«I banditi? Brava gente, andremo a trovarli» di Omero Marraccini

«I banditi? Brava genie, andremo a trovarli» Vicarello, storia di un «colpo» nato dalla disperazione. I due sequestrati hanno già perdonato «I banditi? Brava genie, andremo a trovarli» Dicono i rapinatori: «Non prevedevamo di prendere ostaggi» VICARELLO (Livorno). Don Giovanni Dini s'è messo a suonare le campane quando l'incubo è finito, ma il rombo di un elicottero ha coperto persino le grida esultanti della folla quando è venuto fuori l'ostaggio Lido Meucci con una borsettina bianca in mano che conteneva le due pistole dei banditi. Sorrideva e ammiccava, come a dire che non era accaduto nulla, che stava bene. Poi è andato a dormire. Pochi attimi dopo, nascondendosi ai flash e alle telecamere, sono venuti fuori Francesco Facciolo ed Egisto Siino. Senza un sorriso per la folla, né polsi alzati in segno di vittoria. Erano le 23,45. Facciolo è stato preso in consegna dai carabinieri e portato alla vicina stazione di Collesalvetti; Siino, accompagnato dal capo della Mobile livornese, dott. Luigi Canu, è finito in questura. Poi i due sono stati avviati al «Don Bosco» di Pisa, dove resteranno chiusi i pochi giorni necessari a preparare il processo che sarà celebrato a Livorno. Francesco Facciolo, 32 anni, di Vicenza, condannato a 19 anni per l'uccisione del direttore di un ufficio postale nel Vicentino, è apparso il più tranquillo e loquace. «E' un giovane molto intelligente - dice il dott. Canu -. Ha fatto il liceo e adesso vuol proseguire gli studi. In base agli accordi della trattativa con il procuratore della Repubblica, Antonino Costanzo, dopo il processo per questo fattaccio, sarà trasferito ad Alessandria». Come ha detto il procuratore, sia Facciolo sia Siino avevano chiesto di essere mandati in un'isola-penitenziario e avevano scelto la Gorgona, ma non è stato possibile accontentarli. Il rapinatore vicentino, durante i numerosi colloqui con gli inquirenti, ha commiserato la propria sorte: si proclama innocente dell'omicidio per cui è stato condannato e afferma di non essere stato adeguatamente difeso. Lui e il compagno adesso si sono affidati ai due penalisti livornesi che venerdì entrarono nell'oreficeria per convincerli ad arrendersi, gli avvocati Lorenzo D'Urso e Alberto Uccelli. L'altro rapinatore, Egisto Siino, 30 anni, è più introverso, psicologicamente e culturalmente inferiore al Facciolo. Ha ottenuto di scontare la pena nel carcere di Bologna. Siino, originario della Sicilia, uccise il marito della propria attuale compagna, Stefania Sita, siciliana residente a Bologna. Dalla donna, che ha già tre bambini, ha avuto un maschietto che adesso ha sette anni. Siino definisce il proprio un delitto passionale e dice di amare molto la compagna. Facciolo e Siino erano detenuti a San Gimignano dove potevano solo saltuariamente lavorare e avere qualche permesso. Ma, ha detto Siino, «le 200 mila lire che guadagnavo di tanto in tanto non potevano certamente bastare né ai miei bisogni, né a quelli della mia famiglia». Ha aggiunto che iL colpo («ma non nensavamo di dover prendere degli ostaggi») venne deciso perché lui e il compagno avevano bisogno di soldi. Pensavano a un grosso bottino. Siino ha detto che quando si decise alla rapina era in condizioni disperate. Si sentiva solo e incompreso: «Persino l'assistente sociale del carcere - ha detto - non aveva voluto darmi ascolto; e sì che avevo chiesto un piccolissimo aiuto». Così si arrivò al giorno del permesso e fu decisa la rapina di Vicarello. Ma perché Vicarello? Qualcuno deve aver fatto una soffiata sulla facilità della rapina nell'oreficeria, rivelatasi poi una trappola. E con quei due «vecchietti» in ostaggio.. «Un gran brutto affare», l'hanno definito gli stessi banditi. Tant'è, hanno detto, che se non ci fosse stato tanto dispiegamento di polizia e carabinieri, fin dal primo giorno avrebbero volentieri mollato tutto. «E' stata la paura a far loro compiere il sequestro», sostiene l'avv. D'Urso. E Sovrero Lisi, appena liberato, non ha fatto che ripetere: «Brava gente; andrò a trovarli anche in carcere». E anche ieri sera, Lido Meucci, appena liberato: «Mi hanno trattato bene, da veri gentiluomini». Anche il capo della Mobile è convinto che la faccenda di Vicarello sia un po' sfuggita di mano a tutti: i banditi si sono comportati come due bambini, come in un gioco da cui non sapevano più come venire fuori. E' anche l'impressione degli avvocati D'Urso e Uccelli: «Avevano una gran paura di ciò che alla loro resa li aspettava. Si sono convinti ad arrendersi dopo aver parlato a lungo con noi, soprattutto per le assicurazioni del procuratore Costanzo». Il magistrato, ieri mattina, ha ricevuto per telefono le congratulazioni di Cossiga che già sabato aveva chiamato per dire che approvava senz'altro la linea scelta durante il pacifico svolgimento di tutta questa vicenda. Omero Marraccini I ^'care"°' l-a liberazione di Lido Meucci; nel riquadro, uno dei sequestratori. Francesco Facciolo, tratta la resa

Luoghi citati: Alessandria, Bologna, Collesalvetti, Livorno, San Gimignano, Sicilia, Vicenza