Il Papa nell'altra San Pietro

Il Papa nell'altra San Pietro Wojtyla inaugura in Costa d'Avorio l'enorme basilica di Yamoussoukro Il Papa nell'altra San Pietro Aspre polemiche per la sua costruzione YAMOUSSOUKRO DAL NOSTRO INVIATO Giovanni Paolo II è giunto alla basilica della discordia, la «San Pietro del deserto//, un modello a grandezza naturale del più celebre tempio della cristianità, voluto dall'85enne presidente Felix Houphouét Boigny nel paese natale, per farne meta di pellegrinaggi e il faro del cattolicesimo nel continente. Alcune riviste missionarie hanno criticato l'iniziativa (i cui costi sono stati pagati, dice il Presidente, con fondi suoi e della sua famiglia), altri sostengono che è del tutto normale, per la mentalità africana, che un uomo importante costruisca opere imponenti di carattere religioso. La diversità di opinioni è presente anche all'interno della Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio. «E' vero - ha dichiarato mons. Bernard Agre - che al posto della basilica si può preferire vedere delle scuole o altre opere sociali. Ma è importante accettare delle diversità fra di noi, dei modi di fare variabili fra i Paesi. D'altronde, altri fanno grandi spese, e spesso per comprare aerei da combattimento o carri d'assalto». I vescovi della Costa d'Avorio «non hanno partecipato alla costruzione di questo edificio - ha aggiunto -; è il presidente Houphouét Boigny che ha fatto tutto. Noi non siamo i suoi tesorie- ri per verificare quanto ha pagato». «Sono stato Presidente del mio Paese sin dal 1960 - ha dichiarato Houphouét Boigny -. Abbiamo goduto, e continuiamo a godere, di stabilità economica e politica. Senza la benedizione di Dio, non sarebbe stato possibile. Ecco perché offro questo dono a Dio». Ma i suoi critici sostengono che in un momento di grave crisi economica i 270 miliardi di lire spesi per «Nostra Signora della Pace» sono uno spreco. Le dimostrazioni di piazza hanno costretto Houphouét Boigny a ritirare un piano di austerità che prevedeva una riduzione dei salari dal 15 al 40%, ma che ignorava il problema della fuga dei capitali e della corruzione. In questo clima di polemiche, Giovanni Paole II ha comunque accettato di partecipare alla consacrazione della basilica, che è ripresa in mondovisione. Ha detto sì dopo lunga riflessione, subordinando l'assenso alla creazione di opere di carattere sociale nel comprensorio. Il Pontefice giungeva dal Rwanda, un Paese grande come il Piemonte, e già tre volte più popolato: sette milioni di abitanti, se ne prevedono dieci per l'anno 2000, il più fecondo del mondo: all'età di 49 anni ogni donna ha avuto una media di 8,4 figli. E' anche uno dei più poveri al mondo, a maggioranza Hutu, che hanno escluso completamente i Tutsi da ogni forma di potere. Anche nella Chiesa, i cui vescovi sono tutti Hutu: qualche mese fa stava per essere ordinato vescovo un Tutsi, don Mubara, ma pochi giorni prima dell'ordinazione tutto fu bloccato, per una storia di donne che aveva l'aria di un montaggio. Al Papa ieri hanno rivolto un messaggio singolare, e polemico verso la Chiesa, gli intellettuali, grati perché «raramente consultati da qualche prelato in questo Paese». «I nostri antenati - hanno detto a Giovanni Paolo II - ci hanno dato un grande senso di ImanaDio, forse oggi potrebbero essere dei santi, se non fossero stati condannati troppo facilmente come pagani». Ma, secondo quello che hanno detto al Papa «ci sono dei santi e delle sante in Rwanda se non altro per la sola questione del celibato, difficile da capire e da vivere». Marco Tosarti KIGALI (Ruanda). Giovanni Paolo II esce da un container per andare a celebrare la Messa nella piana di N/andungu

Persone citate: Bernard Agre, Boigny, Felix Houphouét Boigny, Giovanni Paole Ii, Giovanni Paolo Ii, Houphouét Boigny, Wojtyla

Luoghi citati: Costa D'avorio, Kigali, Piemonte, Ruanda