A Torino il bombardiere caro a Mussolini di Maurizio Caravella
A Torino il bombardiere caro a Mussolini Da undici anni Alfeo Manghi, un pensionato di Reggio Emilia, sta restaurando l'ultimo «Re 2002» A Torino il bombardiere caro a Mussolini Un temerario è pronto a tentare di farlo di nuovo decollare REGGIO EMILIA DAL NOSTRO INVIATO 1 piloti di quel caccia-bombardiere erano un po' eroi e un po' kamikaze: il «Re 2002» arrivava sull'obiettivo, quasi sempre una nave nemica, si tuffava giù, sganciava la maxi-bomba (ne aveva quasi sempre una sola, da 650 chili), poi tentava la fuga. Ma era un'impresa quasi disperata: spesso veniva centrato dalla contraerea, altre volte il suo motore non reggeva al tremendo sforzo di tornare su quasi a candela, finiva in mare e si inabissava in pochi istanti. Dei 260 esemplari di quell'aereo costruiti dalle Officine Reggiane durante l'ultima guerra ne è rimasto uno solo: era un rottame, ma un pensionato emiliano di 67 anni, Alfeo Manghi, già due volte nonno, sta lavorando gratis per rimetterlo in sesto, da quasi undici anni, tutti i giorni, con una pazienza da certosino. «Quando avrò finito — spiega — proverò ad accendere il motore e sarà un momento di grande suspense: potrebbe finire di nuovo in pezzi». Ci sarebbe persino un temerario disposto a tentare di farlo volare di nuovo: è il comandante Giulio Reiner di Varese, ha 76 anni, è un nonno anche lui. Spiega Manghi: «Reiner pilota ancora aerei da turismo, quando è in una zona in cui non possono vederlo si mette a fare acrobazie. Ma per rimandare in volo il mio "2002" bisognerebbe collaudarlo pezzo per pezzo, sarebbe quasi impossibile ottenere l'autorizzazione. Diciamo che è solo un bel sogno». Il caccia-bombardiere ritrovato (attualmente in mostra a Torino, al Lingotto) veniva usato dalla «Luftwaffe» in Francia contro i partigiani: aveva la fusoliera con i timoni di coda bucati dalle schegge, il carrello, le ali ed il motore erano in condizioni disastrose. Come una vecchissima auto da portare in demolizione: anzi, già praticamente demolita. «Lo trovai nel '75 — racconta Manghi — al museo Caproni, a Vizzola Ticino, dove ero andato con alcuni amici appassionati di aerei come me. Presi contatto col ministero dell'Aeronautica, assicurai che con alcuni collaboratori sarei stato in grado di rimetterlo in sesto, cercai tutti i disegni dell'epoca, che ormai stavano per andare al macero. Quattro anni dopo arrivò a Reggio Emilia un camion, dentro c'era ciò che restava dell'ultimo "2002". Le Officine Reggiane, presso cui avevo lavorato, mi concessero di usare un loro stanzone. Per farlo uscire e trasportarlo temporaneamente a Torino, dove resterà fino al 9 dicembre, abbiamo dovuto abbattere una parete e fare un portone». Il «Re 2002» fu prodotto a Reggio Emilia dal novembre del '42 all'agosto del '44. Aveva quattro mitragliatrici con duemila colpi ed un'apertura alare di undici metri. Era dotato di un motore Piaggio a 14 cilindri con una potenza di 1160 cavalli ed aveva un'autonomia di 1100 chilometri. Poteva portare fino a 650 chili di bombe, con tre attacchi: uno ventrale e due alari. Quando Mussolini, in piena guerra, andò con un gruppo di suoi gerarchi impettiti a visitare le Officine Reggiane, sulla pista c'erano quindici «Re 2002» perfettamente allineati, sembravano pronti a spiccare il volo. Ma erano completamente vuoti: dentro, non c'era neppure il motore. La fabbrica era stata bombardata e mancavano i pezzi di ricambio, la produzione proseguiva, ma molto lentamente. Ha raccontato l'ing. Emilio Bernabei, che ha lavorato alle Officine Reggiane per quasi mezzo secolo: «Ci vennero i sudori freddi. Sperammo che il duce non chiedesse di salire su uno di quegli aerei: avrebbe scoperto subito il bluff. Fummo fortunati. Passò in rassegna quelle macchine senz'anima, disse: "Bravi, continuate così", e se ne andò compiaciuto». Al duce, spesso, bisognava tacere la verità. Ed era anche vietato dirgli che alcuni di quei «2002» ricadevano a terra .come sassi già in fase di collaudo, per colpa di sabotatori antifascisti che mettevano polvere di sughero nella benzina, per otturare i condotti e far sì che il moto re si spegnesse in volo. L'ultimo «2002» dovrebbe riposare, quando sarà finito (cioè fra circa un anno, prevede Manghi) al museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano. Ma prima arriverà da Varese Giulio Reiner, il «nonnino volante», deciso ad essere lui l'ultimo eroe. Non sarà facile impedirgli di salire. Maurizio Caravella Il cacciabombardiere «Re 2002» esposto al Lingotto di Torino in occasione della mostra «La civiltà delle macchine» Alfeo Manghi mostra la fotografia dell'aereo da restaurare
Persone citate: Emilio Bernabei, Giulio Reiner, Giulio Reiner Di Varese, Manghi, Mussolini
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