Cuneo «possente e paziente» boccia Carducci

A colloquio con le autorità e lo scrittore Nuto Revelli: la «Granda» vuole muoversi sul serio A colloquio con le autorità e lo scrittore Nuto Revelli: la «Granda» vuole muoversi sul serio Cuneo «possente e paziente» boccia Carducci «Siamo stanchi di parole, faremo la regione delle Alpi Marittime» ECUNEO. A «Provincia Granda» vuole uscire dall'isolamento in cui, da decenni, è costretta: chiede con forza strade e autostrade perlomeno adeguate alle esigenze (com'è stato nel convegno svoltosi venerdì), ma soprattutto punta a collegamenti razionali e veloci con la Francia meridionale e la Liguria. Così la realizzazione del nuovo traforo di Tenda (i cui progetti di massima sono attesi per le prossime settimane, redatti dai tecnici delle Province di Imperia, Cuneo e Nizza) assume il significato della voglia di rilancio di questa zona che, ritrovandosi unita sia per il «Tenda bis» che per l'anacronistica «austrada» Torino-Savona (causa di centinaia d'incidenti), ha ripreso il progetto della regione delle Alpi Marittime diventato ancor più attuale e fattibile in vista dell'unità europea. «E' l'incontro fra aree che si sentono emarginate, penalizzate - dice il presidente della Provincia di Cuneo, Giovanni Quaglia, democristiano -. Nizza da Marsiglia, Imperia da Genova, Cuneo da Torino nonché dai poteri centrali di Parigi e Roma. Ci sono tutte le condizioni per realizzare quest'unità: giuridiche (con i nuovi statuti degli enti locali), economiche (con produzioni complementari), ma soprattutto culturali e sociologiche. Nizza ha grandi prospettive europee che dobbiamo saper cogliere e poi servizi con cui convenzionarci come l'aeroporto (facilmente raggiungibile dal nostro Levaldigi), l'università, la camera di commercio. C'è molto in comune e molta voglia di fare in comune». Anche molta voglia di fuggire da Torino e Roma? «Non ho detto questo. Ma è certo che noi pretendiamo dallo Stato e dalla Regione perlomeno un livello minimo nei servizi. Non si tratta d'essere campanilisti o vittimisti ma di volere quanto ci è dovuto. Alcuni esempi: le strade statali sono indecenti mentre noi dobbiamo gestire tremila km con le nostre forze; si tagliano le ferrovie senza pensare ai collegamenti realizzabili con progetti integrati; manca l'acqua ai campi e la Provincia deve intervenire mentre altri latitano; si chiudono le scuole di montagna per risparmiare ma intanto a noi manca l'università... Siamo cresciuti lo stesso, pur lontani da Roma, però mi sembra che questa Cuneo carduccianamente possente e paziente abbia am- Corso Nizza a Cuneo: la provincia vuo piamente dimostrato d'essere possente: ora non accetta più d'essere paziente». Nel palazzo di corso Nizza, sede della Provincia, c'è grande attivismo: Quaglia ha promosso incontri periodici con i consiglieri e assessori regionali, deputati e senatori eletti nel Cuneese per la verifica dei problemi e degli interventi. Nel frattempo la «Fiera» di Cuneo si è gemellata con Nizza mentre il porto di Imperia è presieduto dal senatore cuneese Attilio Leopoldo Martino. Ma davvero questa provincia è il Mezzogiorno del Settentrione? «Lascio la risposta ai fatti commenta Quaglia -. Prendiamo qui per anni. Ora mi sembra che ci sia un risveglio». I politici dovevano quindi chiedere di più negli anni dello sviluppo? «Sarò cattivo, ma penso che se anche avessero chiesto di più non avrebbero ottenuto molto poiché il loro peso era pressoché nullo in campo nazionale. E poi c'è sempre stata confusione, improvvisazione, rivalità: quando si parlava del traforo del Ciriegia per arrivare in Francia in molti proponevano altre montagne, tant'è che l'allora presidente del Consiglio, in visita a Cuneo, poi non salì al Ciliegia (dove l'aspettavano con bandiere e fanfare) perché qualche politico locale gli aveva consigliato di non farlo. Così, quando ho letto dell'immediata decisione di Quaglia per il Tenda bis, mi sono rallegrato». Crede nell'ipotesi della regione Alpi Marittime? «Da anni mi chiedo perché Nizza sia così lontana da Cuneo: geograficamente non lo è di molto, umanamente lo è ancor meno perché nel Nizzardo moltissimi hanno origini cuneesi. Si tratta allora di avere una visione ampia, davvero europea: cadono i muri, i confini, mentre noi non abbiamo neanche strade decenti». «Questa - prosegue Revelli - è una provincia non facile da amministrare perché è diversissima: pensi solo alla differenza fra pianura e montagna, alle Langhe, completamente differenti fra la zona bassa (che è rifiorita per merito della gente) e quella alta, montana. Ma anche in montagna ci sono tante realtà: un esempio sono i 1500 matrimoni celebrati nell'alta Langa fra contadini e donne del Sud, fenomeno pressoché sconosciuto nelle altre valli dove piuttosto si vive nella disperata solitudine. Però, per troppi anni, si è rinunciato a mantenere il ritmo della storia giustificandosi con le grandi trasformazioni che erano comunque prevedibili. Si sono perse troppe battute e i problemi si sono ingigantiti, diventando spesso insostenibili. Penso che tutta la classe politica debba finalmente svegliarsi: sennò le varie Leghe (che non possono essere liquidate con una battuta ma sono la spia di un vero malcontento) sono destinate a crescere». Cuneo non più carducciana, quindi, ma con quale volto? «Siamo una provincia di confine, da qui deve partire la nostra sfida nell'Europa». Alberto Gedda