Regina, ma senz'aureola di Mario Ciriello

Regina, ma senz'aureola Polemica sulla proposta di beatificare Isabella di Castiglia Regina, ma senz'aureola Contrarigli ebrei e i musulmani «Fu lei a esiliarci dalla Spagna» LONDRA NOSTRO SERVIZIO E' una proposta che scotta, quella giunta al Vaticano da dinamiche e pugnaci associazioni spagnole. Scotta, perché se accolta, attizzerà un tempestoso casus belli, in cui la Chiesa di Roma si troverà sotto il fuoco congiunto di ebrei e musulmani. La bufera già soffia, storici e teologi già snudano le loro erudite spade. La domanda è questa: merita la regina Isabella l'elevazione alla sfera dei santi? Per moltissimi spagnoli, non vi sono dubbi sulle sue mirabili virtù, il Vaticano deve beatificare e canonizzare la sovrana «con procedura d'urgenza». Ma per ebrei e musulmani, la donna è una diavolessa. E' più che comprensibile, questa collera ebraica ed islamica. Isabella, chiamata «La Catolica» per l'ardore della sua fede, firmò i decreti che, tra il 1492 e il 1502, condannarono all'esilio migliaia di israeliti e di musulmani, tutti coloro che si rifiutavano di convertirsi al cristianesimo. Non basta. Sotto la direzione di Isabella di Castiglia (nata nel 1451, morta nel 1504) l'Inquisizione concentrò le sue implacabili, e sovente crudelissime, attività sui Moriscos e sui Marranos, ovvero su saraceni ed ebrei battezzati o figli di battezzati. Marrano è il «porco», in spagnolo, dall'arabo muharram, «cosa vietata», perché né ebrei né musulmani toccavano la sua carne. Altro che santa: protestano dunque gli avversari dell'idea giunta in queste settimane a Roma da Madrid. Avversari che sono particolarmente bellicosi in Inghilterra e tra i quali appaiono notabili di varie Chiese cristiane. Si odono anche voci cattoliche, come quella del reverendo Gerald Mahon, presidente della Commissione vescovile per le relazioni tra cattolici ed ebrei: «Scriverò subito al Vaticano per manifestare le mie preoccupazioni. Non si può presentare Isabella come un esempio di condotta cristiana». E' un'indignazione che nulla attenua, neppure la consapevolezza delle eccezionali doti politiche della sovrana e la sua influenza morale su una Corte che prima di lei era cotrrotta e dissoluta. Proprio perché la forza delle sue convinzioni religiose era irrefrenabile, Isabella deviò più di una volta dalla via della saggezza: e ne sono prova la proscrizione degli ebrei e la persecuzione dei «mori». Sir Sigmund Sternberg, presidente dell'International Council of Christians and Jews, dichiara: «Vogliamo che Roma archivi il progetto e riesamini la storia». Hesham el-Essawy, presidente in Inghilterra della Islamic Society for Religious Tolerance (e fautore da qualche mese di una revoca della condanna a morte contro Salman Rushdie) insorge: «Musulmani ed ebrei dovevano convertirsi, spada alla gola. Isabella non era un angelo, bensì un demone». Ben diverso il ritratto dipinto dagli opuscoli distribuiti a Madrid: «Isabella è il modello cui devono ispirarsi adolescenti, donne, madri e capi di governo». Ma perché questa improvvisa campagna prò Isabella? Fra due anni la Spagna celebrerà la scoperta dell'America nel 1492 e molti a Madrid sarebbero felici di coronare la grande festa nazionale con la canonizzazione della regina che rese possibile, e finanziò, il viaggio di Cristoforo Colombo. E' una strada ardua. Occorrono due miracoli, uno per la beatificazione ed uno per la canonizzazione. Per ora, Isabella non è neppure «venerabile», non v'è certezza che sia morta «in concetto di santità». Salvo sorprese, gli allarmi ebraici e islamici sembrano proprio prematuri. Mario Ciriello La regina Isabella, detta «La Catolica»

Persone citate: Castiglia, Cristoforo Colombo, Gerald Mahon, Marrano, Salman Rushdie, Sigmund Sternberg