Vele d'epoca salta la gara di Irene Cabiati

Vele d'epoca: salta la gara A Imperia il grande raduno, mentre la città si gemella con Newport Vele d'epoca: salta la gara A causa dell'assoluta mancanza di vento IMPERIA DAL NOSTRO INVIATO «Oggi niente regata, purtroppo l'armatore aspetta ospiti». Eddie, il marinaio di Orianda, guarda oltre il molo. Di qui spuntano gli alberi invelati degli altri yacht che si avviano alla linea di partenza del quinto raduno delle vele d'epoca, organizzato da Assonautica, Yacht Club Italiano, Lega Navale e Circolo Velico. Edelie, scontento, cerca qualcosa da fare. In verità è tutto in ordine. Sul ponte troneggia il tavolo di legno tirato a specchio e abbellito da una composizione floreale: Orianda è un nobile legno. Uno schooner di 27 metri, varato nel 1937 per re Cristiano di Danimarca. Oggi le sue cabine, arredate in perfetto stile classico, e il suo salone corredato da divani in cuoio, librerie e servizi di porcellane cinesi e cristalli, ospita viaggiatori a pagamento nel mare dei Caraibi. E' la prima volta, dopo vent'anni, che Orianda torna in Mediterraneo. Conserva il suo aspetto originario anche se è stata resa più confortevole. Eddie fa osservare il girafiocco elettrico a prua. Quella è l'unica nota stonata, ma non possiamo farne a meno, ci aiuta nelle manovre. Intanto, in mare, le vele si piegano sotto la spinta di 15 nodi di vento. Sono in parata. Non gareggiano perché la giuria ha sospeso la gara. Fino a un'ora prima non c'era un filo d'aria. Peccato, nei giorni scorsi le vele avevano sbattuto impotenti ed ora che potrebbero incrociare la sfida devono tornare mestamente in porto. Il vento è stato proprio dispettoso in questo raduno: nei primi tre giorni aveva dato deboli segni di vita, spingendo ogni mattina i 90 concorrenti verso la linea di partenza: dal maestoso Creole (1927) di 65 metri ai gusci affilati dei Baglietto di otto metri. Puntualmente però si impigriva provocando qualche guaio perché, con poco vento, soprattutto i grandi velieri, che issano almeno otto vele, sembrano quasi paralizzati. Orion (del 1910, 45 metri), che quest'anno ospitava come tattico Antonio Santella (olimpionico di «470») ha rischiato di travolgere la più piccola Iska (1947, 16,68 m); Raphaelo (1938, 38 m) ha speronato con il bompresso Jadich II, ne ha rotto l'albero: a bordo una donna si è fatta male. Infine, sabato, Four Winds (1923, 15,50 m) e Caroli (1946, 23,50 m) sono entrati in collisione: la prima ha rotto il bompresso speronando la falchetta di poppa della seconda. Strana coincidenza, entrambe sono navi scuola. Caroli appartiene alla Marina e ospita un gruppo di aspiranti guardiamarina, Four Winds è dell'associazione I Venturieri di Chioggia. Questa ha una flotta di vecchi velieri e si propone di diffondere la cultura marinara organizzando crociere e traversate atlantiche. I capricci del vento hanno afflitto il vivacissimo spirito agonistico dei velisti e non sono stati pochi i mugugni quando la giuria ha sospeso le gare: quando c'era poco vento hanno interrotto, ma molti di noi avrebbero voluto andare fino in fondo e oggi non hanno avuto la pazienza di aspettare. Non so¬ no mancate anche le proteste sui rating (i valori assegnati a ciascuna barca per stilare la classifica) tanto che l'Aive, l'Associazione vele d'epoca, sta valutando l'ipotesi di cambiar metodo. Ai primi posti nelle classifiche: Al Nair IV di Quaranta, Rubin III di Chioatto e ì Rolli; Tarantella di Porta; Re¬ navo II di Rouveret; Tamory di Vietti; Al Tair di Judge Phil; Anniventi di Perfumo; Sheevra di Costanzo e Valentina di Masini. Se è il mare è stato avaro di divertimento, i velisti hanno trovato altri spunti in banchina creando una magica atmosfera: battaglie d'acqua, brindisi e fit¬ te conversazioni. Sulle loro barche hanno ammaliato un pubblico foltissimo, attirato anche da cronache mondane: Puritan è la barca di Ferruzzi; Creole è di Gucci, su Royono si incontravano Kennedy e la Monroe. Ma tutto ciò non ha nulla che fare con la tradizione marinara della navigazione e dell'arte cantieristica che i raduni vogliono valorizzare. Il pubblico ha anche potuto assistere a concerti (Gazzelloni e Ambassador Jazz Band), fuochi d'artificio e, per la prima volta, via video, allo spettacolo delle vele in regata prodotto dalla Stampa e in onda su alcune tivù private. A pochi invece, il privilegio di misteriosi cocktail organizzati dal Comune. La corsa all'accaparramento degli inviti è stata spietata, unica nota negativa della meravigliosa festa del mare a cui ha partecipato anche il sindaco di Newport. Imperia ha offerto il gemellaggio a questa capitale della vela, per cent'anni sede della Coppa America. La delegazione americana è rimasta incantata nel vedere Porto Maurizio incorniciato di velieri accorsi da tutti i mari del mondo. Sembrava uno scrigno prezioso. Peccato, soltanto per pochi giorni: da domani la scenografia sarà meno idilliaca. Irene Cabiati Le vele d'epoca rientrano a Porto Maurizio dopo una giornata in mare molto avara di vento [FOTO GENtNATTI)

Luoghi citati: America, Chioggia, Danimarca, Imperia, Porto Maurizio