Cinema italiano ti deciderai a crescere...?

Cinema italiano, ti deciderai a crescere...?Confermato dalla Mostra veneziana, la nostra produzione, salvo pochi casi, è sempre più deludente Cinema italiano, ti deciderai a crescere...? Abbiamo bravissimi registi, sono le idee che mancano VENEZIA. DAL NOSTRO INVIATO Si deciderà a crescere il cinema italiano? Il verdetto della Mostra edizione 1990 lo ignora completamente, il nostro stesso pubblico gli volta spietato le spalle. L'annata si era aperta con i migliori presagi grazie all'Oscar per il film straniero tributato a Tornatore (e Cristaldi) per Nuovo Cinema Paradiso. I nomi più illustri del passato — Fellini con La voce della luna — e del presente — Moretti con Palombella roj^a — aiutavano la produzione a rientrare nelle spese. Per mesi il ritorno del pubblico in sala fluttuava oltre il 2-3 per cento in più rispetto all'89. In seguito a poco a poco la situazione si è deteriorata e ora siamo al pianto greco. I tre titoli italiani in lizza al Lido (L'africana, produzione internazionale di Margarethe von Trotta, Ragazzi fuori di Marco Risi e Tracce di vita amorosa di Peter Del Monte, completamente nazionali) non hanno provocato né plausi, né polemiche. Pareva di assistere a una formalità, con l'omaggio ai padroni di casa e via di corsa per vedere il cinema autentico. La stagione si è conclusa con un ulteriore arretramento del cinema italiano nelle preferenze del pubblico, che sceglie al 70 per cento titoli hollywoodiani e di fronte ai nove campioni d'incasso americani ne piazza soltanto uno: Willy Signori e vengo da lontano di Francesco Nuti. A Venezia si è avuta netta la sensazione che, in mancanza di artisti, non ne prendano per ora il posto gli artigiani, ma soprattutto gli illusi. Fatte le debite eccezioni perché l'esordiente Sergio Rubini, già attore felliniano, ha vinto con La stazione la Settimana della Critica. I pareri sono concordi, chiaramente negativi, per quanto non catastrofici. Mario Pesucci, responsabile della Uip e presidente dell'Unione Nazionale Distributori, sostiene che nessun battage può imporre un film: «E' il pubblico che premia i titoli migliori, a prescindere dalla nazionalità. Le presenze aumenteranno se ci sarà pure un valido prodotto italiano che contenda con quello americano. «Noi non ci sentiamo in condizioni di minoranza dal momento che anche film prodotti con scarsi mezzi hanno successo. Però fare dei buoni film significa avere delle idee. Anche in Italia abbiamo dei bravissimi registi, ma se non ci sono le idee, non approdano a nulla». Carmine Cianfarani, presidente dell'Anica, cioè dei produttori, si riferisce alle proposte di legge di Carraio e Tognoli dichiarandosi ottimista: «Ottimista perché la classe politica si è resa finalmente conto che la produzione cinematografica si trova a un bivio senza ritorno: o i nuovi provvedimenti, oppure essere relegati a Paesi consumatori di prodotti altrui. «Con tutto ciò sono contrario all'assistenzialismo, ai vari art. 28. Accontentiamoci di quello che abbiamo avuto e rimbocchiamoci le maniche per lavorare». II ministro per il Turismo e Spettacolo, Carlo Tognoli, si è sbilanciato a promettere un immediato stanziamento straordinario per la Mostra di Venezia, e di solito arriva quando già si sta per sprofondare in Laguna. E poi, «uniremo le nostre energie per diffondere il cinema italiano all'estero». Un primo effetto si avrà a Sanremo dove la canzone si gemellerà con il grande schermo. Si diffonde, benché in ritardo d'una generazione, il concetto che il cinema sia un'industria dove gli artisti non si trovano assolutamente ai margini, ma dove nessuno è autorizzato a qualificarsi artista da sé solo. In questa felice aura di autocritica non stona la protesta del Sindacato Attori Italiani, che chiede al governo di ridurre in modo ragionevole i premi per lo spettacolo. Essi diverrebbero quindi stimolanti e ambiti, con risparmio di denaro pubblico da destinare a settori dello spettacolo in crisi. Cinque case di produzione e distribuzione europee si sono organizzate nella Eurotrustees con l'ambizione di varare la prima «major» del Vecchio Continente (per l'Italia abbiamo la Erre Produzioni di Angelo Rizzoli). Non è mancato un primo contributo della Cee, che peraltro non può investire direttamente. «Tendiamo a diffondere un cinema di qualità. Promette Rizzoli. Ma come Eurotrustees c'impegneremo in ogni campo, servendoci di tutti i circuiti e di tutti i mezzi possibili, inclusi i canali televisivi e i satelliti internazionali». Sul piano culturale, ecco due convegni freschi d'annuncio. A Suzara si dibatte, con Sauro Borelli moderatore, il tema del neorealismo, unico momento vincente della nostra cinematografia; a Siena si riesumano a cura della Mostra Nuovo Cinema lo cosiddette pratiche basse del cinema italiano 1945-1959 (speriamo di non fare scoperte stravaganti magari su Raf Vallone e il calcio, o su Totò e il brechtianesimo). Intanto dal Palazzo del Cinema un Fellini che ritrova il piacere dell'esibizionismo durante la premiazione di Mastroianni, scopre di avere un vocione quando chiede al cinema italiano di esistere e di resistere. Piero Perona Una scena da «Palombella rossa» di Nanni Moretti, uno degli ultimi veri successi della nostra cinematografia, ammirato anche all'estero

Luoghi citati: Italia, Sanremo, Siena, Suzara, Vecchio Continente, Venezia