Il partito dei transfughi di Luciano Borghesan

Il partito dei transfughi Vita difficile, come sempre, per il governo del Comune: un voto perso, alleati divisi sul centro storico Il partito dei transfughi Sala rossa, quindici anni di via vai Una Sala rossa sempre vivace, fin troppo. La vita delle maggioranze e rispettive giunte che si sono succedute negli ultimi quindici anni al Comune di Torino è costellata di clamorosi abbandoni c di inaspettate adesioni. Un via vai che ha fatto diventare protagonisti della politica cittadina «transfughi», «trasformisti», «dissidenti», «espulsi». Con l'addio di Gaiotti alla de, la storia si ripete? Per ora il mancato capogruppo scudocrociato ha lasciato partito, gruppo consiliare e coalizione esapartito senza decidere altra collocazione. «Sarò indipendente, deciderò il voto sulle delibere secondo coscienza» dice, ma specifica «non escludo in futuro di aderire a qualche altro gruppo». Gli amici capiscono la sua scelta di fedele uomo di corrente (Forze Nuove) e di partito «tradito da chi aveva alimentato in lui aspettative per incarichi che gli erano dovuti», ma i nemici guardano con sospetto al suo «addio»: l'attuale maggioranza ha numeri risicati (41 su 80), basta un residuo soffio di vento per farla cadere. E, come detto, al Comune di Torino certi passaggi si sono già visti. Sempre decisivi. Le cronache abbondano di partenze e di arrivi, così come di giudizi su tali comportamenti. Da una parte chi comprende il travaglio di coloro che non si ritrovano più nelle direttive-gabbia dei partiti e delle correnti e che approva l'autonoma scelta del singolo eletto; dall'altra chi critica il mancato rispetto del mandato elettorale, legato a una campagna elettorale svolta su precisi contenuti e schieraménti e collocato in una lista su cui sono confluiti i voti, prima che le preferenze. La ragione sta solo da una parte? O quegli spostamenti sono il prodotto di un sistema elettorale proporzionale che non garantisce la formazione di maggioranze certe? Il passato può aiutare a trovare risposte. Le pagine sulla Sala rossa dal '75 a oggi offrono molti esempi su cui riflettere. 5 settembre 1975. Il psdi espelle dal partito Alessio, Dondona, Alabiso e Meda «per comportamento politico contrario allv direttive del partito». So¬ no ritenuti colpevoli di aprire un dialogo costruttivo con psi e pei, a dispetto dell'impostazione avuta in campagna elettorale. Gli interessati dicono che «la loro impostazione politica non mirava ad alcuna remunerazione di potere..., ma era la necessità di un discorso politico che doveva investire tutte le forze laiche di sinistra». Al di fuori di Dondona, che poi passò al pli, gli altri tre - tempo dopo - si iscrissero al psi, ed entreranno a pieno titolo nella maggioranza di sinistra. Li seguì, più tardi, un altro socialdemocratico, Migliano. 22 novembre '75. Il repubblicano Enzo Biffi Gentili scrive all'allora sindaco Novelli per metterlo al corrente di alcune sue proposte programmatiche. Novelli gli risponde che «le giunte di sinistra sono aperte al contributo di tutte le forze democratiche». Il pri prende le distanze dall'iniziativa di Biffi è' avvia procedimento disciplinare nei suoi confronti. In Consiglio comunale, l'allora capogruppo del pri, Giorgio La Malfa, parlando delle scelte «dei Biffi e degli Alessio», dice che «queste esperienze rappresentano la continuità del trasformismo e dell'esercizio spregiudicato del potere». L'interessato dice che «qualcosa è cambiato con il voto del 15 giugno '75», che «il consenso chiesto agli elettori era sui programmi, e di programmi noi vogliamo continuare a parlare». Più tardi anche Biffi, seguito da un altro consigliere comunale del pri, Francone, approdò al psi e alla giunta di sinistra. Fa sensazione ritrovare nei resoconti di allora una dichiarazione di Giovanni Porcellana. Proprio l'elezione dell'ex sindaco a capogruppo de, nei giorni scorsi, ha provocato la decisione di Gaiotti (concorrente per quell'incarico) a lasciare la de. Bene, Porcellana, che già in quell'autunno del '75 era capogruppo, commentando le scelte di Biffi, Alessio e compagni osservò: «Siamo ancora una volta in presenza di un episodio di trasformismo politico... Che cosa c'è dietro lo sappiamo: passare dalla minoranza alla maggioranza, perchè non si ha il coraggio di accettare il ruolo assegnato dagli elettori... Dispiace l'inquinamento della vita politica, che finisce per travolgere tutti, perché l'opinione pubblica ci giudica qualunquisti. Si indebolisce la democrazia e si favoriscono nuove forme di superpartito». «Certe tiratine d'orecchi - disse concludendo il dibattito l'allora sindaco Novelli -, specie quando si tende a insinuare ai cittadini che "la politica è una cosa sporca", le rifiutiamo. Intendiamo gli oneri derivati dalle elezioni come servizio alla città, non prenderemo mai nessun provvedimento in funzione del mantenimento del cosiddetto potere». 15 dicembre '75. Il consigliere regionale Carlofelice Rossotto e altri, tra cui i consiglieri comunali Bava e Arcali lasciano il pli e fondano l'uld (Unione liberali democratici). «Con la nostra iniziativa - dicono - speriamo di creare un'area liberale pronta a competere e a portare i propri attacchi sul terreno della sinistra... Sono infondate e lo dimostreranno i fatti lè'accuse di immoralità e trasformismo che ci vengono da più parti». Un altro protagonista dei giorni d'oggi, l'allora consigliere regionale pli, Zanone (oggi sindaco), commentò: «Il nuovo movimento raccoglie elementi del pli che hanno gestito il partito e condotto la campagna elettorale all'insegna dell'anticomunismo». Altissimo deplorò «gli eletti del popolo che hanno tradito il mandato». Più tardi, Rossotto diede l'appoggio alla giunta di sinistra in Regione; Arcari e Bava non si opposero al governo pci-psi in Comune. 9 gennaio '85. L'assessore alla casa Domenico Russo e il consigliere comunale Prospero Cerabona si dimettono dal pei: «Nel partito non è consentito discutere, anche dividersi, per ritardi sui valori della democrazia interna e per la logica consequenziale del centralismo democratico». Assicurarono di continuare a sostenere la maggioranza di sinistra, ma di lì a poco proprio per quel dissenso nato nel pei, fu il psi a togliere l'appoggio esterno al governo monocolore comunista guidato da Novelli. Ora Russo, vicepresidente Iacp, è iscritto al pri; Cerabona è consiglere comunale per il psi. 29 luglio '87. «In quest'ultimo anno - scrive il consigliere regionale dei verdi civici Pezzana al collega Abbà che siede in sala rossa - il silenzio è stato rotto unicamente dalle notizie del tuo appoggio alla maggioranza pentapartito. Brutte novità, quindi, non tanto nel merito della tua scelta, di cui sei unico responsa¬ bile, quanto dal punto di vista dell'immagine pubblica che ne deriva per la lista verde civica». Lo invitò a dimettersi da consigliere comunale. Abbà rispose che non lo avrebbe fatto: «Noi verdi e voi radicali non abbiamo più nulla a spartire da tempo». Nell'89 si candidò alle elezioni politiche nelle liste del psi. Luciano Borghesan Una finestra su Torino: piazza San Carlo vista dal sindaco Zanone; sopra, Gaiotti

Luoghi citati: Comune Di Torino, Torino