Donatoni la musica e i falsi intellettuali di F. Mond.

Donatoni, la musica e i falsi intellettuali Sul maestro un libro-intervista di Restagno Donatoni, la musica e i falsi intellettuali E APPENA calato il sipario su un felice «Settembre Musica» e, puntuale, il suo direttore artistico Enzo Rcstagno fa proseguire in libreria un programma che quest'anno poneva in primo piano la figura di un grosso autore contemporaneo, finalmente un italiano: Franco Donatoni è così diventato un volume (Edt). Una bella sorpresa, testimonianza per il futuro, catalogo per il presente di un festival che accanto ai classici ritaglia uno spazio anche per i compositori di oggi: l'anno scorso Carter, questa volta Donatoni (in copertina si legge infatti il solo cognome): qualcuno avrà confuso il Carter compositore con l'omonimo ex Presidente americano, quest'anno i distratti dallo sport penseranno a un campione del Milan Football Club: Donadoni, virtuoso della sfera di cuoio. Probabilmente a Franco Donatoni, invece, del virtuosismo non importa nulla: è un uomo solido, moderno che alchimizza nel suo dialogo musica, politica, cultura, il fattore sociale: un professionista che parla chiaro. A proposito del mitico e sopravvalutato John Cage: «... è stato l'intellettuale europeo a intepretarlo come una manifestazione del negativo perché di questo aveva bisogno. Cage è soltanto un musicista califor¬ niano, un mattacchione». C'è tutto un mondo dietro questa affermazione, il mondo del musicista in antitesi con quello degli intellettuali che (s)parlano di musica, non vanno a orecchio, interpretano secondo i principi di una sensibilità che si colloca nel cervello e non in altre parti anatomiche o altre parti dello spirito. Cage, nella Milano non ancora «radicai» ma già «chic», era il genio di cui parlare nei salotti alla fine degli Anni 50: era il gioiello che usciva dalle labbra di insigni prestigiatori come Umberto Eco e amici. Cage era il presunto genio al cui nome allora, secondo una oscena moda, si aggregava l'aggettivo «delizioso». Ogni decennio mette in auge il proprio aggettivo. I Cinquanta imposero questo bignè lessicale...: «Al limite preferisco il delizioso Cage...». Chi scrive è grato a Restagno per aver dato spazio a un uomo che rivela (si legga attentamente la lunga e precisa intervista) una dote spesso superiore alla genialità: l'intelligenza, rara, crudele come la pistola di Sam Spade, sottile come la spada di Cyrano. Il libro offre: la vita; un'autobiografia in forma di intervista; le opere; le testimonianze; un'appendice a cura di Giorgio Pugliaro (catalogo delle opere, nota bibliografica, nota discografica), [f. mond.]