E ora Mister lacocca importa olio d'oliva

E ora Mister lacocca imporla olio d'oliva E ora Mister lacocca imporla olio d'oliva Per gli ipermercati degli Usa un milione di litri (per ora) IMPERIA. Ha fretta, mister Lee lacocca. Il presidente della Chrysler e della Lamborghini deve volare a Parigi dove, prima che si inauguri il Salone mondiale dell'automobile, si incontrerà con Cesare Romiti e lo «staff» dirigenziale della Fiat, lacocca è stato a Imperia per una visita rapidissima all'oleificio borelli di Pontedassio (fatturato 50 miliardi di lire, escluso il business con lacocca, esporta al 95% negli Usa e in Canada) con il quale ha concluso un importante accordo commerciale: importerà e metterà in vendita con la sua «griffe», negli ipermercati degli Stati Uniti, un milione di litri l'anno di olio d'oliva. Il prodotto sarà commercializzato con il marchio «Villa Nicola», l'azienda dedicata al padre Nicola. Nelle previsioni della «San Nicola» si dovrebbe raggiungere nei successivi sei mesi i 5 milioni di litri, per un affare valutato nell'ordine dei 20 miliardi di lire. «Ho voluto dedicare questa nuova attività a mio padre - ha poi spiegato lacocca - che era italiano e vero buongustaio». lacocca preferisce quindi parlare di questo «business», piuttosto che dei contatti con la Fiat, giunti forse a un punto decisivo. Ma qualche indiscrezione trapela ugualmente: la Fiat proporrebbe un semplice scambio di pacchetti azionari, mentre la Chrysler vorrebbe la commercializzazione in Europa delle sue «jeep», uno sfruttamento collegiale delle tecnologie dei due gruppi e magari la creazione di una nuova vettur? in comune. Lee lacocca non desidera conversare neppure della grave crisi petrolifera, legata alla situazione del Golfo. Si lascia però andare a qualche battuta significativa: «Sono molto più preoccupato per il motor-oil, cioè il carburante per i motori, che per l'olio d'oliva. Che farà l'Opec?». E, a tavola, confida i suoi timori: «Già adesso le vendite di auto, negli Usa, sono calate del 15%: se il prezzo del petrolio dovesse superare sensibilmente il tetto dei 40 dollari a barile, scenderebbero attorno al 30%, e noi saremmo costretti a licenziare 50 mila dei 230 mila dipendenti». Per quanto riguarda l'auto e i problemi ad essa collegati, lacocca si mantiene cauto. Si sbilancia solo quando gli si chiede della Lamborghini, che ha rilevato tre anni fa. «Ne sono molto soddisfatto. La produzione è già collocata sul mercato per i prossimi tre anni. I tecnici hanno davvero fatto un buon lavoro: quest'auto, in grado di superare i 300 km. l'ora, ò un opera d'arte e di ingegneria». Ma perché un industriale dell'automobile come lacocca (è stato anche presidente della Ford) ha deciso di abbracciare il settore dell'olio d'oliva? «Ho acquistato una fattoria in Toscana. Nella tenuta erano piantati 400 alberi d'ulivo. Poiché gli affari automobilistici non vanno tanto bene, ho pensato di produrre olio»: e giù una fragorosa risata. Spiega: «Gli americani sono molto attenti a problemi di dieta e salute, e quindi cresce l'interesse per l'olio d'oliva». Il lancio oltre Oceano avverrà in grande stile, durante una cerimonia a New York, su un battello in navigazione sull'East River. Conclude lacocca: «Abbiamo invitato i responsabili delle dieci più grandi catene di distribuzione americane, la minore delle quali raggruppa 1500 supermercati. Ma già abbiamo cominciato a proporre il prodotto di Imperia nelle gastronomie frequentate dagli italiani, e l'accoglienza è stata molto positiva». Stefano Delfino