Tre spari all'amante di Lodovico Poletto

Tre spari all'amante Tassista usa la pistola contro l'auto di una donna Tre spari all'amante «Volevo soltanto intimorirla» Tre colpi di pistola, sparati in rapida successione contro la macchina della sua amata, «per intimorirla», dice lui, potrebbero costare ad un tassista di Burolo, Antonio Bova, ventotto anni, un'accusa di tentato omicidio. Soltanto la perizia balistica, disposta dal sostituto procuratore della Repubblica di Ivrea, Manfredi Palumbo potrà stabilire con certezza se il giovane aveva davvero intenzione di uccidere Stefania Peretti, ventisei anni, oppure voleva solo spaventarla. Per il momento, Bova è tornato nella sua abitazione di Burolo. Il magistrato gli ha contestato soltanto l'accusa di porto abusivo di arma da fuoco. La pistola, utilizzata per sparare, era, infatti, detenuta illegalmente. Soltanto da un paio di giorni il tassista aveva fatto richiesta di porto d'armi, ma la Beretta calibro 9 la portava nella cintura già da diverso tempo. La storia della relazione tra Antonio e Patrizia è di quelle burrascose, fatta probabilmente di tanti, troppi, alti e bassi. Lui e Patrizia si erano conosciuti per caso, si erano frequentati per qualche mese ed avevano fatto progetti irrealizzabili forse più per gioco che per vero interesse. Poi, il rapporto era degenerato, i litigi sono diventati frequenti ed hanno iniziato a vedersi sempre di meno. Lui era libero da vincoli, ma lei, sposa- ta con Roberto Corrado, con cui ha un figlio di due anni, Marco, considerava la storia finita per sempre. Forse, la situazione familiare non certamente delle più rosee della sua amica, ha convinto Antonio Bova a ritornare. L'altra sera è andato sotto la casa di Patrizia, a Torre Balfredo, una frazione di Ivrea. Ha atteso che la giovane arrivasse per parlarle. La discussione dev'essere durata pochi minuti, è degenerata in un litigio. Ed è a questo punto che Bova non ci ha più visto. In preda ad un furore cieco ha estratto la pistola dalla cintola, l'ha puntata contro la Uno dell'amica ed ha fatto fuoco in rapida successione. Di colpi ne ha sparati tre, uno nella portiera e due contro i fanalini. Poi si è allontanato ed ha vagato per diverse ore nella campagna. La pistola l'ha gettata in un canale. Verso sera è andato al commissariato di Lungo Dora ed ha raccontato in lacrime, al dirigente di turno, l'accaduto. La donna, invece, è corsa a casa di un'amica a consolare il figlio che era con lei in macchina e non ha avvertito nessuno. Ai poliziotti che l'hanno rintracciata sul tardi e le hanno chiesto se era vero ciò che era accaduto lei ha immediatamente detto di sì: «Avevo paura soprattutto per Marco. Piangeva e diceva di non voler morire». Accuse contro il suo amico non ne ha lanciate: «Era teso. Forse ha perso per un attimo la ragione». Lui, Antonio Bova si difende da ogni possibile attacco: «Volevo soltanto farle paura, convincerla a tornare da me. Magari per sempre». Sta di fatto che ha sparato. Se intendeva per davvero uccidere lo deciderà il magistrato quando, finalmente, avrà in mano gli esiti della perizia balistica che ha ordinato sabato mattina. Lodovico Poletto Il taxista di Burolo, Antonio Bova

Persone citate: Antonio Bova, Beretta, Bova, Manfredi Palumbo, Roberto Corrado, Stefania Peretti, Torre Balfredo

Luoghi citati: Bova, Burolo, Ivrea