Effetto serra 10 anni decisivi di Maria Grazia Bruzzone

Effetto serra, 10 anni decisivi Drammatico appello degli scienziati alla Conferenza mondiale di Ginevra Effetto serra, 10 anni decisivi La corsa contro il tempo fino al Duemila GINEVRA. Stabilizzare le emissioni di gas serra entro il 2000 ai livelli del 1990. Fermarsi all'oggi, evitando che lo sviluppo successivo scarichi nell'atmosfera altri milioni di tonnellate di gas responsabili del riscaldamento del pianeta. Quest'obiettivo; che le associazioni ambientaliste mondiali riunite nel Climate Action Network considera il «minimo» per evitare la catastrofe climatica della terra, potrebbe realisticamente essere fatto proprio dalla seconda Conferenza mondiale sul clima che si apre a Ginevra oggi per concludersi il 7 novembre ed entrare nella convenzione che la successiva Conferenza dell'Onu sullo sviluppo prevista nel 1992 in Brasile dovrebbe ratificare. Alla stabilizzazione dell'emissione di gas serra puntano effettivamente gli europei, i cui ministri dell'Ambiente e dell'Energia-Industria si riuniscono proprio oggi a Lussemburgo congiuntamente, come non è nelle consuetudini della Comunità Europea, ma come lo richiede l'urgenza della situazione. Che si arrivi ad un accordo viene dato per scontato, dopo i colloqui che si sono infittiti negli ultimi tempi. «E tutte le volte che l'Europa è riuscita a presentare una posizione comune spiega il direttore del ministero dell'Ambiente Corrado Clini - è sempre riuscita a pesare». Ce ne sarebbe bisogno. Nei due anni trascorsi dalla Conferenza di Toronto, passi avanti ne sono stati compiuti, ma per arrivare ad una situazione di stallo assoluto. I rapporti ordinati dall'Onu all'Ipcc (International Panel on Climate Change) hanno mostrato le certezze ma anche le incertezze della scienza di fronte ai mutamento climatico. Continuando come oggi a rilasciare nell'atmosfera i gas serra (al 50 per cento anidride carbonica derivata dalla combustione di prodotti fossili, petrolio, carbone, metano) il riscaldamento della terra è certo, hanno detto gli scienziati. Ma di quanto? E con quali conseguenze? Le stime oscillano dallo 0,2 allo 0,5 centrigradi per ogni decennio del prossimo secolo, che significa, fra cento anni, un aumento della temperatura di un grado o di 4,5 gradi. In ogni caso il più alto riscaldamento mai verificatosi negli ultimi 100 mila anni. Sposando la tesi dei catastrofisti, l'Ipcc ha dipinto scenari apocalittici: centinaia di migliaia di coste sommerse dal mare, praterie trasformate in deserti e tundre diventate fertili. Ma i «prudenti» mettono in guardia dal prendere per buoni i modelli globali ancora del tutto approssimativi. L'incertezza scientifica ha fatto il gioco di chi teme di sconvolgere una politica energetica industriale radicata nei decenni. Gli Stati Uniti hanno così rifiutato il «principio precauzionale» che imporrebbe di andare comunque nella limitazione. E all'ultima Conferenza di Sundvall in Svezia si sono trovati dalla stessa parte dell'Urss e dei Paesi produttori di petrolio, mentre l'India e altri Paesi poveri temono che una politica di risparmio energetico possa frenare il loro già precario sviluppo. E' uno scenario che si ripropone su scala più piccola, con la Gran Bretagna contraria per principio ad ogni limitazione «esterna» e Spagna, Portogallo e Grecia timorose per la propria economia. Mentre Germania, Olanda e Danimarca si erano già imposti obiettivi di riduzione dal 10 al 25 per cento. II documento messo a punto dai ministri Ruffolo e Battaglia, presidenti di turno per Ambiente ed Energia, tiene conto di queste diversità, suggerendo varie opzioni strategiche, per raggiungere l'obiettivo comune. Quella che sembra riscuotere più chances è la strada che diversifica i sacrifici riconoscendo un «diritto alla crescita economica» diverso da regione a regione della Cee. «L'importante è adottare l'obiettivo della stabilizzazione», dichiara Clini. Che concretamente significa fermare l'emissione di gas serra in Europa a 2909 milioni di tonnellate annue. Il secondo passo sarà armonizzare gli interventi sulle politiche energetiche industriali dei vari Paesi. Perché le limitazioni ambientali si trasformino nella messa a punto di nuovi prodotti e tecnologie (automobili, case, sistemi di riscaldamento e generazione) più sofisticati, in grado di salvare il pianeta non sulla pelle ma a vantaggio del singolo consumatore, delle industrie e degli stessi Stati. Tanto che oggi non si parla ormai più di «risparmio», ma di «efficienza energetica». Maria Grazia Bruzzone Gli scienziati chiedono di bloccare anche i fumi delle ciminiere

Persone citate: Battaglia, Clini, Corrado Clini, Ginevra Effetto, Ruffolo