La «battaglia» per gli sfratti di Maria Teresa Martinengo

Gli ufficiali giudiziari vedono le pratiche di sgombero che aumentano e «non possono avere cuore» Gli ufficiali giudiziari vedono le pratiche di sgombero che aumentano e «non possono avere cuore» la «battaglia» per gli sfratti Dal Comune: «Ogni giorno occorrono 5 alloggi» «Ufficio casa» del Comune, via Palazzo di Città 20, la prima linea nella guerra degli sfratti. Una guerra che in ottobre produrrà alcune decine di vittime: famiglie che aspettano un alloggio popolare che non c'è. Non i 75 sgomberi annunciati, ma senz'altro la metà. In una mattina di un giorno qualsiasi agli sportelli arrivano a decine: uomini e donne in cerca di sistemazione, sui quali incombe la «monitoria di sgombero». E la «monitoria» arriva dopo la lettera del padrone di casa che chiede di rientrare in possesso dell'alloggio per fine locazione o per necessità, dopo la citazione (se l'inquilino ha resistito), dopo la sentenza del giudice (che in genere accorda ancora un anno), dopo la consegna del «precetto di rilascio» (che intima di uscire entro dieci giorni). La monitoria è l'atto con il quale il prefetto fissa il giorno della resa dei conti, quello in cui l'ufficiale giudiziario dovrà bussare alla porta dello sfrattato accompagnato' dalla forza pubblica. Ma, fatta eccezione per i casi di morosità, dal primo avviso si può resistere ancora. Sovente fino al quarto o al quinto, ogni volta con una proroga da tre a sei mesi. Con «monitoria» e reddito inferiore a 22 milioni 916 mila lire, lo sfrattato può rivolgersi al Comune, facendo domanda per l'assegnazione di un alloggio di edilizia popolare con canone sociale. Se il reddito non supera 44 milioni, la richiesta può interessare un alloggio ad equo canone. Per far fronte ai 1600 sfratti con «monitoria» il Comune però non ha case a sufficienza. «Ce ne vorrebbero almeno cinque al giorno» dice Giuseppe Masera, funzionario dell'Ufficio casa. «Ormai stiamo assegnando le rimanenze, case a equo canone belle, grandi. Peccato che siano a 35-40 chilometri da Torino. A Cavagnolo, Brusasco, Monteu da Po, Mazze: una tragedia per chi, ad esempio, lavora a Mirafiori». Sono gli alloggi acquistati dal Comune «a pioggia» in tutta la provincia con le leggi straordinarie degli Anni 80. Ma l'emergenza casa deriva anche dall'impossibilità di rimettere in circolo in quantità consistente gli alloggi popolari esistenti. «Dei diecimila del Comune gestiti dall'Iacp - spiega Giuseppe Priotti.-caioo della ripartizione Edilizia abitativa 300 circa attendono la ristrutturazione che consentirebbe di riassegnarli, mentre un migliaio sono occupati da gente che ha perso i titoli per mantenerli». Gli appartamenti che ritornano al Comune per trasferimenti o decessi sono pochi a fronte di 20.000 domande giacenti. Intanto, all'Ufficio casa le disperazioni si accumulano. La gente va ad annunciare che occuperà le case vuote perché malandate. Ancora Masera: «C'è il novantenne diventato "abusivo" perché la figlia cui era intestato il contratto se n'è andata. C'è la donna che vive con tre figli in casa di parenti, nel corridoio. Il marito non lo vede più: ha trovato ospitalità troppo lontano. C'è un artigiano che faceva riparazioni: dorme in auto e non lavora perché senza telefono i clienti non possono raggiungerlo. Noi ascoltiamo, ma possiamo fare poco: il nostro non è più lavoro da impiegati, ma da missionari». In tribunale, intanto, dagli ufficiali giudiziari, le pratiche di sfratto continuano ad accumularsi. Sabato mattina, sul tavolo di Antonio Cesarmi, uno dei dieci che vanno di casa in casa a consegnare «accessi», rinvii e a sgomberare, sono state posate 32 nuove pratiche. Solo Cesarmi nel mese di ottobre dovrà visitare complessivamente 111 famiglie. In 39 casi, per procedere allo sgombero, sarà accompagnato dalla forza pubblica. Fra tribunale e fuori, la sua giornata è di 12 ore. E spesso Cesarmi continua la sera, a casa, dove come altri colleghi si è attrezzato con il computer per ultimare il lavoro. Che deve essere portato a termine nei tempi indicati dal prefetto, altrimenti si corre il rischio di essere incrimmati per omissione di atti d'ufficio. Maria Teresa Martinengo TICIAtfflCIO ihrm i TICIAtl GIUDIZIARI * fflCIO ESECUZIONI ihrm orario ii io ii i Antonio Cesarini è l'ufficiale giudiziario del tribunale che si occupa di notificare gli avvisi di sfratto e farli eseguire. Montagne di pratiche che crescono ogni giorno

Persone citate: Antonio Cesarini, Antonio Cesarmi, Giuseppe Masera, Giuseppe Priotti, Masera

Luoghi citati: Brusasco, Cavagnolo, Mazze, Monteu Da Po, Torino