficialmente la validità e l'esistenza stessa della delibera del Consiglio dei ministri di affidare all'Avvocatura generale dello Stato l'incarico di costituirsi in giudizio davanti all'Alta Corte per opporsi all'ammissibilità dei tre referendum. A parere dei Comitati promotori, che agiscono quali «poteri dello Stato» (un riconoscimento analogo a quello delle Camere e dello stesso Governo, che deriva da una sentenza emessa dalla Consulta nel '78), il Consiglio dei ministri non si sarebbe dovuto in ogni caso occupare dei tre referendum nella seduta del 17 novembre scorso, perchè a tale data la Cassazione non aveva inviato a palazzo Chigi alcuna delle tre delibere. Difatti, le prime due riguardanti la legge elettorale del Senato e della Camera, pur essendo state decise il 15 novembre, sono state notificate solo il 19 novembre (cioè due giorni dopo la riunione del Governo), mentre la terza è stata adottata il 29 novembre (è stata, tra l'altro, disposta dalla Cassazione un'integrazione del quesito referendario) e notificata il 6 dicembre (cioè ben oltre la data della seduta di palazzo Chigi). La clamorosa iniziativa dei Comitati, secondo l'ex presidente della Consulta Livio Paladin, rappresenta un «caso» senza precedenti. Per la prima volta l'Alta Corte dovrà così risponde¬ re a questo interrogativo: era prematuro o no per il Governo incaricare l'Avvocatura generale dello Stato di opporsi ai tre referendum prima ancora di conoscere ufficialmente l'esito della verifica delle 500 mila firme da parte della Cassazione? Se la risposta sarà positiva l'avvocato dello Stato Giorgio Azzariti, che potrà comunque depositare memorie scritte entro il 12 gennaio, non potrebbe neppure prendere la parola alla Consulta. Sulla delicata questione l'attuale presidente della Corte professor Giovanni Conso non si sbilancia (sarà lui, tra l'altro, il relatore di tutte e tre le cause). Ma lascia chiaramente intendere che la Corte resterà in una posizione assolutamente neutrale. «Sino alla mattina del 16 gennaio nessuna dichiarazione, nessuna carta - spiega Conso - potrà assumere valore ufficiale per la Corte Costituzionale, che solo da quel momento come collegio, e quindi congiuntamente da tutti i suoi componenti, ascolterà ed esaminerà tutto quanto sarà da essa stessa in piena indipendenza considerato legittimamente acquisibile». Presidente, è vero che il suo voto varrà doppio in caso di parità, 7 a 7 (a seguito della mancata elezione da parte delle Camere del successore del professor Dell'Andro deceduto due mesi fa la Corte sarà composta da 14 giudici, compreso il presidente)? E come avverrà la votazione in camera di consiglio? «Chi vota per ultimo come me può anche non contar niente. La votazione, che è sempre preceduta da un dibattito in cui ogni giudice può esprimere il proprio punto di vista, avviene in genere per alzata di mano. Non c'è, però, una regola precisa. Il primo a pronunciarsi è il più giovane di età, cioè il professor Baldassarre, poi, via via, gli altri giudici fino al più anziano, il professor Gallo. Per ultimo tocca al presidente». Pierluigi Franz

Persone citate: Conso, Gallo, Giorgio Azzariti, Giovanni Conso, Livio Paladin, Pierluigi Franz, Saddam Hussein

Luoghi citati: Roma