«Così offendono il gen Dalla Chiesa Arrivò dopo la perquisizione del covo»

«Così offendono il gen. Dalla Chiesa Arrivò dopo la perquisizione del covo» Parla il colonnello dei carabinieri Bozzo, che guidò l'operazione Jumbo «Così offendono il gen. Dalla Chiesa Arrivò dopo la perquisizione del covo» GENOVA. «Attuate Jumbo». L'ordine in codice che fece scattare l'operazione conclusasi con la scoperta del covo di via Monte Nevoso, a Milano, partì dal colonnello Nicolò Bozzo. Era l'alba del primo ottobre del 1978. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa era a Tortona, impegnato in una delicata indagine nell'Alessandrino. Raggiunse il capoluogo lombardo, ad operazione conclusa. «Il sequestro del materiale trovato nel covo - dice il colonello Bozzo - è avvenuto sotto il controllo scrupoloso della magistratura milanese e, successivamente, venne messo a disposizione dei giudici di Roma». All'epoca, il colonnello Bozzo comandava i reparti antiterrorismo del Nord Italia. Ora guida la Legione carabinieri di Catanzaro e passa i pochi giorni liberi in un appartamento a Voltri (Genova). Non sopporta i sospetti e le insinuanzioni che ora vengono gettati sul generale Dalla Chiesa. «E' un'offesa - dice - alla sua memoria. Nell'operazione di Mila¬ no, non abbiamo utilizzato infiltrati né il generale Dalla Chiesa inviò carabinieri che non appartenevano ai nostri reparti». L'ex generale dei servizi segreti, Ambrogio Viviani, ora parlamentare, iscritto alla P2 (l'interessato ha sempre sostenuto di essere entrato nella loggia segreta per ragioni di servizio), invece, ritiene «credibile» l'infiltrazione del «carabiniere» Davide e sostiene: «Il generale Dalla Chiesa aveva l'abitudine di mantenere rapporti diretti con subalterni lontanissimi in scala gerarchica». Fra i subalterni di Dalla Chiesa, non c'erano solo carabinieri delle sezioni antiterrorismo. 1 reparti speciali antiterrorismo erano composti anche da Digos, un gruppo di polizia femminile e uomini dei servizi segreti ai cui vertici erano uomini legati a Licio Gelli. Lo confermano gli atti della commissione Moro e di quella sulla P2, presieduta dall'onorevole Tina Anselmi. Davanti a queste commissio¬ ni, il colonnello Bozzo è stato chiamato più volte a testimoniare e le sue dichiarazioni sono sempre state in netto contrasto con Viviani. Ma su questo argomento preferisce il silenzio. Ricorda il colonnello Bozzo: «Io non andai nel covo di via Monte Nevoso. Raggiunsi il brigadiere e il carabiniere feriti. Comunque, so per certo che il materiale venne sequestrato sotto il controllo della magistratura e trasportato in caserma subito dopo il ritrovamento». E' in questo spazio di tempo che uomini dei servizi segreti, o altri, riuscirono a fotocopiare, sottraendoli al controllo dei magistrati, i 421 fogli riapparsi ora nel covo, o questi sono la riproduzione di materiale di cui gli uomini del generale Dalla Chiesa non sono mai entrati in possesso? Il colonello Bozzo risponde: «So soltanto che tutto quello che si doveva fare è stato fatto. E in modo trasparente». Bruno Balbo

Luoghi citati: Catanzaro, Genova, Milano, Nord Italia, Roma, Voltri