Giustizieri per un quartiere

Giustizieri per un quartiere A San Salvano raccolta di firme e la decisione di una ronda privata Giustizieri per un quartiere / vigilantes scelti tra i nordafricani «Contro la violenza degli extracomunitari a San Salvario è in corso un'iniziativa che conta già 150 aderenti, decisi a pagarsi una sorveglianza all'altezza della situazione. Al posto dei soliti vigilantes, un terzetto di capibastone scelti tra il fior fiore della feccia magrebina. Si son presentati con i guanti a chiodi di gomma per gli schiaffi di avvertimento e quelli per gli sfregi, con la lama che scatta nel palmo. Ciascuno ha chiesto 600 mila lire alla settimana». Neanche caro, per tanta vergogna. Gian Carlo Clara, presidente dell'«Oasi Commerciale Valentino», ne parla con lo stesso coraggio che lo ha indotto a denunciare, «qui dove su 21 furti in negozio ne son stati denunciati solo tre e di 12 scippi neanche uno», una rapina subita dalla sua agenzia turistica. Spiega: «La nostra associazione racchiusa tra corso Marconi, via Nizza, via Madama Cristina e corso Vittorio, è nata tra commercianti ma ormai rappresenta tutti. Compresi la Comunità Ebraica e ben sei amministratori di condomini, oltre a professionisti e artigiani per un totale di 1215 operatori». Fissata il 3 dicembre la prossima assemblea, l'Oasi del Valentino si prepara ad abolire dalle vetrine, per protesta, qualsiasi locandina siglata dai politici. Se le autorità continueranno a latitare, inoltre, i negozi finiranno per chiudere ogni pomeriggio prima del buio. Ma quando comincerà la ronda africana dei giustizieri? «C'è gente che mi confessa: quasi quasi, invece di rinnovare la vostra quota associativa, ci aggiungo qualche soldo e contribuisco a pagare i picchiatori di quartiere. I commercianti per ora stan zitti, paventando un calo di vendite a Natale. Ma temo che la situazione deflagrerà appena il commercio locale avrà verificato che gli affari di Natale sono andati comunque male. Tra sei mesi qui si uscirà con la pistola». Lo anticipa il presidente, lo san tutti. A partire dalla negoziante di calzature di via Berthollet che racconta ridendo delle nere abituate a scappare «come lepri» con le nuove scarpe ai piedi, senza pagare «come capita di continuo anche alla merciaia di via Saluzzo». Quasi uno scherzo rispetto alla spaccata con il coperchio di un tombino di sette mesi fa, alla cassa rubata mercoledì mentre la cassiera era nel retro, ai graffi sui vetri per verificarne le doti antisfondamento o alle palle in fogli di giornale tirate verso la sirena d'allarme, per saggiarne le reazioni. Roba da poco? Forse sì, in rapporto alla farmacia «del Corso» dove domenica scorsa, «assente per paura la farmacista in gravidanza, la sua anziana coadiutrice e il ragazzo di bottega han dovuto chiamare il 113 per salvarsi dall'assalto dei drogati, inferociti per l'esaurimento delle 280 siringhe disponibili». Mentre lunedì scorso alle 15,30, in via Berthollet, tanti han visto il ragazzo sdraiato su un cofano cui un'amica iniettava eroina nella schiena. Oppure quell'altro drogato «che, caduto nel cassonetto dove lo spacciatore aveva nascosto la bustina e finalmente tirato fuori dai passanti, ha rovesciato il contenitore con un calcio e si è rimesso a cercar la bustina nell'immondizia senza una parola». Con lo stesso rito silenzioso con cui i drogati qui affondano le siringhe usate nei copertoni delle auto, convinti di sterilizzarle. Fantasmi urbani? Chi voglia conoscere i punti di smercio di San Salvario non ha che da chiedere. Riassume Gian Carlo Clara: «Tra i punti caldi rientrano via Principe Tommaso angolo via Silvio Pellico; via Berthollet angolo via Madama Cristina; via Saluzzo angolo via Berthollet; via San Pio V angolo via Saluzzo, via Saluzzo angolo corso Vittorio». Senza contare i portici di via Nizza, «dove il giornalaio notturno conta di ritirarsi al più presto, e intanto si fa coraggio con tre vecchi contrabbandieri di sigarette che però stan anche loro cedendo alla nuova teppaglia. Costretti, intanto, per evitare che la concorrenza africana vi stenda le sue mercanzie, ad innaffiare di continuo il proprio angolo di selciato». Oppure il mercato di via Madama Cristina, «dove il boss magrebino, accantonato il vecchio orario preserale, ora smercia indisturbato ogni mattina a partire dalle 9,30. Giungendo l'altro giorno a prendere platealmente e regalmente a schiaffi, dopo avergli tesa la mano, un giovanissimo cliente «infido». Controlli? Confessa il presidente: «Per trovare l'unico vigile del mercato ho impiegato tre giorni ed è finita che l'ho spaventato: ma lei - mi ha chiesto - cosa vuol mai da me? In zona abbiamo dodici auto abbandonate da chissà quando, compresa una Lancia Beta Coupé ferma in zona disco in via Berthollet 17 da 16 mesi, nonostante abbiamo avvisato ben tre volte il capo dei vigili». Con chi confidarsi, allora, per quei magrebini che per settimane han fotografato con tanto di cavalletto tutte le vetrine più belle? Commentano gli associati: «La tragedia è che qui ciascuno si sente ormai legittimato a imperversare con una tracotanza senza limiti. Gli extracomunitari come le prostitute o gli automobilisti che ormai se ne infischiano di qualsiasi regola. Ed è un veleno che ammorba l'aria». Alla sua origine la minaccia dirompente di algerini, tunisini e marocchini regolarizzati e quindi «di casa» a Porta Nuova. «Mentre con senegalesi, filippini o palestinesi non c'è difficoltà, da sei mesi questi magrebini stanno formando autentiche bande rimpolpate da un brulichio di sedicenti "familiari". Smerciano droga, ingiuriano, taglieggiano. E intanto qui incancrenisce un clima da guerriglia urbana». [1. r.] Una strada del quartiere San Salvario spesso teatro di violenze grandi e piccole. (Sopra) Il negozio di una pettinatrice specializzata per la nuova clientela nera. (Accanto) Un'auto abbandonata

Persone citate: Gian Carlo Clara, Giustizieri

Luoghi citati: San