Savona, il giudice archivia

Savona, il giudice archivia Savona, il giudice archivia Ma il dossier sulle bombe nere va alla Commissione Stragi SAVONA. I giudici Francantonio | Granerò e Maurizio Picozzi avevano ricostruito il quadro (la strategia della tensione di marca neofascista) in cui maturarono gli attentati dinamitardi che sconvolsero e insanguinarono ( 1 morto, Fanny Dallari, e 18 feriti) Savona dall'autunno del 1974 alla primavera dell'anno successivo. Il sostituto procuratore della Repubblica, Tiz: :ia Parenti, cui è stata trasmosf.;' l'inchiesta (la terza) dall'ex ".icio istruzione, per procedere con il nuovo rito, ha raccolto indizi utili ad identificare gli autori materiali. Il magistrato, però, li ritiene insufficienti per un rinvio a giudizio e oggi deposita la sua requisitoria con una richiesta di archiviazione. L'ultima parola toccherà al giudice dell'istruttoria preliminare, Fiorenza Giorgi, cui sono state inviate le 50 mila pagine dei verbali di interrogatorio raccolte dai giudici Granerò e Picozzi e le 100 della requisitoria del sostituto Tiziana Parenti. Nelle prime ci sono i nomi del «gotha» dell'eversione nera, sospettati di essere i mandanti. Nelle seconde, quelli di alcuni dei presunti autori degli attentati dinamitardi. Indipendentemente dalla decisione del giudice Giorgi, sembra che le carte processuali siano destinata a finire alla Commissione stragi. Il senatore Francesco Macis (pei) si sta interessando alla vicenda. Nelle indagini sulle «bombe nere», a giudizio del giudice Antonio Pet.rella, autore della prima inchiesta (una seconda venne avocata dalla procura generale della Repubblica di Genova e entrambe si conclusero con un nulla di fatto) «ci furono carenze in¬ vestigative e colpevoli omissioni;): perquisizioni non effettuate e piste trascurate nonostante esistessero chiare indicazioni. Fra queste, quella indicata da Carlos Alberto De Carvalho, ex ufficiale del corpo di spedizione portoghese in Angola e frequentatore dei neofascisti rifugiati nella Spagna franchista. Disse, e lo ha confermato al giudice Picozzi: «I neofascisti, con il supporto economico - logistico di falangisti, avevano programmato una serie di attentati in Italia. Proprio all'epoca degli attentati di Savona mi commissionarono 4 passaporti falsi e mi consegnarono le fotografie di Clemente Graziani, Elio Massagrande, Giancarlo Rognoni e Mario Tuti». Poi, all'ex ufficiale, in partenza per l'Italia, un avvertimento: «Non passare per Savona». Sono le persone cui, insieme ad un altro estremistra di destra, Salvatore Francia, e a Giuliano Pollerò, impiegato dell'amministrazione provinciale di Savona, furono inviate comunicazioni giudiziarie per strage. Il sostituto procuratore Parenti, ha identificato negli attentati di Savona un asse fra il Ponente ligure (in particolare, Borghetto Santo Spirito) e Torino, e fa proprie le critiche del giudice Petrella sulle carenze investigative. Un esempio: il 10 novembre '75, venne arrestato il segretario della sezione dell'msi di Borghetto Santo Spirito, Agostino Sansone, per detenzione di 700 grammi di esplosivo e 22 detonatori. Ordigni che avevano caratteristiche simili a quelli utilizzati per gli attentati di Savona. Nessuno ordinò un esame comparativo. Bruno Balbo