C'è anche la «letteratura sommersa»

C'è anche la «letteratura sommersa» C'è anche la «letteratura sommersa» 01GGI pomeriggio al Campidoglio di Roma, alla presenza del sindaco Carrara, del presidente del I Consiglio Andreotti e del ministro dell'Istruzione Bianco, verrà presentato, da Scevola Mariotti e dai direttori dell'opera, Lo spazio letterario di Roma antica (ed. Salerno). L'impresa editoriale presenta in cinque volumi (tre già pubblicati) la letteratura dell'antica Roma ponendo al centro dell'indagine non tanto gli autori quanto i testi. Questa la sua principale novità, che appare immediatamente evidente dal fatto che alla concezione, elaborazione e stesura di testi latini e dedicato un solo volume, mentre gli altri tre ripercorrono le varie vicende dei testi stessi: come circolarono e furono accolti nelle varie epoche, sia quando incominciarono a essere conosciuti sia in seguito, con le influenze che esercitarono sulla civiltà europea, fino a oggi, presenti anche nel teatro e nel cinema, nella televisione e persino nei fumetti. Il quinto volume, quale appendice dell'opera, comprenderà un quadro d'insieme della produzione letteraria nel mondo romano antico e una rassegna bibliografica selezionata ed essenziale. L'impresa è stata progettata ed è diretta, oltreché in parte scritta, dal paleografo Guglielmo Cavallo, dallo storico della letteratura latina Paolo Fedeli e dallo storico di Roma, Andrea Giardinai vi collaborano più di quaranta studiosi, competenti nelle aree più diverse. L'opera delinea il panorama della civiltà romana antica nella totalità della sua documentazione scritta. Studia perciò non solo i testi che siamo soliti definire letterari, espressione della cultura ufficiale - a noi pervenuti attraverso un processo di selezione compiutosi nell'antichità e sopravvissuti alle successive selezioni dell'età medievale ma anche quelli sia di una vasta Busto marmoreo giovanile di Virgilio «letteratura sommersa», affidati a forme di trasmissione orale o non legata ai tradizionali generi letterari, sia di carattere tecnico o scientifico o strumentale, in primo luogo i testi giuridici e quelli destinati alla pratica scolastica. Tutte le espressioni della paideia romana vengono attentamente prese in considerazione, con particolare riguardo per la scuola e per i testi attraverso i quali la cultura romana si riprodusse attraverso i secoli. I testi, analizzati nella loro genesi e nelle loro vicende attraverso i secoli, sono tutti scritti in lingua latina. Restano perciò esclusi i testi scritti a Roma in lingua greca. Eppure furono anch'essi un frutto della civiltà romana, seppure non esclusivamente di essa. Molte opere storiche, da Polibio fino a Cassio Dione e oltre, lezioni di filosofia in greco come quelle di Musonio Rufo (cavaliere di Bolsena contemporaneo di Seneca) e di Epitteto (già schiavo di un liberto di Nerone), documentano anch'esse, come altre opere in greco di poeti e prosatori, la civiltà letteraria romana. La loro sostanziale assenza lascia in ombra una parte dell'orizzonte romano. In effetti la civiltà romana, dal momento in cui apparvero in essa i primi testi letterari, era una civiltà bilingue che si esprimeva in latino e anche in greco. In greco essa ci ha trasmesso documenti molto significativi, come i Pensieri dell'imperatore Marco Aurelio, in cui confluiscono la saggezza stoica greca e l'esperienza politica romana. Merita attenzione anche il fatto che persino i primi storici romani di Roma, gli analisti Fabio Pittore e Cincio Alimento, composero le loro opere in greco. Il terzo volume, ora uscito, illustra, per mano di quattordici studiosi, la cultura romana davanti a se stessa (l'autobiografia intellettuale, il pubblico a cui i testi erano destinati, i critici), le riconversioni del testo (il passaggio dalla rappresentazione scenica alla lettura, le metamorfosi del racconto, i centoni), i ricuperi dei testi (la riscoperta dell'arcaico nel II sec. d. C, citazioni di grammatici, riassunti ed epitomi), i modi della trasmissione e rivalutazione dei testi latini fino all'età umanistica. Sono pagine che si leggono tutte con interesse, che aprono spesso prospettive nuove di lettura e di interpretazione, mostrando gli antichi testi inseriti nel tessuto di una civiltà che nello scorrere dei secoli si rinnova. Ci appaiono così chiare le molte vie per le quali dall'Umanesimo in poi il classico venne rivisitato o fatto rivivere come modello, liberato dalle incrostazioni dei secoli precedenti. Italo Lana