Con i «cani sciolti» da guerriglia

Viaggio in treno assieme ai teppisti che si definiscono tifosi giallorossi Viaggio in treno assieme ai teppisti che si definiscono tifosi giallorossi Con i «cani sciolti» da guerriglia Da Roma allo stadio torinese Delle Alpi ROMA DAL NOSTRO INVIATO Una giornata con i «cani sciolti», i teppisti travestiti da tifosi romanisti. Domenica scorsa hanno devastato il treno che li riportava a casa da Milano, ieri hanno mobilitato oltre 700 agenti a Torino per la partita con i granata. La marcia di avvicinamento verso lo Stadio delle Alpi inizia sabato sera alla stazione di Roma Termini. Sono le 22 quando si vedono nell'atrio le prime sciarpe e bandiere giallorosse. Immediatamente scattano i controlli: agenti lungo i vagoni, agenti all'accesso del binario, agenti nei punti cruciali della stazione. Loro arrivano alla spicciolata. Li definiscono tutti «cani sciolti» perché non appartengono a nessun club organizzato di tifosi veri. La polizia ormai li conosce uno ad uno: sono gli stessi da una vita. C'è Giulio Cesare che afferma di essere un capo e mostra il tesserino di dipendente del ministero dell'Interno (operaio specializzato), c'è anche quello che tutti chiamano «Bambino» e che invece ha vent'anni. La ragnatela dei controlli continua senza sosta: per avvicinarsi al treno bisogna far vedere carta d'identità e biglietto ferroviario. Nel giro di un quarto d'ora, mentre una decina è costretta a fare dietrofront, gli altri vengono mandati sulle prime due carrozze del convoglio. Ufficialmente sono un centinaio, ma altri sono riusciti a nascondersi in altri vagoni: vengono scoperti - e fatti scendere a Civitavecchia e Grosseto - qualche ora dopo. Il treno parte alle 23,30, a bordo anche 8 agenti della polizia ferroviaria. E' appena passata mezzanotte quando il controllore inizia il suo giro, ma dopo mezz'ora è ancora fermo al primo scompartimento: poter vedere i biglietti è un'impresa. Alla fine gli agenti chiariscono la situazione: si scopre che nonostante tutti i controlli fatti sono quattro a non avere il biglietto. Non solo: i loro documenti sono semplici fotocopie di patenti illeggibili o addirittura di codici fiscali. Vengono costretti a rimanere nel corridoio, di fronte allo scompartimento della scorta, in attesa di scendere alla stazione di Civitavecchia. Spiegano che non hanno fatto nulla di male, che vogliono solo andare a vedere una partita, cercano di impietosire: tra loro c'è anche Giulio Cesare. A cercare di convincere la polizia arrivano anche gli amici: qualcuno di loro ha appena fumato marijuana, un altro non si regge neppure in piedi. Questione di minuti: i quattro scendono. Il viaggio prosegue. E' sempre scandito dai passaggi nel corridoio degli agenti che ogni tanto aprono di scatto le porte degli scompartimenti. Ogni volta però trovano tutto tranquillo: pugni sulle pareti del treno avevano già avvisato del loro possibile arrivo. Ci sono urla, qualche inno, si cerca di portare la calma. All'una ritorna dalla polizia il controllore: ci sono altri due senza biglietto. Vengono fermati dopo una breve ricerca, ma il più giovane continua a sostenere che deve andare a Genova: «Non m'importa nulla della partita». La polizia accompagna i tifosi romanisti d allo stadio Delle Alpi ai mezzi che li port Sulle spalle ha uno zainetto giallo con una grossa scritta fatta con il pennarello: «Un mare di tifo, un oceano di violenza». Il secondo, invece, si siede rassegnato: nel portafoglio non ha un soldo, non ha documenti, ma solo un ritaglio di giornale che parla eranno alla stazione di Torino di quanto è successo domenica scorsa. Anche in questo caso si decide che entrambi devono scendere: la prima fermata è Livorno, ma quando si arriva in stazione sono di nuovo spariti. E' comunque solo questione di tempo: toccano terra a Grosseto e, quando il treno riparte, per loro si levano ovazioni e applausi. La speranza che tutto torni tranquillo dura però poco: salgono due travestiti, minigonna e tacchi a spillo. Si alzano subito gli insulti e con loro il pericolo della rissa: quando arrivano gli agenti per evitare il peggio uno dei due ha già assestato con la scarpa un colpo ad uno dei tifosi. C'è bagarre, ma i due vengono fatti spostare in un altro vagone e a nulla servono i «viaggi esplorativi» per sapere esattamente dove si trovano. La situazione peggiora nel cuore della notte quando a Genova il treno incrocia per pochi secondi quello che ha trasportato dei tifosi napoletani. Prima che qualcuno si possa rendere conto del rischio arrivano vicinissimi ad un finestrino una pietra e una bottiglia: inutile la reazione, si riparte. Poco prima delle 8 l'arrivo a Porta Nuova dove stanno già aspettando carabinieri e polizia. A quelli arrivati con il primo treno se ne aggiungono però nel corso della mattinata un altro centinaio: subito portati allo stadio, sono isolati nel primo anello delia curva Sud. Attorno hanno un cordone di agenti, non si possono muovere. Anzi, appena finita la partita vengono scortati sino alla stazione: si riparte con il treno delle 17,45. Paolo Negro

Persone citate: Paolo Negro