Quando un ostaggio diventa star in tv

Quando un ostaggio diventa star in tv Programma con gli italiani in Iraq Quando un ostaggio diventa star in tv La crisi del Golfo intriga Berlusconi. Stasera uno scambio di videolettere La crisi del Golfo Persico è la più televisiva della storia: qualche sera fa gli americani potevano scegliere tra il discorso di Bush su un canale e quello del diti ritore di Baghdad sull'altro, in contemporanea, mentre Migdad Murad, l'annunciatore che sembra la controfigura di Saddam Hussein, sta perfino godendo di una certa popolarità mondiale. Nelle scorse settimane si temeva che la guerra fosse a un passo: un network americano ha offerto alla Rai la diretta satellite. Non sappiamo se la Rai abbia accettato o no: certo la legge della concorrenza non indurrebbe allo sdegnato rifiuto. Gli ostaggi italiani in Iraq stasera sono in onda su un canale di Berlusconi: Retequattro, 22,45. Titolo del programma: «Lettere dal Golfo». Le lettere sono videolettere, messaggi registrati su una cassetta e spediti ai famigliari. Questi registreranno un messaggio di risposta e lo spediranno ai congiunti prigionieri di fatto dal 2 agosto. Si potrà discutere: cronaca o cinismo? L'occhio delle telecamere fra le storie minime dei contemporanei travolti dalla Storia oppure lo spettacolo della sofferenza (altrui), degli involontari in prima fila? Si potrà, per cominciare, stare a vedere. Anticipiamo due spicchi di trasmissione: la videolettera del cantante Franco Angelillo alla moglie Regina e quella dell'ingegnere venticinquenne Marco Lorenzetti che parla ai genitori. Angelillo ha il volto scavato: «Come vedi sono dimagrito di altri otto chili da quando mi hai lasciato. Qui a Baghdad la tensione fra noi ostaggi è sempre maggiore». La moglie era con lui: è riuscita ad andarsene dopo trentacinque giorni. Gli manda-a dire: «Sto cercando di fare il possibile. Passo le giornate al telefono con amici influenti, tra i quali però, alcuni si sono mostrati falsi amici. Sono riuscita a parlare con il ministro Tognoli, con l'ambasciata irachena. Sto passando la mia vita al telefono per cercare di sbloccare la si¬ tuazione. Come fanno tutte le mogli, del resto. Non posso fare di più». Angelillo: «Purtroppo partiranno ancora venti italiani. Dico purtroppo per me, perché in quella lista io non ci sono. Come ben sai non appartengo a nessun gruppo politico. Non appartengo a nessuna grossa società. Faccio loro tanti auguri. Ma puoi ben capire il mio rammarico». La moglie: «Non arrabbiarti per quello che sto per dirti. Sappi però che ho ricevuto una lettera dall'Alitalia che dice: "Gentile signora, la preghiamo di portare 173 mila lire entro 15 giorni". E' veramente triste. Dopo essere stata un mese in ostaggio mi mandano anche il sollecito per il pagamento del volo da Roma a Milano. E' ridicolo». Angelillo: «Spero che questa situazione si sblocchi al più presto, con una pace totale, non soltanto per i giapponesi o i tedeschi. E mi auguro di essere anch'io nelle prossime liste. Ti abbraccio forte forte». Parla Marco Lorenzetti: «Vorrei tranquillizzare papà e mamma sulle mie condizioni. Spero che vi rendiate conto che sto bene. Va meglio ora che sono a Baghdad rispetto a come mi trovato quand'ero a Kuwait City. La mancanza si fa sentire, ma per quello che riguarda le esigenze quotidiane non ci manca nulla. Mi rendo conto che la sofferenza che voi provate non è minore della mia. Vi penso spesso. Ritorno sovente con la mente al periodo di Kuwait City quando non c'era possibilità di comunicare. Penso che sia l'aspetto più negativo che ricordo. Almeno qui a Baghdad non c'è questo problema. Speriamo di tornare presto». Il padre gli risponde. Parla, s'interrompe per piangere, riprende, piange ancora: «Si può fare ben poco, per non dire niente... Abbiamo un comitato di famigliari disperati... Senza un'ancora a cui appoggiarsi. Un'ancora di un certo potere. Colloqui, incontri... A destra e a sinistra. Senza ottenere mai nulla». [s. p.] La madre e la sorella di Martino Bandini, uno degli ostaggi di Saddam

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Milano, Roma