A tu per tu con la storia di Pier Franco Quaglieni

A tu per tu con la storia «Gli anni della svolta mondiale» nel bloc-notes di Spadolini A tu per tu con la storia Gorbaciov il grande protagonista C~~ IOVANNI Spadolini, storico, giornalista, uomo politico, pubblicando Gli anni della svolta mon ìdiale (Bloc-notes 1988- 1990), Ed. Longanesi, rende una testimonianza di eccezionale interesse su un periodo che ormai si può definire storico in quanto i fatti accaduti, in particolare nel 1989, sono di tale portata e significato che per essi si può parlare davvero di svolta. E' molto difficile essere contemporaneamente storici e giornalisti (i casi di storici-giornalisti sono pochissimi: pensiamo a Luigi Salvatorelli, ad esempio), ma soprattutto è quasi impossibile essere storici e protagonisti nel medesimo tempo. Spadolini, corazzato di cultura storica - come disse una volta di lui Mario Soldati - è passato attraverso il fuoco della politica senza bruciarsi. Nelle sue pagine c'è innanzitutto l'ansia di capire (la grande lezione crociana della storia intesa come giustificatrice e non come giustiziera). Ed emerge subito, fin dalle prime righe, la preoccupazione di far comprendere al lettore «gli anni che hanno visto l'uscita dal tunnel della guerra fredda, la revisione degli equilibri fondamentali tra Est ed Ovest, l'avvio della distensione nucleare, l'emancipazione dell'Europa orientale, la profonda influenza che quelle vicende hanno esercitato sull'Unione Sovietica, spingendola a un radicale esame di coscienza cui è appesa la sorte stessa del presunto (e sperato) vincitore Gorbaciov». Giovanni Spadolini è uno dei pochissimi statisti italiani davvero conosciuti e apprezzati all'estero. La sua presidenza del Consiglio resterà negli annali della Repubblica anche sotto il profilo del prestigio internazionale che egli seppe imprimere alla politica estera italiana. Il libro Gli anni della svolta mondiale nasce quindi dal vivo degli avvenimenti, da viaggi al¬ l'estero e da colloqui che Spadolini ha avuto con uomini di diverso orientamento politico e culturale e che gli hanno consentito di farsi un'idea diretta della situazione. Ma va detto subito che se la pagina spadoliniana rivela lo «scrittore di razza», come ha osservato Carlo Bo, essa ci fa anche scoprire il viaggiatore di immensa cultura e di multiformi interessi. Ad esempio, nelle pagine dedicate al travaglio dell'Ungheria, emerge uno Spadolini che non limita il suo interesse ai fatti della politica ma, da attento conoscitore della storia, della cultura e delle tradizioni del Paese che visita, rivela un'attenzione straordinaria per tutto ciò che lo circonda. L'incontro con Sacharov Vale la pena di citarlo qua e là: «Mi sposto sulle rive del Danubio verso la statua di Petòfi. Una piccola piazza da cui è partito tutto in Ungheria. E' partito il moto studentesco e rivoluzionario del 15 marzo 1848, le Cinque Giornate di Budapest prima di quelle di Milano. E' partito, il 23 ottobre 1956, il grande corteo che ha acceso il ciclo della seconda e ancor più infelice rivoluzione. (...) Il Danubio è statuario e solenne, quasi indifferente alla tragica storia di quelle rive. Qui siamo a Pest; il castello di Buda, il castello dei re d'Ungheria, il castello dove l'ammiraglio Horthy è stato arrestato dalle SS (...) ti guarda dall'altra parte del fiume, sullo sfondo inimitabile di quelle dorsali evocanti i picchi dei Carpazi». A fianco di queste annotazioni ci sono i colloqui con il premier ungherese Grosz, vicino a Gorbaciov, il primate d'Ungheria, «presule vigilato, di scuola Casaroli», il rabbino Schweitzer, che accoglie Spadolini alla scuola rabbinica di Budapest. Com'è naturale, appena Spado¬ lini - che è uno straordinario bibliofilo - incontra una biblioteca, la sua attenzione ne è irresistibilmente attratta: egli, che nota persino la rilegatura di una singola opera, sarebbe tentato di salire sulle scale per vedere da vicino altri libri, ma se ne astiene perché teme «le reazioni di meraviglia o di incredulità del pubblico e dei turisti domenicali». Prova questa che non solo in Italia l'idea di un uomo politico attratto dai libri e dalla cultura suscita «meraviglia» o «incredulità». Nel viaggio polacco Spadolini incontra Walesa, il cardinale Glemp, gli esponenti di Solidarnosc, gli uomini politici più importanti. Fra le pagine più alte del libro ci sono quelle dedicate all'incontro con Sacharov: «L'uomo misura le parole. Non indulge mai alla retorica. E' secco e lapidario nelle sentenze. Conosceva il rigore e l'impassibilità dei vecchi professori universitari. Eppure quando pronuncia la parola sdegno, Sacharov si accende...». Il capitolo su Sacharov è idealmente collegabile a quello dedicato a Ignazio Silone nella seconda parte del libro che raccoglie «frammenti di memoria» e testimonianze italiane (notevoli, tra gli altri, i ricordi di Manara Valgimigli, di Sciascia e di Pertini che significativamente chiude il volume). Silone fu anche lui un «dissidente» perseguitato che attende almeno una giustizia postuma. Ma il principale protagonista del libro è Gorbaciov, l'uomo della speranza europea. Scrive infa Li Spadolini: «Gorvaciov sa 1 la Russia è in primo luogo Eui. pa, sa che le frontiere dell'Europa non si fermano alla Vistola (...), sa che le correnti fondamentali della storia e della cultura europea si ritrovano tutte nella Russia, e non sono state mai del tutto eliminate neanche dalle espressioni del comunismo totalitario». Nel capitolo intitolato «A tu per tu con Gorbaciov parlando di Guicciardini» viene delineato un ritratto a tutto tondo dell'uomo della perestrojka da cui emerge la straordinaria personalità dello statista russo. Un capitolo è anche dedicato a Israele, Arafat e agli ebrei sovietici. In esso, riconfermando la solidarietà che da sempre l'autore manifesta verso gli ebrei, Spadolini non esita a invitare Israele ad andare oltre certe miopie e intransigenze grette e violente: «Ci sono momenti in cui si deve guardare lontano». Nel libro si affollano tanti altri personaggi e problemi che sarebbe impossibile anche solo citare. Il volume è uno stimolo a riflettere serenamente sugli anni della svolta gorbacioviana, caratterizzati dall'abbattimento dei muri e dalla crisi del collettivismo marxista, «anche in rapporto ai problemi che pongono all'Europa (...) che deve farsi carico delle nuove responsabilità che la dinamica delle relazioni internazionali impone». La casa comune europea In questa direzione i ragionamenti dello Spadolini storicogiornalista e quelli dello Spadolini uomo di Stato si saldano in un'unica visione, quella europea. Lo stesso autore vede come «grande protagonista, anche sotterranea», del libro l'Europa che lo porta a sentire, con Gorbaciov, una Russia «essenzialmente europea», che appartiene alla «casa comune» di cui parla il presidente russo. Nel libro di Giovanni Spadolini c'è il segno tangibile dell'opera intensa, misurata e concreta che lo statista italiano ha profuso in questi anni per contribuire, innanzitutto con l'impegno politico-culturale, a favorire una svolta storica che vorremmo davvero irreversibile. Pier Franco Quaglieni L'incontro di Spadolini con Sacharov, nel febbraio '89 a Roma. Al fisico sovietico scomparso un anno fa il presidente del Senato dedica alcune fra le sue pagine più belle