LA LANGA DI PAVESE

LA LANGA DI PAVESE ITINERARI LA LANGA DI PAVESE Santo Stefano Belbo tra colline e vigneti SANTO Stefano Belbo: Un itinerario pavesiano? Forse. Perché S. Stefano è la sua terra, perché si cammina tra le colline e luoghi che si è imparato a conoscere ed amare innanzitutto attraverso le pagine dei suoi libri. Perché la Langa è per noi Pavese, Fenoglio, Lajolo, ma prima di tutto e soprattutto Pavese. Perché è la «sua» Langa che si va a cercare e che alla fine si ritrova, nonostante il tempo passato e i molti cambiamenti. Ma, dopo essere stati a S. Stefano Belbo in questo 40° anniversario della sua morte - peraltro degnamente e seriamente celebrato dall'amministrazione comunale con un vasto ciclo di iniziative - viene anche voglia di lasciar perdere. Perché qui ormai tutto rischia di essere «pavesiano»: al suo nome si richiamano le associazioni dei produttori del moscato, citazioni delle opere si ritrovano sulle etichette dei vini, il suo ritratto viene appeso nei ristoranti tra pannocchie e contadinerie, targhe e cartelli conducono verso i luoghi anch'essi ovviamente pavesiani. Alla fin fine questo eccesso di tributo stanca e distrae, anche perché si concentra nei luoghi che meno riescono a evocare la Langa di Pavese e dei suoi libri. Per ritrovarla bisogna ignorare le segnalazioni, lasciarsi alle spalle il paese, con le sue fabbriche, le palazzine moderne, le strade di fondovalle e, a piedi, risalire le colline. E del resto non era proprio Pavese a dire che «in automobile si traversa, ma non si conosce una terra», che «a piedi... vai veramente in campagna, prendi i sentieri, costeggi le vigne, vedi tutto. C'è la stessa differenza che guardare un'acqua e saltarci dentro...». L'asfalto ora risale anche le colline, ma non importa perché lungo le stradine minori di macchine quasi non se incontra e presto si può deviare per stradelle e salire tra i vigneti e i coltivi fino a rendere di nuovo vero che ciascuna collina ridiventa «un mondo fatto di luoghi successivi, chine e piane, seminati di vigne, di campi, di selve» e, come allora, come ne «La bella estate», scoprire «ancora sempre qualcosa - un albero in- solito, un giro di sentiero, un'aia, un colore mai visto». Basta partire dalla grande piazza di S. Stefano, risalendo alle spalle del municipio - la via Torre. La viuzza sembra chiusa, ma in fondo a destra si passa e una scorciatoia porta alla stradina - asfaltata - che risale verso la torre diroccata sopra il paese. Si prosegue oltre, fino a quando - qualche centinaio di metri più in su, proprio in corrispondenza del bivio con la strada per S. Libera - si prende sulla sinistra una strada sterrata che sale dolcemente portando a una cascina. Qui, con una svolta a destra, si va in direzione di un bel pozzo coperto e con una nuova svolta — questa volta a sinistra — si risale fino al crinale. Ci si affaccia così su una valletta — alle spalle e di fianco ci sono i vigneti, davanti boschi e prati — circondati dal mare delle colline e vale allora la pena di seguire il trattura che, lungo il filo della costa, vi porta alla Ca' dei Monti e poi, per un tratto di nuovo su asfalto (presto una deviazione vi riporta su strada sterrata e in cresta), verso Soperga e il Falchette Qui si può iniziare a scendere: subito dopo il monumento ai partigiani si prende a destra una sterrata che porta a S. Grato, evitando così la più evidente, ma anche più frequentata, strada asfaltata. Qui francamente sarebbe meglio avere un'auto a disposizione perché l'ultimo tratto del percorso, tutto su asfalto e nel traffico, è poco invitante. In ogni caso giunti al bivio con la strada di Cossano si gira a destra e in breve ci si ritrova nuovamente — dopo circa tre ore di tranquilla camminata — nella piazza da cui si è partiti. Merita dedicare un pomeriggio a questa Langa, ora che la vendemmia è iniziata e il cielo limpido di settembre allarga l'orizzonte. E anche a voi verrà la voglia di realizzare «quel progetto di traversare le colline sacco in spalle» che farà del vostro giro un itinerario autenticamente anche se non ufficialmente «pavesiano». Daniele Jalla Sopra 'immqgi di Scinto Stefano Belbo

Persone citate: Cossano, Daniele Jalla, Fenoglio, Lajolo, Pavese, Scinto Stefano

Luoghi citati: Santo Stefano Belbo