Dottore non capisco!

Dottore, non capisco! Convegno sul difficile rapporto tra medico e paziente Dottore, non capisco! In aiuto semiologi e letterati TORINO. Ginecologi sotto esame. Per due giorni a Torino saranno loro i «pazienti» pronti a sottoporre disagi e problemi. Non sono in discussione le loro conoscenze scientifiche, ma la loro «capacità di comunicazione». Toccherà ad esperti di glottologia, di tecniche dell'interpretazione e di letteratura italiana formulare la «diagnosi», con 'tanto di consigli e correttivi. Sarà una vera e propria fullimmersion di medici che operano in un campo delicato e dalle molte sfaccettature. Si preannuncia dunque come un appuntamento del tutto nuovo nel campo sanitario questo convegno (venerdì e sabato prossimi al Museo dell'Automobile di Torino) promosso dall'Istituto di Ginecologia e Ostetricia dell'Università di Torino, che ha già avuto l'adesione di decine di «nomi che contano», ma anche il rifiuto di chi evidentemente ha problemi nel mettersi in discussione. «Ebbene sì, molti di noi sono in crisi nell'esperienza quotidiana del proprio lavoro - ammette il ginecologo torinese Sergio Rustichelli, della segreteria scientifica del convegno -. Spesso ci sentiamo in difficoltà nel trasmettere l'informazione medica al paziente, nel capirlo e nel farci capire, ma a volte anche nel comunicare con gli altri specialisti, coi medici di base e il personale sanitario. Operiamo in un campo dove ci troviamo a fare i conti con problemi psicologici, senza avere gli strumenti adeguati, perché nessuno ce lo insegna all'università». Insomma non basta avere un'ottima preparazione tecnica e teorica. Rustichelli parla della sua «crisi personale» dopo vent'anni di professione, dei molti dubbi che spesso lo assalgono «sul come devo pormi» nei confronti degli altri. «Ma se tanti hanno risposto al nostro invito, probabilmente è un problema generale della categoria». E' un disagio che nasce dal ritrovarsi con pazienti profondamente cambiati in questi ultimi venti anni, a cui non stanno più bene medici con atteggiamenti «baronali» o troppo asettici, o abili nel destreggiarsi tra perifrasi e digressioni. «Già, però siamo passati da un atteggiamento reverenziale o di rassegnazione fatalistica ad una contestazione capillare su tutto l'operato medico e paramedico con una sempre maggior richiesta di prestazioni con "risultato garantito" che non tiene conto di un aspetto essenziale: la medicina non è una scienza esatta, ha dei limiti, e non bisogna quindi creare false certezze. Ma farlo capire non è semplice - osserva il dottor Rustichelli -. Tutto si complica poi con questa pseudo cultura medica dilagante tra la gente e la superspecializzazione terminologica di alcuni specialisti che non porta certo a un dialogo sereno e chiaro tra medico e paziente». Ma basta migliorare la comunicazione tra medico e paziente se poi la struttura ospedaliera lascia a desiderare e non risponde certo alle aspettative? «No di certo, ma bisogna ricordarsi che il medico ospedaliero ha un potere quasi nullo rispetto alla struttura in cui opera», dice Rustichelli. Però poi spiega un caso che avrebbe fatto la fortuna di un ginecologo disonesto e allora si capisce che anche la chiarezza di comunicazione ha la sua importanza: «Una signora aveva solo problemi psicologici e io ho spiegato che rinunciavo a curarla. Sono stato insultato dal marito convinto invece che io non volessi fare il mio dovere». Nel campo dell'ostetricia e ginecologia il medico è chiamato a un maggior coinvolgimento emozionale, a capire anche ciò che rimane inespresso. Renza Volante, ginecologa, ha diretto i consultori familiari di Torino per dieci anni. E' stata sua l'idea di far partecipare quattro anni fa tutto il personale di quei consultori a un corso di «comunicazione» con l'aiuto di psicologi durato qualche mese. Medici e personale paramedico venivano invitati a simulare situazioni-tipo per altri colleghi chiamati a misurarsi con i problemi legati al dialogo, alla comunicazione. «Mi è successo il caso di una coppia che chiedeva aiuto medico per l'infertilità del marito quando in realtà il vero problema era la sua impotenza. Ma per riuscire a scoprirlo il medico deve cercare di capire anche il non detto», racconta la Volante. Difficoltà notevoli e incomprensioni nella comunicazione anche con le donne che decidevano l'interruzione di gravidanza: «Davamo per scontato che il colloquio dopo l'aborto con tanto di prescrizione per la contraccezione bastasse a non più ripetere questo evento, e invece il venti per cento erano recidive. Ci siamo resi conto che non bastava dare un'informazione tecnica corretta con dei problemi a monte ben più complessi, ma questi bisognava farli affiorare, trovare il modo giusto per capirli. E così si scopriva, ad esempio, che non vivendo bene la sessualità, queste donne non sentivano nemmeno la necessità di gestirla e quindi di ricorrere a contraccettivi». Come dire che se non c'è una comunicazione corretta tra medico e paziente non possono nemmeno esserci risposte adeguate. Stefanella Campana

Persone citate: Dottore, Renza, Rustichelli, Sergio Rustichelli, Stefanella Campana

Luoghi citati: Torino