A Bargagli è tornata la paura di Guido Coppini

A Bargagli è tornata la paura Nuovo misterioso episodio dopo gli omicidi, forse è la stessa arma A Bargagli è tornata la paura Tre personeferite a fucilate in una villa GENOVA. E ora la sindrome del «mostro» dilaga a Bargagli, 2600 abitanti, nell'alta Val Bisagno, ad una trentina di chilometri da Genova. Aumenta la paura, come avvenne nelle campagne di Firenze dove furono trucidate coppiette che si erano isolate in macchina. Allora, come oggi, il volto dell'autore (o degli autori) degli attentati è sconosciuto. Sabato sera tre colpi di fucile da caccia, probabilmente calibro 12, la stessa arma che (insieme a randelli e grosse pietre) ha ammazzato altre persone della vallata, sono esplosi alla periferia di Bargagli: tre persone ferite, una quarta ancora in stato di choc. Avrebbe potuto essere una strage. Ore 21. In una villetta di Bragalla, una delle tante frazioni di Bargagli sparpagliate lungo la strada statale 45, ci sono Paolo Acquafresca, 49 anni e un banco di frutta e verdura ai mercati di corso Sardegna a Genova, la moglie Lina e la figlia diciassettenne Piera, studentessa. Abitano a Genova in via Donaver. Hanno riaperto la seconda casa per il lungo weekend dei Santi, anche approfittando della splendida giornata di sole. La zona ò solitaria. Gli Acquafresca trascorrono in una villetta, abitualmente, i fine settimana. Non hanno mai avuto segnali minacciosi. Piera aspetta il fidanzato, Roberto Cerofolini di 23 anni, nipote dell'ex sindaco socialista di Genova Fulvio Cerofolini, un giovane che, terminato da poco un corso di formazione-lavoro, attende un posto fisso. Roberto Cerofolini ha anch'egli una seconda casa poco distante da quella degli Acquafresca. Si avvia in moto verso la casa della fidanzata: lui e lei hanno in previsione di uscire. Il giovane parcheggia sul retro della villetta, entra da un ingresso secondario. Ma in quel momento qualcuno suona il campanello all'ingresso principale. Un po' stupito, seguito dalla fidanzata, Roberto va ad aprire la grande porta a vetri che dà sulla campagna. Ed ò allora che una rosa di pallini lo raggiunge al volto e al petto. Ferita anche Piera che ò a pochi passi da lui: i pallini la raggiungono alle gambe e i vetri spaccati le procurano alcuni tagli. Paolo Acquafresca, prestati i primi soccorsi ai feriti, e chiamata al telefono la polizia, torna a chiudere la porta quando il fucile spara ancora: l'uomo cade a terra, il volto trasformato in una maschera di sangue. Mezzo paese corre all'ospedale «San Martino» di Genova dove i feriti sono ricoverati, per avere notizie. Per Roberto Cerofolini la prognosi è riservata, mentre si teme che Paolo Acquafresca possa perdere un occhio. Meno gravi le condizio¬ ni di Piera, stesa sul lettino del pronto soccorso; la signora Ac, lafresca mormora: «Mai più in quella maledetta casa». Lo sparatore è giunto ed è fuggito quasi certamente a piedi, perché la mulattiera che finisce nei campi non ha sbocchi. Nessuno ha sentito qualcosa: ci sono centinaia di metri tra una villetta e l'altra: eppoi, se qualcuno ha udito gli spari, è anche possibile che si sia cucito la bocca. A Bargagli - e questa sembra ormai una sinistra consuetudine - è molto meglio farsi i fatti propri, vista l'impressionante catena di vendette che si sono succedute negli anni. Il fucile torna quindi a sparare nelle campagne dove un'eguale arma, la sera del 10 settembre dell'anno scorso, uccise Salvatore Leonardi, coiffeur a Genova poi trasferitosi a Bargagli in una casetta da lui stesso costruita nella frazione Canova. Un attacco contro i meridionali? La polizia non esclude del tutto questa ipotesi: Leonardi, 65 anni, sposato e padre di un figlio tassista, era originario di Macchia di Giarre, in provincia di Catania. Paolo Acquafresca era arrivato in Liguria da una località della Puglia. Ma che qualcuno voglia espellere con la durezza i meridionali da Bargagli sembra un'ipotesi molto labile. Il paesino è macchiato di sangue da quarant'anni, e l'ultimo agguato rivela coincidenze terribili, da brivido. Intanto il fucile: è dello stesso calibro di quello che uccise Leonardi e che alla fine del 1988 assassinò Francesco Funera e Carmine Arena. Eguale la tecnica: il suono del campanello, e fuoco sulla persona che va ad aprire. Un pazzo? E' un'altra delle piste. Perché non sembra che le vittime della sparatoria del sabato sera abbiano alcun legame con le venti morti avvenute a Bargagli dalla Liberazione a pochi mesi fa. Allora gli omicidi erano legati a furti e fatti di sangue avvenuti nel primo dopoguerra e a vendette. Guido Coppini La casa della famiglia Acquafresca, teatro della nuova sparatoria di Bargagli