Un tartufo per Saddam

Una proposta nata così: passeggiando fra i trifolao di Alba Una proposta nata così: passeggiando fra i trifolao di Alba Un tartufo per Saddam Per fargli dimenticare il Kuwait La proposta è questa e la giro al sindaco di Alba, Enzo De Maria, e al presidente del Comitato manifestazioni Mimmo Bonardi: inviare il più bel tartufo della stagione a Saddam Hussein, inviarglielo come simbolo di pace. Di sicuro qualcuno trasalirà: «Ma che razza d'idea. Il supertartufo è sempre partito da Alba avendo a destinatari i grandi e veri protagonisti della contemporaneità, Papa Giovanni, Kennedy, Gorbaciov. 'Sto Saddam sembra tutto l'opposto». Ebbene, questa volta il tartufo dovrebbe svolgere una missione diplomatica, dando per scontata quella gastronomica. Se è vero che esso fa bene alle donne specie se a mangiarlo sono gli uomini, deve possedere delle virtù accomodanti. Quindi potrebbe accadere che il Califfo, trovandoselo davanti e verificato che il Corano non lo proibisce, lo accosti, lo apprezzi, se ne invaghisca, distraendosi di conseguenza dalle bellicose azioni. Siccome poi il profumo di tartufo e il suo prezzo sono sommamente superiori a quelli del petrolio, la diciannovesima provincia irachena potrebbe restituirsi alle origini. Se poi il rischio fosse un dirottamento d'interessi di Saddam dal Kuwait alle Langhe, e beh, quando mai le Langhe furono assoggettate da qualcuno? Anche trecentocinquantamila lire l'etto, ieri ad Alba, le rarissime trifole. Tutta roba piccola, a causa del lungo clima siccitoso e come conseguenza di un progressivo diradamento del prodotto. Però, ogni tanto, sul mercato appariva qualche trifola apprezzabile. Allora i cavatori indigeni tiravano fuori, pronta, la battuta: «Quel tartufo non può essere di qui: giuradisna, cioè perbacco, quello lì è importato chissà da dove: dalle Marche, dalle Umbrie, dalle Romagne». Ed estendendo la carrellata geografica, i cavatori di tartufi proseguivano contando sulle dita: «0 verrà, quell'esemplare lì, dall'Irpinia? Da più giù ancora? Vedrete che un giorno o l'altro anche la mafia metterà le mani sul nostro mercato delle trifole». Essendo però verosimilmente lontane le «tartufi-connections», si è alzata una voce a insinuare: «Quel tartufo bello grosso, lì, viene da Moncalvo, da Asti», ed è stato peggio che se a un politico avessero annunciato il successo di un avversario di corrente. Ieri e ier l'altro Alba era cosmopolita o quasi. Targhe automobilistiche le più varie, gente la più diversa. Procedere per via Maestra aveva carattere di impresa, fermarsi davanti a una vetrina significava farsi travolgere dai gorghi delle lunge onde umane calibrate su passo processionale. Bandiere e stendardi, il palio degli asini, la voglia di essere un po' là, cosa che è segno di vivacità conoscitiva ma che favorisce, a dir poco, dispepsie gastriche. Molti contadini pensavano ai residui di Barbere da vendemmiare, ai Nebbioli che quest'anno tutti santificarono e perciò v'è da credere ne deriveranno Baroli e Barbareschi da Messa cantata: ciò a stima del parroco di Neive, don Giuseppe Cogno, che coltiva le vigne del Signore, ma sa far fruttare benissimo anche quelle del suo beneficio, seguendo le onorevoli tradizioni dei preti del vino. C'erano turisti stranieri con le guide enogastronomiche sotto braccio: anzi, le tenevano, le guide, nel palmo di una mano, con l'indice a mo' di segnalibro, simili a don Abbondio nell'aspetto, non certo nei pensieri. E ciascuno annotava quale straordina¬ Da oggi tra New York e riamente bella città sia Alba, ma anche il vivervi non dovrebbe essere dissimile. Una città dove tutti hanno sempre qualcosa da fare e dove quasi tutti trovano il tempo di dar a vedere di non aver nulla da fare. E' una condizione privilegiata che deriva ad Alba dall'essere contadina nell'animo, quindi di passo lento e meditativo nonostante la fretta sia arrivata anche in campagna, e freddamente efficientista quando deve realizzare nel pubblico e nel privato. Le deriva inoltre, questa condizione, dal ruolo mediatore che essa svolge tra una civiltà agricola rinvigorita per virtù propria e un assetto industriale che non ha smarrito i valori del comportamento umano. Al mercato parlano tutti sottovoce e s'intendono benissimo. Uno sguardo basta a trasmettere interpretazioni, opinioni, giudizi. Una battuta in dialetto riassume saccentistici spiegoni. Alba è così perché è in Piemonte, perché soprattutto se ne sente figlia. Franco Piccinelli Lione, quinto match Kas

Persone citate: Barbareschi, Baroli, Enzo De Maria, Franco Piccinelli, Giuseppe Cogno, Gorbaciov, Kennedy, Mimmo Bonardi, Papa Giovanni, Saddam Hussein