Nuove regole elettorali

Nuove regole elettorali Nuove regole elettorali ROMA. I tre referendum, sui quali da mesi infuriano le polemiche, puntano a modificare la legge elettorale. Essi riguardano il Senato, la Camera e i Comuni. Il loro obiettivo è che al Senato venga introdotto il sistema uninominale puro, alla Camera sia possibile una drastica riduzione delle preferenze e in tutti i Comuni si voti con il sistema maggioritario. Sono soprattutto il quesito referendario relativo al Senato e ai Comuni a dividere le forze politiche. Il referendum per il Senato comporterebbe, se fosse approvato, che 238 senatori (tante sono le circoscrizioni) verrebbero eletti «all'inglese», cioè in base alla regola che in ogni circoscrizione viene eletto il candidato che ha riportato più voti, mentre i rimanenti 77 verrebbero eletti con la proporzionale. Il quesito sui Comuni, invece, estenderebbe a tutto il Paese il sistema maggioritario, oggi in vigore soltanto per i Comuni sotto i 5000 abitanti. [r. i.] 12 dicembre, infatti, cominciò alla 17 del pomeriggio e si concluse appena mezz'ora dopo. E allora, cos'è successo realmente? Ha ragione Palazzo Chigi o Egidio Sterpa? E ancora, se si è trattato di «un sotterfugio» di Andreotti come già denuncia il comunista Claudio Petruccioli, qual è il movente che lo ha spinto ad usare questo espediente? Per ora di certe ci sono solo le reazioni inviperite dei sostenitori dei referendum elettorali. Il presidente del comitato promotore, il de Mario Segni, spara sulla decisione sostenendo che è «priva di valide motivazioni». Marco Pannella parla di «eccesso di interventismo» da parte del