Amore e odio: il critico e la Mostro

Amore e odio: il critico e la Mostra Amore e odio: il critico e la Mostra Tanti ricordi, entusiasmo ma anche sgomento VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Il vecchio critico di cinema ha un conto aperto con la Mostra e con il Lido. E' il conto d'un lungo rapporto d'amore e odio, intessuto di tradimenti in favore di Cannes e di Berlino ma anche di sacrosante impennate contro governi, partiti e burocrazie che la soffocano. A volte, in mezzo a tanta ufficialità e a tanto spreco, il critico non si ritrova più. La dizione «arte» recuperata nell'intestazione della Mostra stona rispetto all'affarismo che domina in ogni settore. Il concetto di «entusiasmo» si appanna nel brillio della spocchia da parte di tanti che non ne hanno i requisiti. Magari il ricordo va a colleghi più vecchi ancora e più commendevoli. Per primo Achille Valdata, che ci riporta all'estate del '34, in un'atmosfera da pionieri con Gromo, Sacchi, De Feo, Giovannetti e pochi altri spesati dai giornali, mentre «tutti gli scribacchini si arrangiavano, con occasionali collaborazioni a 20-30 lire il pezzo. In compenso, per 25 lire quotidiane più mance ed extra, si otteneva in certi alberghetti la mezza pensione. Sì, dato che per il pasto serale si rimediava, quando possibile, con i ricevimenti. Se no, tutti in rosticceria, giovanilmente affamati ed entusiasti a divorar pesce fritto». Se il ricordo di Valdata stinge nella tenerezza e in fondo si co1 lega con le minoranze di .ntenni che tuttora fanno sacrifici per «esserci», altri discorsi si fanno impetuosi. Guido Aristarco, intervistato da Nedo Ivaldi per il libro La prima volta a Venezia, quasi non voleva rispondere ma poi aggiunse in quattro righe di essersi aggirato in calzoni corti attorno all'Excelsior per ascoltare le colonne sonore dei film che vi venivano proiettati: «Allora ero ingenuo, anche ignorante più di adesso, ma non avevo la presunzione di tanti "giovani" che bivaccano oggi nella hall dell'Excelsior e nel palazzo del Cinema». Se l'arte incisa su una pellicola traballante ha innovato il linguaggio del nostro secolo promuovendo dottrine inedite e inventando ardite professioni, non avrà di sicuro conosciuto un percorso rettilineo. Anche a Venezia dunque i contrasti e le delusioni fiammeggiano di fronte al cauto progredire della fantasia e della partecipazione. C'è chi, di una storica apparizione di Charlie Chaplin al Lido durante una Mostra di Gian Luigi Rondi, ricorda con intensa commozione che al termine della proiezione in Piazza San Marco di Luci della città, un faro era andato a scovare l'Omino affacciato a un davanzale sotto braccio alla moglie Oona. E c'è chi, della stessa serata, ricorda che nel corso d'un omaggio alla Fenice, Chaplin figgeva gli occhi stanchi su una pergamena che non s'accorgeva d'impugnare al rovescio. Ottimisti e pessimisti sono sempre esistiti. Questi ultimi, coloro cioè che appena scesi dal vaporino si lamentano dell'umidiccio scirocco, corrono il rischio d'imbattersi nell'imperturbabile direttore Guglielmo Biraghi il quale li trascina con un manierismo secentesco all'interno d'una propria metafora. «L'anno scorso - dice - sulla Mostra soffiò un vittorioso vento dell'Est, quest'anno il vento è semmai dell'Ovest. Nucleo della sezione principale del programma Venezia 47 (di cui fan parte 21 film in concorso e 11 fuori concorso) è infatti un piccolo ma robusto gruppo di pellicole statunitensi che per essere, come sono, d'autore, non trascurano i modi del grande spettacolo cari a quella cinematografia. «E ciò è il frutto naturale di una ricerca che ho svolto, secondo i desideri del Consiglio direttivo della Biennale, senza criteri di diplomatica ripartizione cinematografica: vale a dire scegliendo, il meglio dispo nibile in senso assoluto». A selezione compiuta tuttavia Biraghi ritrova, dopo ì. caglio di circa 300 titoli, opere di origine altrettanto varia che nelle edizioni precedenti («La maggior parte delle nazioni di grande tradizione cinematografica figurano in un modo o nell'altro in cartellone»). Ed ecco che con l'ultima battuta ci riportiamo all'attualità ideologica e politica: «A partire da quelle di un'Europa in cui i termini Est e Ovest cominciano ad applicarsi con difficoltà». Piero Perona Charl ie Chaplin e la moglie Oona. A Venezia tanti anni fa

Luoghi citati: Berlino, Cannes, Europa, Gromo, Venezia