Saddam e gli amici terroristi di Gianni Bisio

Saddam e gli amici terroristi Saddam e gli amici terroristi Abu Nidal e Abbas ora sarebbero a Kuwait City Non sono certo tranquillizzanti le frequentazioni, passate e presenti, di Saddam Hussein in tema di terroristi. Soprattutto se si pensa che, messv, alle strette, in luogo dei normali mezzi bellici, potrebbe ricorrere a una strategia più subdola e meno controllabile dal grande apparato difensivo americano: quella degli attentati. Non è un segreto che il dittatore iracheno ospiti e foraggi da anni molte delle formazioni estremiste staccatesi dall'Olp di Yasser Arafat. E non sarebbe la prima volta che protezione e finanziamenti siano compensati con operazioni di terrorismo su ordinazione. La guerra tradizionale contro il colosso bellico-tecnologico Usa è dura, anche su un terreno ostile come quello mediorientale, ma lo sviluppo di un conflitto «a bassa intensità» su una vasta area alle spalle del fronte, ad esempio l'Europa, potrebbe essere più pagante. Non solo: gli americani non hanno ancora dimenticato l'attacco a Beirut dell'ottobre '83 contro la base dei marines: un camion imbottito di esplosivo lanciato contro l'edificio provocò 241 morti. Saddam Hussein non ha che l'imbarazzo della scelta. Da giugno ospita nuovamente Abu Nidal. uno dei più temuti cervelli del terrorismo internazionale palestinese, cacciato dalla Libia su pressioni dell'Egitto. Si tratta di un ritorno, perché proprio a Baghdad, nel '74, il palestinese, allora conosciuto come Sabri Al Banna, fondò il Comando Rivoluzionario di Al Fatali, una delle formazioni uscite dall'Olp perché riteneva Arafat «troppo moderato». Il dittatore iracheno, che ha fornito - in 9 anni - ben 10 milioni di dollari all'organizzazione del terrorista, venne subito ripagato con l'assassinio di uno dei suoi peggiori nemici a Da¬ masco, Abdel Halim Kaddam, una cortesia che potrebbe ripetorsi ora su un piano più esteso. Quando nell'83 Abu Nidal venne espulso da Baghdad ciò fu da imputare proprio alle pressioni su Hussein degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita, allora Paesi filo-iracheni. Secondo fonti dell'intelligence americana sia Abu Nidal sia il suo amico Abu Abbas (il responsabile del sequestro dell'Achille Lauro) si sarebbero trasferiti fin dalla metà di agosto a Kuwait City. A parte un ruolo giocabile nella strategia del terrorismo, i due potrebbero aiutare Saddam Hussein a tirare le fila della numerosa comunità locale di palestinesi per mantenere il controllo del Paese operando contro le forze di resistenza kuwaitiane, addestrate dalla Cia. Ma ad Abu Nidal, Saddam Hussein potrebbe affiancare presto un altro protagonista del fronte del rifiuto, quell'Ahmed Jibril fino a ieri alleato di Damasco e Teheran, ma soprattutto i 17 terroristi liberati il 3 agosto scorso dal carcere di Salidia, a Kuwait City, oggi trasferiti invece a Baghdad, perfettamente liberi di muoversi. Si tratta di 5 libanesi appartenenti ai gruppi d'azione degli hezbollah, fra cui Mustafa Yussef Badreddine, e 12 iracheni del movimento Al-Dawa, arrestati nel 1984 come autori di attentati compiuti nel dicembre precedente contro le ambasciate di Francia e Stati Uniti nell'emirato. A questi gruppi-leader dobbiamo aggiungerne altri, tutti ospitati in terra irachena o finanziati dal dittatore: la già ricordata fazione di Abu Abbas e quella di Tal'at Yaqub, la prima con quartier generale a Baghdad, la seconda nella valle della Bekaa, in Libano. Gianni Bisio