Un nuovo vino da Messa di Sergio Miravalle

Un nuovo vino da Messa In Italia se ne consuma oltre un milione di litri all'anno Un nuovo vino da Messa Prodotto da un 'azienda astigiana CARMIGNIANO (Firenze). Il nome è «Malvaxia sincerum», ottenuto da uve passite di Malvasia di Castelnuovo Don Bosco. Ha una controetichetta rigorosamente in latino per gli «usi sacramentali». Tra i consigli si ricorda ai sacerdoti che «ampulla in cella frigidaria servanola est» (cioè mantenere la bottiglia in frigorifero). E' il prototipo del primo vino da messa «firmato», ovvero prodotto espressamente per finire sull'altare. E' stato presentato in anteprima da Roberto Bava della omonima casa vinicola di Cocconato d'Asti, al convegno «Il Vinsanto in paradiso». Per due giorni, sulle colline attorno a Firenze enologi e religiosi hanno discusso con passione sul rapporto tra vino e chiesa. E' campo di ricerca ricco di storia e citazioni, basti per tutte, quella di papa Martino che nel 1200 soleva chiudere i suoi interventi con il motto «Ergo bibemus». E il famoso Bonifacio Vili amava talmente il rosso francese della valle del Ro¬ dano che divenne il Chateauneuf-du-Pape. Per il diritto canonico il vino della Messa deve essere «naturale de gemine vitis et non corruptum», cioè frutto della vite, naturalmente, senza alterazioni. Eppure secondo un'indagine compiuta negli anni scorsi, la qualità dei vini usati dai celebranti non è sempre all'altezza. Nel calice finiscono prodotti anonimi, spesso mal conservati, con numerosi difetti. A Cocconato è sorto un gruppo di studio del vino dell'altare composto da canonici, storici e docenti di enologia. Il risultato è il Malvaxia sincerum (la citazione è tratta dagli statuti di Mondonio del 1478), un rosso passito dal profumo intenso. Casa Bava ne ha prodotto duemila bottiglie da mezzo litro, un primo test per un «mercato» molto particolare. Non esistono dati ufficiali, ma moltiplicando il consumo medio per ogni messa (35 mi.) per il numero di sacerdoti che ogni giorno officiano si ottiene un risultato di quasi 3000 litri al giorno, cioè oltre un milione di litri l'anno solo in Italia, cui vanno aggiunte le missioni e le chiese dei Paesi dove non si produce vino. Un comparto di mercato da non sottovalutare, ma non è l'unica molla che spinge la ricerca nel settore eno-ecclesistico. La riscoperta della genuinità come valore morale è stata illustrata durante il convegno da suor Germana, la religiosa che con la sua agenda per la casa ha firmato uno dei successi editoriali più eclatanti degli ultimi anni. In questo contesto il Vinsanto è tornato di moda nei fine pasti, meno alcolico degli amari è morbido e vellutato. Il suo nome, nonostante l'apparenza, non è legato alla religione. Deùriva infatti da Xantos, l'isola greca da cui arrivava l'uva. Oggi è invecchiato in caratelli per quattro anni, ma potete anche dimenticarvelo. Al convegno ne è stato aperto uno di cento anni: divino, è il caso di dirlo. Sergio Miravalle

Persone citate: Bonifacio Vili, Roberto Bava

Luoghi citati: Castelnuovo Don Bosco, Cocconato, Cocconato D'asti, Firenze, Italia