I problemi della giustizia affliggono tutta l'Europa
I problemi della giustizia affliggono tutta l'Europa I problemi della giustizia affliggono tutta l'Europa Ingerenza politica, criminalità organizzata, immigrazione dal Terzo Mondo «A questa crisi interna si aggiunge una pessima immagine della giustizia: troppo lenta, complicata, inaccessibile, e che intrattiene rapporti ambìgui con la politica. Parallelamente a questa immagine degradata, il personale - pur senza ottenere alcun riconoscimento - continua a fare sforzi notevoli, soffrendo così una doppia ingiustizia, perché subisce l'immagine negativa dell'istituzione da un lato, e deve operare in con dizioni di lavoro degradate dall'altro... «Sempre trascurato, il settore civilistico ha però una notevole importanza per la vita quotidiana: conflitti di lavoro, diritti di famiglia e dei minori... Questa attività, che concerne in primo luogo gli utenti, non è stata fatta oggetto di un'attenzione sufficiente, e l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge non è stata garantita. La giustizia penale è stata caratterizzata dalla scelta del "carcere soprattutto". Ma non si può fare della prigione l'unica risposta ai problemi della delinquenza. Lo sviluppo della prevenzione, del reinserimento, parenti poveri del ministero, è indispensabile. Una politica penale per il XXI secolo deve orientarsi verso la ricerca di mediazioni piuttosto che rinchiudersi nella sola repressione. «...Noi nonpossiamo accettare che l'indipendenza del giudice sia garantita solo dall'idea che se ne possa fare lui stesso, o dalle esigenze della sua carriera... La messa in opera di una vera amministrazione della giustizia, la chiarificazione dei rapporti tra amministrazione e giurisdizione sono indispensabili... La carenza cronica dei dipendenti è aggravata dai nuovi compiti, per i quali non si programmano mezzi sufficienti...». Il magistrato Guido Viola Non si tratta della mozione di questa o quella corrente del Csm, ma dell'articolo firmato su «Le Monde» di sabato 1 dicembre da Yves Rousset, portavoce nazionale dell'intersindacale «Justice»», che in Francia raggruppa tutti gli operatori giudiziari: avvocati, magistrati, funzionari. In quello stesso giorno, mentre in Italia il sostituto procuratore di Milano dott. Viola annunciava le proprie dimissioni, e - parlando dello svilimento della figura del giudice nel nostro Paese - citava come migliori le condizioni di altri Paesi, Francia inclusa, a Parigi la polizia caricava giudici ed avvocati in toga, che dimostravano davanti al Palazzo di Giustizia. Eppure la Francia ha tutto quel che i nostri politici considerano essenziale per «normalizzare» la giustizia: magistrati che sono alle dipendenze del ministero della Giustizia, car¬ riere controllate dall'alto, assenza di un Csm come il nostro, una rete di norme penali più dure e decise delle nostre, ma anche servizi assistenziali (per detenuti e «devianti» vari) oggettivamente migliore della nostra. Ma non è bastato a garantire la «pace sociale» all'interno del pianeta giudiziario: il che vuol dire che esistono problemi ben più vasti, che superano gli stretti limiti nazionali, e si possono oramai ben dire europei. Il pensiero corre subito alla criminalità organizzata, alle difficoltà anche sociali poste dalla crescente migrazione dal Terzo Mondo: il che è vero, ma non basta. In realtà, ad accomunare Francia ed Italia vi sono l'ingerenza costante ed universale del potere politico, e le vicende oscure dei servizi segreti. La Francia non avrà avuto una «Gladio» e men che mai una «strategia della tensione»; ha però avuto una Oas, l'affare Ben Barka (leader marocchino «scomparso» pare con la connivenza dei servizi segreti francesi), e possibili autofinanziamenti di certi servizi segreti con lo smercio di droga ai tempi delle guerre di Indocina ed Algeria. Soprattutto, ha un potere politico che non ha esitato, di recente, ad emanare una amnistia per tutti i reati di «scorrettezza amministrativa» commessi dai suoi membri, e di cui i alcuni rappresentanti sono in¬
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