Piano Solo, nel mirino anche Pasolini

Piano Solo, nel mirino anche Pasolini Piano Solo, nel mirino anche Pasolini Gli intellettuali e ipolitici da «deportare» ROMA DALLA REDAZIONE ROMA. Paolo Pasolini, scrittore e regista; Gillo Pontecorvo, regista; Guido Quaranta, Candiano Falaschi e Ugo Baduel, giornalisti; Luciano Lama, Agostino Marianetti e Rinaldo Scheda; sindacalisti; Aldo Tortorella, Armando Cossutta e Abdon Alinovi, parlamentari; Mario Gozzini, «scrittore cattolico». Sono alcuni dei «nemici» del generale Giovanni De Lorenzo, dodici nomi fra i 731 che il comandante dei carabinieri ed ex-capo del Sifar aveva intenzione di deportare durante il progettato colpo di Stato del 1964. La lista degli «enucleandi» del Piano Solo - così venivano definiti coloro che dovevano essere arrestati e concentrati in vari luoghi della penisola per essere poi riuniti in una base della Sardegna allo scoccare dell'«ora X» - fu pubblicata a spizzichi e bocconi alla fine degli Anni Sessanta, quando il progettato golpe di De Lorenzo venne alla luce. L'altro giorno, l'Unità ha ripubblicato un centinaio di no¬ mi. Si tratta soltanto di una lista parziale, le persone di cui si parla sono una minima parte di quelle che, secondo quanto emerse nelle inchieste giornalistiche, parlamentari e giudiziarie, dovevano essere deportate su ordine del generale. Proprio perché si tratta di un elenco parziale, è difficile intravedere nella lista degli «enucleandi» un criterio seguito da chi l'ha stilata. I nomi sono suddivisi per regione, e questo si spiega con il fatto che spettava ai comandanti delle varie Legioni dei carabinieri arrestare e prendere in consegna i «sovversivi» al momento opportuno. E' anche possibile che la compilazione delle liste sia stata affidata ad ufficiali ed informatori locali, persone che cioè conoscevano bene le situazioni nelle varie regioni. Accanto a nomi famosi come quelli di Pasolini e dei deputati comunisti, infatti, ne appaiono altri per lo più sconosciuti e attivi solo sul piano locale. Le indicazioni di questi personaggi sono abbastanza particolareggiate. A Roma e nel Lazio vengono segnalati, ad esempio, Lazzaro Pompili (co¬ munista, dirigente dei post-telegrafonici), Agostino Medelina (comunista, membro della cassa mu&a artigiani), Mario Lolli, Armando Cavallari e Giacomo Marcotini, tre comunisti che lavoravano al Poligrafico dello Stato. Per altre zone compaiono i nomi del segretario della sezione psiup di Oristano (Pietro Pinna), di un sindacalista comunista delle acciaierie di Terni (Aldo Ramozzi), di un dirigente sindacale degli operai dell'Arsenale a Taranto (Florindo Lemma). Il comune denominatore che unisce tutte queste persone, comunque, è l'essere attivisti sindacali o politici, militanti nei partiti di sinistra. Oppure l'essere degli intellettuali progressisti come Pasolini, Pontecorvo, Alfonso Leonetti e Gozzini, che nel 1976 sarebbe stato eletto senatore indipendente nelle liste del pei insieme con altri cattolici del dissenso. Quando, nel corso dei vari processi e delle diverse inchieste, De Lorenzo e i suoi uomini furono chiamati a rispondere di questi elenchi, dissero che si trattava solo di normali liste di «persone con precedenti penali, attentatori e sovversivi vari». Ma' come si può vedere, di pregiudicati e criminali comuni è difficile trovare traccia. La destinazione finale degli «enucleandi», secondo quanto sta emergendo dalle inchieste di questi giorni, sarebbe stata la base di Capo Marrargiu, in Sardegna, il centro di addestramento dei «gladiatori». Sarebbe questo l'anello di congiunzione tra il piano Solo e la Gladio. E' un punto, questo, sul quale si sono susseguite conferme e smentite, e che dovrebbe essere chiarito con la pubblicazione degli omissis del Piano Solo e del rapporto Manes promessa dal governo. Alcune di quelle censure furono anch'esse rese note fin dal '68. Come quella apposta alla deposizione del generale Dagoberto Azzari. «Gli arrestati avrebbero dovuto essere concentrati omissis», suonava la dichiarazione dell'ufficiale. Questo il testo della parte censurata: «nell'aeroporto di Falconara o nel porto di Ancona, per essere poi fatti proseguire via aerea o via mare per un'isola di cui fu fatto vago cenno».

Luoghi citati: Ancona, Lazio, Oristano, Roma, Sardegna, Taranto