PICCOLO REGIO di Giorgio Gualerzi

Mercoledì 7 alle audizioni discografiche si commemora Alessandro ValenteMercoledì 7 alle audizioni discografiche si commemora Alessandro Valente Mercoledì 7 alle audizioni discografiche si commemora Alessandro Valente ALESSANDRO Valente: chi è costui? Una tipica domanda da scommessa, quasi certamente destinata a restare senza risposta, anche a Torino, dove pure questo signore era nato il 9 gennaio di cento anni fa. «Uom singoiar costui» potremmo dire con Don Carlo de Vargas e non sbaglieremmo pensando alla sua avventura umana; ma non è per caso che citiamo il personaggio di un'opera lirica, poiché Alessandro Valente, deceduto a Imperia ancor giovane il 7 ottobre 1958, ebbe come professione principale, sebbene fondamentalmente sfortunata, quella di tenore. Nell'ambito del ciclo dedicato ai tenori del '90, un insigne «vociologo» come Guido Talloni, che del Valente è un estimatore, ne rievoca la singolare figura umana e artistica al Piccolo Regio, alle ore 17,30 di mercoledì 7 novembre. La sua carriera si è svolta prevalentemente in Inghilterra, dove il giovanissimo Valente (più tardi, in artei Alex Vallo) esordisce con Mascagni nel 1911 e l'anno successivo con Leoncavallo. Ciò spiega come il suo nome sia praticamente sconosciuto anche fra gli appassionati, e perché nel 1940, allo scoppio della guerra, Valente e la moglie Costanza Perosino (da lui sposata a Londra nel 1923 e ne nasceranno quattro figli), nel frattempo tornati in Italia, siano stati internati per un paio di mesi per sospetta intelligenza con il nemico. Non spiega invece come a cinquantanni le fondate speranze canore di Valente si fossero ormai vanificate in un alternarsi di illusioni e delusioni con il definitivo prevalere, dovuto anche al non facile carattere dell'interessato, di queste ultime. Eppure non erano mancate le occasioni, anche clamorose, per affermarsi: nel 1927 a Londra l'incisione delle due arie di Calaf (la prima nella storia del disco), cui segue però la mancata «prima» di «Turandot» al Covent Garden (al suo posto canterà Merli); nel '28 l'incisione completa dei «Pagliacci)), ma anche l'esclusione dall'Arena (dovuta, si disse, al fatto che Valente non era iscritto al partito fascista) per la «prima» locale ancora del Puccini postumo, che certo avrebbe consentito alla voce forte, estesa e vibrante del tenore .torinese di emergere e di affermarsi perentoriamente. Nel 1931 non vanno in porto trattative con la Russia, e quattro anni più tardi falliranno anche proposte cinematografiche dall'Inghilterra, rimastagli fedele, che intendevano sfruttare il suo eccellente fisico e la sua somiglianza con Herbert MarshaD, un attore che allora andava per la maggiore. Non approderà infine ad alcun risultato l'estremo tentativo, peraltro piuttosto velleitario, di fare dischi nella Germania dell'immediato dopoguerra. Ma di fronte alla vocazione del cantante, sostanzialmente inappagata, in compenso emergevano contemporaneamente le sue attitudini tecniche, valorizzate da un non comune talento creativo che aveva modo di manifestarsi mediante una serie di invenzioni regolarmente brevettate. Insomma, dove non aveva potuto il mancato «divo» dell'ugola, è invece perfettamente riuscito il maestro della ricerca e dell'invenzione. Ma Alessandro Valente avanza ugualmente i suoi diritti canori, e con ragione, poiché sarebbe forse potuto essere un grande tenore Drammatico, Giorgio Gualerzi

Luoghi citati: Germania, Imperia, Inghilterra, Italia, Londra, Russia, Torino