Il tartufo tricolore

Il tartufo tricolore Tubero da unità nazionale Il tartufo tricolore Se il Bel Paese (il libro dell'abate Stoppani, non il pur delizioso formaggio) contribuì a far conoscere l'Italia agli italiani dopo il raggiungimento dell'unità nazionale, il tartufo sta rinvigorendo questa unità, è diventato vessillo del mondo contadino nuovo, mezzo di livellamento delle varie aree rurali, diplomatico riavvicinatore della gente urbana alla gente di campagna. Dite quello che volete: l'olio, il vino, il latte, la frutta e la verdura, gli agrumi, le bestie di pascolo e di stalla sono, ciascuno, tanti momenti d'intelligenza del produttore ma anche di distinzione nel produrre. I tartufi invece stanno ritessendo, se non la coscienza, di sicuro la comune identità dell'italico popolo, per dirla in maniera così vecchia da apparir nuova. Non è proprio il caso di riaprire qui la questione su vantaggi e svantaggi, ipotetici entrambi, conseguenti all'impresa di Garibaldi e dei suoi. Ma è indubitabile che la storia risorgimentale abbia avuto il calamaio nel Piemonte, allo stesso modo che la storia gastronomica italiana ha, nel Piemonte, i tartufi quali mentori. Anzi, non esistendo oggi una sola regione che non rivendichi aile proprie viscere lontane micorrizazioni tartufigene, bisogna convenire che gli astuti «trifulau» subalpini videro giu- sto e lontano, autentici tessitori di un sottile disegno economico, al modo che lo fu, politicamente, il ghiottissimo loro gran padre, Benso di Cavour. Il tutto nasce fra le vigne delle Langhe una sessantina d'anni fa, quando si scopre che solo là il sottosuolo gemina i tartufi più buoni del mondo. Poi Asti, e subito dopo Moncalvo, si riscoprirono liberi Comuni, instaurarono per sé una libera Repubblica costringendo il Reame a ridisegnarsi i confini, intanto che altrove crescevano le aspirazioni a scavare nella terra. «Eureka» disse tosto Acqualagna, nelle Marche. E poco dopo il peana risuonò fra le gole dei monti di Gubbio, nella vallata fra Gualdo Tadino e Nocera, percorse i fianchi della Valnerina fino a Norcia, contagiando l'intera Umbria e scendendo progressivamente a Magliano dei Marsi in Abruzzo, a Macchiagòdena in Molise. Virando per la Ciociaria, il miracolo-tartufo raggiunse, manco a dirsi, l'Irpinia, dette sollievo aromatico alle pugliesi Murge, s'incuneò dove non arrivano le forze dell'ordine in Aspromonte, ora è lì per varcare lo Stretto, mentre il Logudoro sardo è, in r -rte notti autunnali, tutto un latrare di volpini che già sentono la trifola e sono prossimi a scovarla. Meno, a parole, si trovano tartufi, più il mercato ne offre: a prezzi astronomici. E in attesa che qualche cosmonauta li esporti sulla Luna (e li importi, chi può dirlo?) velocissimi jet li recano quotidianamente negli Stati Uniti, in Giappone, dove c'è benessere a dollari e a yen, senza trascurare i più vicini Paesi del marco, della sterlina. Certi perdinci di tartufi, grossi come un pugno di Ricky Aicardi, il neocampione di pallone elastico, superano le quattro carte da cento per etto. No, per ora la mafia non ha messo le mani su questo straordinario mercato, non si hanno notizie di «tartufi connections», anche se è vero che non bisogna cantare troppo da gallo prima che sia spuntata l'alba. Ma quand'anche i capibastone lo volessero, troverebbero una tale fitta e impenetrabile tela di silenzi su certi meccanismi, da non cavare né un ragno né, tantomeno, un tartufo dal classico buco. Ieri Moncalvo, nell'Astigiano, ha inaugurato la sua celebre sagra, una sagra che sfida quella albese in corso. A fine mese, ai primi di novembre, toccherà a Gubbio, ad Acqualagna, più in là a Norcia. Il solo peccato del tartufo è d'essere maschilista, un peccato inindagabile nella sua portata. Tra migliaia di cercatori non esiste infatti una sola donna che si dedichi a questa felpata attività, che vada per trifole: forse, con un'interrogazione parlamentare, l'on. Raffaele Costa potrebbe illuminar l'arcano e mettere le cose a posto. Franco Piccinelli

Persone citate: Benso, Cavour, Franco Piccinelli, Moncalvo, Nocera, Raffaele Costa, Ricky Aicardi, Stoppani