Fra fotografia e pittura un flirt con screzi e inchini

Fra fotografia e pittura un flirt con screzi e inchini En plein di italiani con Arte Povera e immagini di Paolo Mussat Sartor al Museo Cantini Fra fotografia e pittura un flirt con screzi e inchini Ritratti intriganti a Marsiglia per spiegare il cammino creativo dell'artista MARSIGLIA ON due mostre, una di fotografie e una di opere d'arte, soprattutto sculture e installazioni, il Museo Cantini di Marsiglia mette a confronto due linguaggi, quello fotografico e quello plastico, legati da una lunga tradizione di rapporti talvolta pacifici, altre volte, come ai primordi della fotografia, decisamente conflittuali. Il museo ha fatto un en plein di italiani, anzi di torinesi di nascita o di adozione, tutti peraltro di riconosciuta fama internazionale. E' torinese Paolo Mussat Sartor, il fotografo che a Marsiglia espone una sessantina di immagini, sotto il titolo «Paolo Mussat Sartor, fotografie 19671990», e torinesi sono gli artisti dell'Arte Povera, il movimento nato alla fine degli Anni Sessanta, che i curatori della mostra di Marsiglia ricordano essere «uno dei movimenti italiani maggiori dopo il Futurismo». L'intreccio tra le due mostre non è un semplice confronto fra opere d'arte e fotografie, ma la dimostrazione di come, con autori come Mussat Sartor, la fotografia sappia essere testimonianza dei fenomeni artistici, come una specie di reportage dell'arte colta nei suoi momenti cruciali, e nello stesso tempo un linguaggio del tutto indipendente. Mussat Sartor, infatti, a Marsiglia presenta fra gli altri suoi lavori, una quarantina di ritratti, tutti in bianco e nero, di artisti contemporanei. Sono documenti in cui compaiono gli esponenti dell'Arte Povera quali Merz, Paolini, Kounellis, Penone, ANsehno, Zorio, e altri artisti emersi negli Anni Sessanta e Settanta quali Beuys, Buren, Gilbert & George, De Dominicis, Ontani, Dragomirescu e altri. Quando si entra nel museo, al piano terreno si può vedere la mostra intitolata «Arte Povera», con opere che provengono in massima parte dalla collezione del Centro Georges Pompidou di Parigi, salvo qualcuna che appartiene al Cantini. Come ricorda Bernard Blistène, parigino trentacinquenne, da due mesi direttore dei musei di Marsiglia (una decina in tutto) «è la prima volta che queste opere vengono esposte tutte insieme; a Parigi non era mai stato possibile». Tra l'altro, fu proprio Blistène, che prima dell'incarico marsigliese lavorava al Pompidou, a fare acquistare dal museo parigino le opere esposte qui in mostra. Sono opere di grande qualità quali «L'igloo di Giap» del '68, tre lavori di Anselmo fra cui «Direzione» del '67/68, raccolti in un'apposita stanza e, in una sala attigua, il «Concerto di stracci» di Pistoletto. Importanti anche le opere di Penone, Boetti, Zorio e Kou¬ nellis del quale vediamo tre «senza titolo» del '68/69 dove trionfa, in una sobria purezza estetica, la forza dei materiali. Al piano superiore è allestita in cinque sale la personale di Paolo Mussat Sartor curata, con la direzione di Blistène, dal conservatore Bernard Millet. Con i ritratti, che vediamo concentrati quasi tutti nella prima sala, Mussat Sartor si è calato nel percorso creativo degli artisti, ma le sue fotografie non sono soltanto semplici documenti. Come ha scritto Carlo Gentili presentando di recente Mussat Sartor alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, il fotografo penetra «entro meccanismi metaforici che si rimettono attivamente in moto nell'immagine fotografica, facendo di quest'ultima non un semplice documento, ma piuttosto una diversa forma d'esistenza dell'opera stessa». Nelle stanze seguenti la fotografia di Mussat si presenta essa stessa come opera d'arte. Ecco che il ritratto, ad esempio, diventa una ricerca per esplorare i territori della tecnica fotografica. La fotografia viene così studiata ai confini della pittura, o viceversa, come nel ritratto dai colori molto scuri e soffusi, del pittore Enrico Bay, un'opera del 1971 eseguita - come dice l'autore - in un periodo in cui si ispirava al ritratto neoclassico. Il filo conduttore di questa mostra, che mette a confronto immagini eseguite dal fotografo in un arco di vent'anni, è la ricerca sulla funzione della fotografia, una viscerale e sofferta analisi sulle potenzialità espressive del medium fotografico. Il suo campo di indagine, quindi, resta ancora aperto, Mussat cerca tutto quello che la fotografia può dare come espressione e comunicazione. Elisabetta Tolosano ^'u''° Pao''ni>>- pigmento colorato su stampa fotografica di Mussat Sartor

Luoghi citati: Bologna, Marsiglia, Parigi