IL LEONE DI KAFKA

IL LEONE DI KAFKA IL LEONE DI KAFKA ~WK~ '▼'N metro e 81 centi1 metri di altezza per I I 61 chili di peso. FisiI co gracile. Viso palliI do. Stato di nutrizioI ne complessivamenI te debole». Non aveI va certo un bell'aflj J spetto Franz Kafka, lo scrittore cecoslovacco, quando nell'autunno del 1907 venne assunto dalla filiale di Praga delle Assicurazioni Generali, in piazza San Venceslao. Kafka non rimase molto tempo alle Generali, dopo nove mesi passò a un'assicurazione statale. L'autore de II Processo è uno dei tanti personaggi della storia delle Assicurazioni Generali, lunga ormai più di un secolo e mezzo, raccontata da due giornalisti, Claudio Lindner e Giancarlo Mazzucca, nel libro II leone di Trieste (Sperling & Kupfer, L. 29.000). A colpi di miliardi Il «romanzo», così viene presentato, della più grande compagnia di assicurazioni italiana, si svolge tra la Trieste austroungarica e la Parigi della Belle Epoque, tra la Milano dell'alta finanza e la Roma delle trame politiche, in mezzo a guerre mondiali e crisi e boom dell'economia. Al centro sempre lei, la compagnia del Leone, l'unica vera public-company del sistema finanziario nazionale, per la cui conquista si commettono le più incredibili nefandezze, si compiono tradimenti, si combattono battaglie furibonde a colpi di miliardi. La storia delle Generali scorre lenta, misteriosa, impenetrabile quasi come i protagonisti che si susseguono sul palco e dietro le quinte della società triestina. Il patron della Banca Commerciale, Raffaele Mattioli, il senatore Cesare Merzagora, l'avvocato napoletano che adora le Turmac, Enrico Randone, Michele Sindona e il cardinale Marcinkus, Antoine Bernheim e André Meyer aristocratici della finanza internazionale, ricchi finanzieri cattolici e potenti famiglie ebraiche. E poi lui: Enrico Cuccia, il signore di Mediobanca, custode fedele delle segrete cose del mondo degli affari, stratega e regista delle grandi operazioni finanziarie dell'Italia degli ul¬ timi quarant'anni. Gli autori svolgono un'indagine giornalistica, ripercorrendo le tappe fondamentali delle Generali, citando divertenti episodi e aneddoti sui protagonisti delle vicende triestine e si sforzano di chiarire i tanti misteri della compagnia che, nel pieno successo di «Lascia o raddoppia?», inventa le polizze per salvare i cittadini dagli incidenti televisivi e alla soglia del 2000 assicura le missioni spaziali. La ricostruzione degli attuali assetti azionari delle Generali è una delle parti più interessanti del libro, soprattutto quando si arriva alla descrizione dei soci di Euralux, la finanziaria lussemburghese che, con circa il 5% delle Generali, rappresenta, con Mediobanca, l'argine a qualsiasi aggressione. La maggioranza di Euralux è detenuta dalla francese Lazard (un altro incrocio con via Filodrammatici), una quota del 10% fa capo a La Concorde, a sua volta detenuta dalla Generali, circa il 7% è casualmente in mano al Gruppo Ligresti, ma non conta niente. Un quarto del capitale è della Les Fils Dreyfus, banca privata con sede a Basilea. Proprio davanti al suo portone fisicamente invalicabile sono costretti a fermarsi gli autori. I futuri assetti della società, sempre circondata da voci di improbabili scalate ostili, sono come sempre nella testa di Cuccia. Una casa di vetro Qual è il segreto del successo e del fascino di questa società unica nel panorama italiano? Forse le parole dell'ex presidente Merzagora sono la risposta giusta: «Oltre ad essere la migliore società d'Italia, le Generali sono una cosa pulita. Non abbiamo mai dato una lira a un partito politico, non abbiamo mai seguito quello che un gruppo politico ci suggeriva, siamo rimasti sempre indipendenti». E ancora: «Non c'è mai stato alcuno scandalo: è una vecchia amministrazione austroungarica che proietta le sue ombre anche sul futuro, siamo stati e siamo una casa di vetro». Rinaldo Gianola

Luoghi citati: Basilea, Italia, Milano, Parigi, Praga, Trieste